Sfollamento di uomini e decentramento degli impianti
L’incedere dei bombardamenti alleati porta un gran numero di torinesi a lasciare la città: nell’estate del 1943 circa la metà dei torinesi sfolla verso i centri minori considerati più sicuri. Anche alcune industrie, per timore dei danni delle bombe, decidono di decentrare parte della propria produzione.
Se nei primi mesi la guerra appare per molti torinesi come un’entità lontana, l’aumento dei bombardamenti, che a partire dall’autunno del 1942 colpiscono la città con ritmi sempre più incalzanti, porta un gran numero di uomini e donne a fare i conti con angosce e paure nuove.
Vivere sotto le bombe diventa un’abitudine. Ordigni, spezzoni incendiari e bombe al fosforo incrementano timori e inquietudini, dando linfa a un precipitoso abbandono della città da parte di molti dei suoi abitanti che riparano verso luoghi più sicuri come i centri minori della provincia o gli altri capoluoghi della regione, non ancora significativamente toccati dalle incursioni aeree. Uno sfollamento che conosce una rapida impennata nell’estate del 1943 quando, nel mese di luglio, sono 338.000 i torinesi (il 48,45% della popolazione) che decidono di abbandonare le proprie case. Un mese più tardi, la cifra cresce e raggiunge quota 465.000. Di questi almeno 110.000 sono pendolari giornalieri, e cioè lavoratori che, favoriti anche dal clima estivo, partono la sera per andare a dormire, “nei centri della cintura, nelle cascine o in aperta campagna”(1), per poi tornare in città il giorno successivo a lavorare nelle fabbriche, alcune delle quali (la Elli Zerboni e la INCET, solo per citarne alcune), temendo i danni arrecati dai bombardamenti, decidono di decentrare produzione e impianti in località minori ritenute più sicure, lasciando in città solo parte della lavorazioni.
"Guerra aerea contro le città"
Nel 1938 viene redatto un libretto informativo a cura dell'ingegner Gennaro Lorenzo Cocco, Guerra aerea contro le città, redatto riunendo i contenuti di altri due volumetti. Il testo affrontava il tema degli attacchi aerei e delle possibili protezioni individuali, casalinghe, aziendali e pubbliche. Nel capitolo dedicato alla protezione della città si dettagliavano le soluzioni e i provvedimenti da adottare in caso di attacchi: oscuramento normale (schermature delle luci e opacizzazioni delle superfici lucenti); oscuramento totale (spegnimento delle luci); mascheramento (pittura, sovrastrutture e reti mimetiche per occultare potenziali obiettivi); annebbiamento (cortine di nebbia). Il capitolo specifica, però, che "La protezione più efficace sarebbe l'abbandono in massa perché una città priova di abitanti diventa un corpo morto contro il quale è inutile infierire. Lo sfollamento integrale, però, è naturalmente impossibile. Tuttavia si può effettuare uno sfollamento
a. normale: allontanando, nei centri minori più lontani e per tutta la durata della guerra, coloro che non hanno necessità di stare in città (invalidi, detenuti, vecchi, bambini, etc.)
b. periodico: allontanando, nei centri minori più vicini e nel periodo del mese con luna piena, coloro che possono svolgere buona parte della loro attività fuori città (artigiani, liberi professionisti, commercianti, etc.)
c. quotidiano: allontanando, nei sobborghi delle città e per il periodo della notte, coloro che possono recarsi a dormire fuori città (impiegati, operai, etc.)
d. d'allarme: riparando, nei luoghi di ricovero coloro che, rimasti in città, possono temporaneamente interrompere le proprie attività (operai di turno, etc.).
In tal modo si ottiene che:
- la popolazione della città sarà tanto più ridotta quanto maggiori saranno le possibilità di pericolo aereo;
- i ricoveri casalinghi, aziendali e pubblici occorrenti saranno ridotti ad un minimo compatibile con le possibilità contingenti" (2).
"L'offesa aerea e la protezione antiaerea"
Il dopolavoro provinciale di Torino del Partito Nazionale Fascista realizzò nel 1939 un opuscolo da distribuire alle famiglie, intitolato L'offesa aerea e la protezione antiaerea, vademecum sulle "cognizioni e le norme" in tema di protezione antiaerea.
