Scheda: Luogo - Tipo: Edifici monumentali

Villa Abegg, già Vigna di Madama Reale

È la vigna per eccellenza, definita dal Grossi il «palazzo meglio architettato di tutta la montagna di Torino», è la “Vigna delle Delizie” di Maria Cristina di Francia, la Madama Reale.
Situata dirimpetto al Castello del Valentino, sulle prime balze della valle di San Vito, questa dimora si trova in una posizione appartata, quasi protetta dagli alberi secolari della collina torinese, a pochi minuti dalla città. Qui il paesaggio si è conservato sostanzialmente intatto nei secoli e ci suggerisce l'idea dello splendido scenario che faceva da cornice alla vita di Corte tra Sei e Settecento.


Lat: 45.04970336605349 Long: 7.691373825073242

Costruzione: XVII Sec. (1600-1699)

Variazione: XIX Sec. (1800-1899)

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  • giardini

Dove sorgeva la piccola vigna che la Madama Reale aveva acquistato da Emanuele Thesauro, il padre carmelitano Andrea Costaguta nel 1648 diede il via ai lavori durati cinque anni; l'edificio costò 250.000 lire.
L'incisione presente sul Theatrum Sabaudiae ci mostra la vigna secondo un progetto ideale, impostata sul dettato della consueta retorica magniloquente, molto lontana dalla realtà creata dal Costaguta.
Nel 1653 Maria Cristina lasciò la vigna di Valsalice per trasferirsi nella sua nuova dimora e per dieci anni, quanti ne visse ancora, in quelle sale e in quei giardini si avvicendarono gli intrighi politici e mondani di Corte e su tutti dominava Filippo d' Agliè, il favorito di Madama, abile concertatore di feste e accademie, balletti e scherzi scenici.
Morta la duchessa, in vigna trascorsero la villeggiature le amanti di Carlo Emanuele II. Passò poi
all'Ospedale di Carità.
Nel 1684 ritornò poi in possesso di Vittorio Amedeo II che accolse in essa la contessa di Verrua e i loro due figli, il marchese e la madamigella di Susa, che vennero riconosciuti e legittimati proprio nella Sala Grande della vigna.
All'avvicinarsi della guerra di successione spagnola, vennero evacuati dalla villa gli animali  domestici e feroci presenti nel giardino fin dai tempi della prima Madama Reale e furono sistemati alcuni soldati che avevano l'ordine di far saltare la villa nel caso le truppe francesi l'avessero saccheggiata.
Ma l'ordine del re di Francia, Luigi XIV, era di rispettare i beni della Casa regnante e la villa uscì dall'assedio con pochissimi danni.
Nel maggio 1707 si riaprirono i saloni per un gran pranzo di gala che accolse i principi condottieri delle truppe alleate, protagoniste della vittoria del settembre 1706.
Dal 1743 al 1791 la vigna appartenne alla Congregazione missionaria di San Vincenzo e villa dei
Missionari viene chiamata dall'architetto A. Grossi nel 1791. Passò poi nuovamente ai Savoia.
Nel 1798 il Piemonte diventò provincia francese e la villa rimase chiusa fino al 1803, nel 1808 venne nuovamente arredata perché scelta come residenza da Paolina Bonaparte, sorella di Napoleone e moglie del governatore di Torino, Camillo Borghese.
Ma la sua permanenza durò solamente un anno, prima di tornare a Parigi. Dal 1808 al 1814 la vigna accolse i soldati feriti reduci dalla campagne napoleoniche.
Nel 1814 Vittorio Emanuele I la cedette e venne quindi interrotto il legame con la dinastia.
Dopo una serie di cambi di proprietà durante l'Ottocento, nel 1932 venne acquistata dall'industriale svizzero Werner Abegg, che conservò con cura l'edificio e il giardino. Dopo la sua morte passò al Comune di Torino e poi, dal 1983, è diventata sede di rappresentanza dell'Istituto Bancario San Paolo di Torino.
Dell'originario edificio rimane oggi solo il corpo centrale circondato dal bellissimo parco.

Note

Da Politecnico di Torino Dipartimento Casa-Città, Beni culturali ambientali nel Comune di Torino, Società degli Ingegneri e degli Architetti in Torino, Torino 1984:
VILLA ABEGG, GIÀ VIGNA DI MADAMA REALE
Strada Comunale S. Vito Revigliasco 65

Villa.
Edificio di valore storico-artistico, inscindibilmente legato con il giardino e parco, esempio di residenza reale aulica sulla collina di Torino. La villa connota la conca pedecollinare di S. Vito di fronte al Valentino.
La Vigna preesistente fu acquistata il 5 ottobre del 1622 da Maria Cristina di Francia. Il progetto di ristrutturazione fu affidato al Padre Costaguta. I lavori iniziarono nel 1622 e proseguirono fino al 1652. Nel 1679 l'edificio fu ceduto all'Ospizio di Carità. I lavori di trasformazione furono diretti da Amedeo di Castellamonte. Nel 1684 ritornò in proprietà a Vittorio Amedeo II e fu ceduta nuovamente all'Ospedale di Carità (1713), che la tenne fino al 1724. Acquistata nel 1814 da Paolina Morelli in Rosso, passò in seguito ai Prever e nel 1913 ai Nigra, nel 1827 agli Abegg, e infine al Comune di Torino. Edificio e parco costituiscono una inscindibile unità: l'impianto seicentesco del giardino all'italiana, impostato sullo sfruttamento della conca naturale e dei terrazzamenti artificiali, si integra alla componente ottocentesca del parco collinare boscato.

FILINDO IL COSTANTE, ACCADEMICO SOLINGO [F. SAN MARTINO D'AGLIÈ], 1667; Carta topografica della Caccia [1762]; A. GROSSI, 1791, pp. 503-505; PLAN GEOMÉTRIQUE […], 1805; [Catasto RABBINI], 1866, fol. XXVII; E. GRIBAUDI ROSSI, 1975, pp. 501 sgg.
Tavola: 59

Da Lodari, Renata (a cura di), Atlante dei giardini del Piemonte, Libreria Geografica, Novara 2017, p.169 - 170:

Torino, Vigna di Madama Reale (Savoia, Ospizio di Carità, Morelli di Popolo, Brach del Prever, Nigra, Wild, Abegg), strada San Vito 65, periurbano, giardino e parco di villa. XVII (1622-1626; 1648-1653; 1679); XIX (1880).Struttura di rappresentanza, Fondazione bancaria, D.Lgs. 42/04, PPR 2015, L.R. 22/83, 6 ettari, collinare. Andrea Costaguta, Michelangelo Morello, Amedeo di Castellamonte: architetture; Cesare Ramello, Marcellino e Giuseppe Roda, Giuseppe Roda jr.: parco. Impianto unitario, giardino formale e èparco paesaggistico con parterre, bacino formale


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