Palazzo Birago di Borgaro
Tra le prime opere di Filippo Juvarra, giunto a Torino nel 1714, il palazzo Birago di Borgaro è costruito a partire dal 1716 secondo il modello consolidato della residenza nobiliare di alto tenore, dotata di ampio cortile d’onore e di estesi spazi di servizio.
Il conte Augusto Renato Birago di Borgaro (morto il 15 luglio 1746) - generalissimo delle truppe del Regno di Sardegna, Cavaliere d’onore delle regine Anna d’Orleans e Polissena d’Assia, dal 1737 Cavaliere dell’Ordine della Santissima Annunziata e poi educatore di futuri eredi al trono - è l’esponente di spicco di una famiglia di origine non piemontese, ma che aveva ampliato consistentemente il proprio patrimonio in Francia e a Torino grazie al costante servizio alla corte sabauda.
Il 13 giugno 1716 acquista dal marchese Giovanni Domenico Quadrio di Ceresole, con cui ha un legame di parentela, un terreno nell’isola di Sant’Aimo (o Aimone). Questa è situata a cerniera dell’espansione di levante della capitale, in un’area già lambita dalle antiche fortificazioni e dal relativo vallo, che soprattutto tra il 1674 e il 1685 sotto la seconda Reggenza di Maria Giovanna Battista di Savoia-Nemours (1644-1724), si era resa disponibile e che la duchessa intendeva fare edificare rapidamente secondo le direttrici progettuali dell’architetto Amedeo di Castellamonte (1610-1683).
Rispetto alla cosiddetta “Città Nuova” (meridionale), la sezione della città, che comprende anche l’isolato di Sant’Aimo, detta “Nuovissima”, rappresentava al tempo stesso un’estensione della prima, retta dalla medesima logica urbanistica, e una connessione con l’espansione di levante, imperniata sull’antica direttrice verso il Po, rettificata e riletta. Il terreno, posto sull’antica Contrada della Madonna degli Angeli (oggi via Carlo Alberto), si presta alla realizzazione di un grande impianto di palazzo signorile del tenore più elevato, del quale il conte assegna il progetto al Primo Architetto di S.M., don Filippo Juvarra (1678-1736), giunto a Torino solo due anni prima, nel 1714, al servizio di Vittorio Amedeo II (1666-1732) divenuto re di Sicilia con il trattato di Utrecht del 1713. Il ricorso a un architetto di tale rilevanza è indizio del credito di cui il committente godeva a corte, mentre le scelte di Juvarra innestano sull’impianto consolidato del palazzo nobiliare un cortile d’onore (nel quale avviene anche l’inversione di marcia delle carrozze che depositano gli ospiti nell’atrio di grande impatto monumentale) dalla forte valenza scenografica, tra i più notevoli di Torino, oggetto di ammirazione già da parte dei visitatori contemporanei.
La facciata, che beneficia sull’altro lato della contrada, del grandissimo spazio aperto rappresentato dai giardini dell’opposto palazzo Dal Pozzo della Cisterna, mostra un impianto compatto contrassegnato dal portale d’ingresso a due colonne che reggono il balcone d’onore, ma principalmente dalla scansione continua di paraste (lesene dotate di ordine architettonico) d’ordine gigante. La facciata è caratterizzata, oltre che dal portone d’accesso con colonne a reggere il balcone d’onore, dal ricorso tipicamente juvarriano all’ordine gigante e da due corpi leggermente aggettanti sullo zoccolo a bugnato.
Il passaggio in eredità del palazzo al figlio adottivo di Augusto Renato, l’architetto Ignazio Renato Birago di Vische (1721-1783), dal 1733 conte di Borgaro, garantisce qualche intervento da parte di questo esponente della cultura torinese e al tempo stesso prolunga di alcune generazioni la proprietà della famiglia sul palazzo, ceduto nel 1858 ai Della Valle, marchesi di Pomaro. Sono questi ultimi a scegliere il tenore decorativo degli appartamenti, estesamente ridecorati secondo un gusto neo-barocco. Rimanevano, infatti, fino ad allora, dipinti di Giovanni Crosato, reputatissimo frescante attivo presso la corte e noto a livello internazionale, mentre si conservano le balaustre con statue, poste a livello del cornicione, e probabilmente donate dallo stesso sovrano al conte di Borgaro alla metà del Settecento, con tutta evidenza provenienti dai giardini della residenza di Venaria Reale. Dal marzo del 2000 il palazzo, restaurato, è sede della Camera di Commercio di Torino.
Note
Da Politecnico di Torino Dipartimento Casa-Città, Beni culturali ambientali nel Comune di Torino, Società degli Ingegneri e degli Architetti in Torino, Torino 1984:
PALAZZO BIRAGO DI BORGARO
Via Carlo Alberto
Palazzo.
Palazzo juvarriano di valore storico-artistico, scenografico e ambientale, con singolare divisione del cortile mediante quinta muraria, in spazio "civile" e spazi "rustici".
Progettato da F. Juvarra nel 1716. Originariamente l'edificio era organizzato con doppio ingresso e con possibilità di flusso continuo delle carrozze in occasione dei ricevimenti.
ISTITUTO DI ARCHITETTURA TECNICA, 1968, vol. I, p. 1228.
Tavola: 41
Bibliografia
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- Briolo, Giammichele, Nuova guida dei forestieri per la reale città di Torino, Fratelli Reycend, Torino 1822 Vai al testo digitalizzato
- Guidi, Guido, I danni arrecati al patrimonio artistico dal bombardamento di Torino, in «Torino. Rassegna mensile della città», A. XXV, n. 7, luglio, 1949, Torino, pp. 15-22 , p. 18 Vai al testo digitalizzato
- Cavallari Murat, Augusto (a cura di), Forma urbana e architettura nella Torino Barocca. Dalle premesse classiche alle conclusioni neoclassiche, Vol. I, tomo II, Unione tipografico-editrice torinese, Torino 1968 , p. 1194
- Politecnico di Torino. Dipartimento Casa Città, Beni culturali ambientali nel Comune di Torino, Vol. 1, Società degli ingegneri e degli architetti in Torino, Torino 1984 , p. 314 Vai alla pagina digitalizzata
- Cornaglia, Paolo, Giardini di marmo ritrovati. La geografia del gusto in un secolo di cantiere a Venaria Reale (1699-1798), Lindau, Torino 1994
- Gianazzo di Pamparato, Francesco (a cura di), Famiglie e palazzi. Dalle campagne piemontesi a Torino capitale barocca, Gribaudo Paravia, Torino 1997
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- Lanzardo, Dario - Poli, Francesco, Torino la città delle statue. Fantasmi di pietra sulla scena urbana, Edizioni del Capricorno, Torino 2012 , p. 56
Sitografia
Fonti Archivistiche
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- Grossi Architetto, Torino in pianta dimostrativa con numeri indicanti tutti i proprietarj delle case, Distinzione delle Chiese con lettere alfabetiche e descrizione delle contrade piazze e luoghi principali nel 1796, Torino 1796. Dipartimento Casa-città del Politecnico di Torino.
- Giammichele Briolo, Pianta Dimostrativa della Città di Torino estratta da quella in grande contenente li suoi sobborghi, contorni, e Denominazioni da pubblicarsi con privilegio dal Libraio Reycent in Torino, 1820, in Nuova guida dei forestieri per la Reale Città di Torino, Reycent, Torino 1822.
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