Villa Sassi, già di Roddi
L'edificio è il risultato di successive trasformazioni. Il grande parco che si arrampica sul pendio collinare con alberi secolari è nato all'inizio dell'800, mentre al suo posto in tempi più lontani c'erano i vigneti e, sulle spianate destinate oggi ai parcheggi, c'era un giardino all'italiana con rigorosi disegni di siepi di bosso e aiuole fiorite.
Nella prima metà del Seicento questa villeggiatura di Sassi apparteneva al presidente del Senato, conte Ferraris, uomo retto che per meriti personali da semplice lettore specializzato in diritto feudale all'Università di Torino era salito ad alte cariche pubbliche.
La proprietà passò poi ai conti Torrini di Quincinetto e ai Roero di Pralormo, che diedero al Piemonte famosi personaggi e che villeggiarono in questa vigna per generazioni, finendo poi ai marchesi della Chiesa di Roddi che incontrarono il Grossi e che, nel 1823, vendettero la proprietà al cavalier Antonio Nomis di Pollone.
Questi aveva conosciuto Michele di Cavour all'inizio dell'Ottocento e nel 1834 il figlio di questi, Camillo Benso, conobbe Emilia, la moglie di Antonio Nomis di Pollone e proprio in villa nacque tra loro una amicizia platonica e tormentata testimoniata da numerose lettere e durata fino al 1842: passione inappagata per il giovane Camillo, desiderio di un casta relazione per lei, forse un po' delusa da un matrimonio impostole con un uomo tanto più vecchio di lei.
Più tardi i Pollone erano soliti ricevere nella vigna di Sassi i reali principi, ed Emilia divenne intima amica e confidente della principessa Clotilde.
Alla morte di Antonio nel 1866, la villa passò per eredità alla famiglia Nicolis di Robilant , con il cui nome era conosciuta la villa, che nel 1913 fu venduta ai Reviglio della Venaria.
Note
Da Politecnico di Torino Dipartimento Casa-Città, Beni culturali ambientali nel Comune di Torino, Società degli Ingegneri e degli Architetti in Torino, Torino 1984:
VILLA SASSI, GIÀ DI RODDI
Strada al Traforo di Pino 47
Vigna - villa.
Segnalazione di edificio con elementi di significato culturale e documentario. Il parco costituisce permanenza ed elemento fondamentale nella definizione dell'area pedecollinare.
La struttura planimetrica a «C» fornitaci dal Grossi risulta già variata all'inizio dell'Ottocento, quando viene aggiunto un corpo di fabbrica sul lato Sud. Il complesso della vigna, che il Grossi descrive come «costituita da un grandioso palazzo ornato a due parti da deliziosi giardini sopra un artefatto poggio […]», fu ampliata ancora dai Marchesi della Chiesa di Roddi e Cinzano che tennero la proprietà sino al 1832 vendendola poi al Cav. Antonio Nomis di Pollone. La struttura attuale del giardino è il risultato di una riplasmazione ottocentesca e la recente trasformazione della villa in albergo-ristorante ne ha variato sostanzialmente l'immagine esterna e la distribuzione interna.
A. GROSSI, 1791, p. 67; PLAN GEOMÉTRIQUE […], 1805; [Catasto RABBINI], 1866, fol. XIX; E. GRIBAUDI ROSSI, 1975. pp. 59-62.
Tavola: 36
Bibliografia
- Politecnico di Torino. Dipartimento Casa Città, Beni culturali ambientali nel Comune di Torino, Vol. 1, Società degli ingegneri e degli architetti in Torino, Torino 1984 , p. 581 Vai alla pagina digitalizzata
- Lodari, Renata (a cura di), Atlante dei giardini del Piemonte, Libreria geografica, Novara 2017 , p. 168