Scheda: Tema - Tipo: Architettura e urbanistica

Valdocco

Toponimo che attualmente indica un rione della città nel quartiere Aurora. Valdocco è delimitato da corso Regina Margherita, via Cigna, fiume Dora e ferrovia.


Inizio: XIII Sec. (1200-1299)

Periodo di riferimento: XIII secolo - XX secolo

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1. Attualità e significato

Il toponimo Valdocco trova riscontro nell’omonimo corso che collega Via del Carmine con il Rondò della forca ed è attualmente associato soprattutto alla Congregazione Salesiana, poiché nell’area sono situati la Casa madre della Congregazione, la basilica di Maria Ausiliatrice (entrambe in via Maria Ausiliatrice 32) e l’Oratorio annesso (in via Salerno 12).

Il termine Valdocco, sul quale esistono opinioni contrastanti, è ricondotto a tre etimologie: vallis occisorum, vallis occidentalis, vallis occitana.

La prima, la più diffusa e accreditata, la valle degli uccisi, fa riferimento a qualche fatto storico, di cui non si ha documentazione, che avrebbe visto l’uccisione o la sepoltura nella zona di un considerevole numero di persone morte tragicamente. A tal riguardo la tradizione cattolica attribuisce la denominazione ai santi Avventore e Ottavio, che sarebbero stati uccisi nei pressi di Torino e della Dora, ossia in Valdocco, ed ivi sepolti unitamente a San Solutore, mentre una diversa versione ritiene che nell’area extramuraria presso la Dora venissero sepolti i condannati a morte.

La seconda, la più semplice, fa riferimento alla collocazione occidentale dell’area valliva rispetto alla città. L’area, infatti, era sicuramente degradante verso il fiume e verosimilmente intersecata da piccole valli scavate da ruscelli alimentati da pioggia e neve1, da cui furono presumibilmente derivati i primi canali di irrigazione.

La terza, infine, ipotizza l’insediamento di popolazioni di lingua occitana, di cui, nel periodo in cui si evidenzia la denominazione Valdocco e in cui la lingua romanza occitana emerge, non si ha documentazione.

Le tre interpretazioni, per motivi diversi, sono oggetto di particolare attenzione nell’ambito della «Torino magica»2.

2. Origini

Il toponimo ha origine antiche: è, infatti, attestato fin dal Duecento3 e in modo ricorrente dal Trecento, nella forma Valledoc, Valisdeoc, Valdoc4.

Esso indica un’area poco definita e molto estesa, situata oltre le mura cittadine in direzione nord-ovest rispetto alla Città.

Nella più antica rappresentazione del territorio torinese, un disegno databile all’inizio del Seicento in cui compare la dicitura Valdocco, l’area denominata «Valdoco» (o «Avaldoco»?), di considerevole ampiezza, comprende indicativamente il territorio di forma quasi rettangolare, i cui due lati maggiori sono rappresentati dal fiume Dora e dal canale derivante dalla «ficca della Pellerina» (la diga a tracimazione tuttora esistente) e i due lati minori rispettivamente dalla linea ideale fra il mulino del Martinetto, e «la bealera dei Mulini» derivata dalla Dora5 (approssimativamente corrispondente all’attuale corso Principe Oddone) e dalla linea ideale che collega la sponda destra del fiume quasi all’altezza di “Lusente” (Lucento, quindi ove sorge attualmente la Teksid) e il corrispondente punto del canale della Pellerina in linea retta (lato su cui sono indicate le proprietà di Valperga e di Lesna, quindi ipoteticamente corrispondente a corso Monte Grappa).

Nel corso dei secoli successivi nel territorio cominciano a comparire aree circoscritte, che vengono individuate con denominazioni specifiche.

Così a partire dalla seconda metà del Quattrocento, la zona compresa tra l’attuale parte terminale di via San Donato e corso Regina Margherita prende la denominazione di «Martinetum», da cui poi «Martinetto», dal nome della macchina impiegata per il sollevamento di pesi, sfruttando l’energia idraulica6.

Così pure a partire dal Settecento, la «Regia Fucina delle Canne», (tra gli attuali corsi Rosai e Gamba, via Livorno e l’ex scalo ferroviario Dora) inizia ad essere un polo identificativo del territorio circostante.

L’area, prossima alla città e caratterizzata dalla pendenza verso il fiume Dora, che consente lo sfruttamento delle derivazioni dal canale della Pellerina per l’irrigazione dei terreni, diventa ben presto oggetto di coltivazioni prative e arative, inframmezzate da pascoli e boschi, unite successivamente all’alteno.

3. Evoluzione industriale

A partire dalla seconda metà del Quattrocento e accentuatamente nei secoli successivi, alla produzione agricola si aggiungono gli insediamenti industriali con martinetti, «canaperie» (per la produzione della canapa), «folloni» (per la lavorazione dei panni e tessuti e per la concia delle pelli), «frise» (per la lavorazione dei panni), tanto che la vocazione industriale diventa prevalente a partire dalla fine del Settecento7.

