Opere “staccate” di fortificazione
Le rappresentazioni della piazzaforte di Torino nel suo assetto definitivo mostrano una serie di opere e fortificazioni “staccate” dal corpo di piazza in gran parte realizzate fra la seconda metà del Seicento e i primi anni del Settecento.
La vicenda costruttiva delle difese esterne della Cittadella e della fortificazione urbana torinese ha inizio negli anni Settanta del Cinquecento con la costruzione, su progetto di Ferrante Vitelli ([1550]-1584), di fronte al vertice del bastione S. Lazzaro, della complessa opera casamattata nota come “Pastiss”, elemento di un più ampio progetto non completato.
Interventi di miglioria alle difese della piazza, accresciuta del primo ampliamento seicentesco, sono visibili nella veduta di Giovenale Boetto (1603-1678) dell’assedio del 1640: sui cammini coperti posti di fronte alle cortine della Cittadella e della piazza sono formate semplici lunette in terra, embrioni dei successivi rivellini documentati nel disegno di Giovanni Tommaso Borgonio ([1618]-[1691]) per il Theatrum Sabaudiae, ormai vere e proprie “opere esterne”, come quelle costruite di fronte alle cortine della Cittadella, collocate entro il perimetro dei cammini coperti e in grado di cooperare con i baluardi principali nella difesa dei fossati e degli spalti.
Negli anni Settanta del Seicento altre opere di questo tipo sono impostate durante i cantieri dell’ampliamento della città verso il Po, mentre alla fine del secolo si fanno risalire i progetti delle “opere avanzate” da collocarsi al piede degli spalti della piazza, come le ridotte del Valentino, l’Opera a Corno e le fortificazioni campali nella “bassa” di Valdocco.
I primi anni del Settecento sono caratterizzati dai lavori del nuovo fronte bastionato di Porta Susina e di generale completamento delle difese di tutta la piazzaforte che vedono protagonisti tecnici come Michelangelo Garove (1648-1713), Louis Guibert (ante 1686-1730 o 1731) e, con ruolo preponderante, Antonio Bertola (1647-1719). Fra la costruzione del nuovo fronte bastionato di Porta Susina (1702) e l’assedio del 1706 è ultimata la sequenza dei rivellini di fronte alle cortine urbane, mentre ai tre bastioni esterni della Cittadella sono aggiunte altrettante controguardie.
A questo periodo risale la costruzione di “opere avanzate”, per accrescere il perimetro, completato da opere campali, e la profondità delle difese per coprire i settori più deboli o non direttamente difendibili dalle opere principali. Sul fronte ovest sono costruite la grande Opera a Corno di Valdocco e la lunetta di Porta Susina; sulla riva sinistra del Po, di fronte all’altura dei Cappuccini, sono edificate le ridotte del Valentino per chiudere l’accesso alla piazza lungo il fiume e fiancheggiare il fronte bastionato sud; sul fronte di Vanchiglia la direttrice d’attacco verso i bastioni è sbarrata con quattro lunette avanzate. Le opere del Valentino e di Vanchiglia concorrono, inoltre, con tiro di fiancheggiamento attraverso il Po, alla difesa delle sezioni inferiori dei fronti del campo trincerato collinare. Gli spalti della piazzaforte e della Cittadella sono raddoppiati e dotati di una linea di lunette in corrispondenza degli angoli salienti. Nel periodo successivo all’assedio, infine, anche tutti i baluardi dei fronti urbani nord e sud sono dotati di controguardie.
Per tutto il Settecento queste difese sono soggette a interventi di manutenzione o di ripristino in occasione di conflitti come la guerra della Prammatica Sanzione (1742-1748) o la guerra delle Alpi (1792-1796). Tutte le opere esterne scompaiono, infine, a partire dal 1800, con la demolizione napoleonica della cinta urbana, seguita, dal 1856, da quella della Cittadella.
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