Un capitolo specifico era dedicato allo sfollamento e in particolare allo sfollamento d'autorità. "Lo sfollamento d'autorità sarà fatto al momento opportuno per i cittadini, che non hanno alcuna ragione di rimanere in città, ma che mancano di possibilità e di mezzo per allontanarsi, e tra questi per primi coloro che si trovano in zone cittadine ritenute particolarmente pericolose, col valido aiuto dei Gruppi Rionali e l'inquadramento dei Capi fabbricato. Sarà nei limiti del possibile provvisto il mezzo di trasporto e per 50 chili di bagaglio per persona. Bambini, vecchi e invalidi su richiesta delle famiglie verranno ricoverati in luoghi adatti, come colonie marine o montane, gratuitamente o a pagamento" (3).
Cesare Pavese, La casa in collina
“Tutta una classe di persone, i fortunati, i sempre primi, andavano o se n’erano andati nelle campagne, nelle ville sui monti o sul mare. Là vivevano la solita vita. Toccava ai servi, ai portinai, ai miserabili custodirgli i palazzi e, se il fuoco veniva, salvargli la roba. Toccava ai facchini, ai soldati, ai meccanici. Poi anche costoro scappavano a notte, nei boschi, nelle osterie”.
Cesare Pavese, La casa in collina, Torino 2008, Einaudi, p. 18
Note
1. Manuela Lanari, Stefano Musso, Un dramma mal calcolato: sfollamento e istituzioni nella provincia di Torino, in Bruno Maida (a cura di), 40-45: guerra e società nella provincia di Torino, Blu edizioni, Torino 2007, p. 28.
2. Cocco, Gennaro Lorenzo, Guerra aerea contro le città. Conferenza ricavata dai volumetti: "La protezione civile contro le aggressioni aeree" e "Guerra chimica contro le città", La Scuola, Brescia 1939, pp. 28-29.
3. Quartana, Nicolò, L'offesa aerea e la protezione antiaerea, Opera nazionale Dopolavoro. Dopolavoro provinciale di Torino, Torino 1939, pp. 40-41.
Bibliografia
- Cocco, Gennaro Lorenzo, Guerra aerea contro le città. Conferenza ricavata dai volumetti: "La protezione civile contro le aggressioni aeree" e "Guerra chimica contro le città", La Scuola, Brescia 1939
- Quartara, Nicolò, L'offesa aerea e la protezione antiaerea, Opera nazionale Dopolavoro. Dopolavoro provinciale di Torino, Torino 1940 , pp. 40-41
- Melano, Giuseppe - Pesati, Carlo Emanuele, La guerra aerea su Torino, in «Annuario statistico della Città di Torino», 1943, Torino, pp. XVII-LXXI , pp. XXXVIII-LVIII
- Melano, Giuseppe, La guerra aerea su Torino: dal 1944 al 1945 e riepilogo generale, Città di Torino, Torino 1946
- Maida, Bruno, La società e la crisi del regime, in Boccalatte, Luciano - De Luna, Giovanni - Maida, Bruno (a cura di), Torino in guerra: 1940-1945. Catalogo della mostra Torino, Mole Antonelliana, 5 aprile - 28 maggio 1995, Gribaudo, Torino 1995, pp. 37-46
- De Luna, Giovanni, Torino in guerra, in Tranfaglia, Nicola (a cura di), Storia di Torino. Dalla Grande Guerra alla liberazione (1915-1945), Vol. 8, G. Einaudi, Torino 1998, pp. 695-829 Vai al testo digitalizzato
- Torino 1938-45. Una guida per la memoria, Città di Torino - Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea "Giorgio Agosti", Torino 2000
- Lanari, Manuela - Musso, Stefano, Un dramma mal calcolato: sfollamento e istituzioni nella provincia di Torino, in Maida, Bruno (a cura di), 40-45: guerra e società nella provincia di Torino, Blu, Torino 2007, pp. 1-67
- Torino, 12 giugno 1940 - 5 aprile 1945: i bombardamenti sulla città, Museo diffuso della Resistenza, della Deportazione, della Guerra, dei Diritti e della Libertà, Torino 2018 Vai al testo digitalizzato
Fonti Archivistiche
- Archivio di Stato di Torino, Intendenza di Finanza, Reparto VI, Danni di guerra, Domande di risarcimento danni di guerra, Elli Zerboni, Cartella n. 3177.
- Archivio di Stato di Torino, Intendenza di Finanza, Servizio danni di guerra, risarcimento danni di guerra, domande di risarcimento danni di guerra, Reparto VI, I.N.C.E.T., cartella 3293.
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