Il 14 luglio 1938 viene diffuso il documento Il fascismo e i problemi della razza (poi noto come Manifesto degli scienziati razzisti) e pubblicato, in forma anonima, su "Il Giornale d’Italia” del 15 luglio. Esso enuncia le basi teoriche del razzismo antisemita del fascismo e dà il via a una vasta campagna di stampa (1)

Il 19 luglio è resa pubblica la nascita presso il Ministero dell’Interno della Direzione Generale per la Demografia e la Razza, detta Demorazza, l’ufficio che disporrà per cinque anni delle sorti degli ebrei italiani.

Il 22 agosto il regime conduce il censimento degli ebrei residenti in Italia: risulta una popolazione di 46.656 persone, di cui 9.699 stranieri. Più che di un censimento si tratta di una vera e propria schedatura.

Il 5 settembre sono approvati i primi provvedimenti antiebraici: il Regio Decreto-Legge 5 settembre 1938-XVI, n. 1390, prevede l’espulsione degli allievi e dei professori ebrei dalle scuole, dalle accademie e dagli istituti di cultura (2).

Il 7 settembre viene emanato il Regio Decreto-Legge, Provvedimenti nei confronti degli ebrei stranieri, che prevede la loro espulsione dal paese (3).

Il 6 ottobre il Gran Consiglio approva la “Dichiarazione sulla razza”, che detta le linee generali della legislazione antiebraica in corso di emanazione.

Il 17 novembre viene approvato il Regio decreto-legge 17 novembre 1938-XVII, n. 1728, Provvedimenti per la difesa della razza italiana. Esso vieta agli ebrei di sposare non ebrei; di prestare servizio nell’amministrazione pubblica, civile e militare; di essere iscritti al Partito Nazionale Fascista; di possedere aziende di rilievo per la difesa nazionale o terreni e fabbricati oltre una soglia di valore definita; di avere domestici non ebrei e molto altro (4).