Le proprietà rurali prima e industriali poi appartengono quasi esclusivamente ad enti ecclesiastici, a famiglie della borghesia cittadina e alla stessa Città, oltre che a privati proprietari rurali, tant’è che il territorio non risulta essere mai infeudato8.

Con la costruzione della ferrovia Torino-Novara (1856), il territorio di Valdocco viene spezzato in due e, anche se la denominazione compare in alcune carte dell’epoca e, ancora all’inizio del Novecento l’apertura della barriera oltre Dora nella cinta daziaria, in prosecuzione dell’attuale corso Umbria, così come lo scalo ferroviario di via Savigliano, sono chiamati di Valdocco, il toponimo tende sempre più a riferirsi al territorio al di là della ferrovia.

La perdita di identità è ancor più accentuata nel Novecento, quando enormi complessi industriali, come le Ferriere Fiat e la Michelin, e numerosi insediamenti artigianali e industriali si diffondono in quella che viene sempre più connotandosi come area marginale, tanto da assumere la denominazione di Basso San Donato per i residenti. Gran parte del territorio, che originariamente apparteneva alla «Valdoc» è stato oggetto di un radicale intervento di ristrutturazione urbana, che ha sostituito alle fabbriche storiche del quartiere impianti commerciali, vaste aree residenziali e un parco pubblico.

Tuttavia, il richiamo del passato si rivela proprio nel periodo attuale, quando in coincidenza con lo smantellamento delle aree industriali e la loro trasformazione in complessi residenziali derivanti dalla ristrutturazione urbanistica nell’area della Spina 3, la denominazione «Comprensorio Valdocco», comprendente il territorio lungo la linea ferroviaria fra via Livorno e corso Mortara, riprende le antiche origini.

Note

1 Un caso analogo di toponimo derivato dalla conformazione del terreno è quello documentato dal quartiere de «Le Vallette», che, sul sito corrispondente dell’altra riva della Dora aveva un andamento ondulatorio.

2 Un punto di vista ragionato si trova in Vittorio Messori e Aldo Cazzullo, Il mistero di Torino. Due ipotesi su una capitale incompresa, Mondadori, Milano, 2004, Oscar Mondadori, p. 209 e sgg.

3 Luigi Cibrario, Storia di Torino, Alessandro Fontana, Torino, 1846, Vol. II, pag. 18, n. 4 e p. 24.

4 Archivio Storico della Città di Torino, Ordinati, 11 giugno 1325, 30 maggio 1333, 4 giugno 1351.

5 Con il termine «bealera» o «bialera» viene indicato nei testi e nel linguaggio popolare un canale, fosso, roggia, gora usati principalmente per l’irrigazione delle coltivazioni, per il movimento delle macine dei mulini e di altri stabilimenti industriali o per la fornitura dell’acqua a centri urbani.

6 Maria Teresa Bonardi, Canali e macchine idrauliche nel paesaggio suburbano, in Giuseppe Bracco (a cura di), Acque, ruote e mulini, Archivio Storico della Città di Torino, Torino, 1988, vol. I, p. 119.

7 Renato Bordone, Vita economica del Duecento, e Aldo A. Settia, Fisionomia urbanistica e inserimento nel territorio (secoli XI-XIII), in Giuseppe Sergi (a cura di), Storia di Torino. Dalla preistoria al comune medievale, Vol. I, Einaudi, Torino, 1997, pagg. 751 e segg.; Rinaldo Comba, L’economia, in Rinaldo Comba (a cura di), Storia di Torino. Il basso Medioevo e la prima età moderna (1280-1536), Vol. II, Einaudi, Torino, 1997, pagg. 97 e segg.; Stefano A. Benedetto, Le strutture della proprietà fondiaria e l’insediamento rurale, in Rinaldo Comba (a cura di), Storia di Torino. Il basso Medioevo e la prima età moderna (1280-1536), Vol. II, Einaudi, Torino, 1997, pagg. 449 e segg.; Donatella Balani, Sviluppo demografico e trasformazioni sociali nel Settecento, in Giuseppe Ricuperati, Storia di Torino. Dalla città razionale alla crisi dello Stato d’Antico Regime, Vol. V, Einaudi, Torino, 2002, pp. 625 e sgg.

Negli Ordinati della Città numerosi sono i riferimenti agli impianti protoindustriali, come per esempio in Archivio Storico della Città di Torino, Ordinati, 1733, Vol. 263, Verbale del 25 maggio 1733, ff. 48r-51v.

8 Questo interessante fatto emerge dalla «Carta Corografica» del Grossi, 1791, in cui vengono indicati i vari feudi del territorio circostante la città, mentre l’area di Valdocco non appare infeudata.

Bibliografia

Fonti Archivistiche

  • Stefano A. Benedetto (a cura di), Libri Consiliorum. Trascrizione e regesto degli Ordinati Comunali 1325-1329, Città di Torino, Archivio Storico, Torino, 1996.
  • Stefano A. Benedetto (a cura di), Libri Consiliorum. Trascrizione e regesto degli Ordinati Comunali 1333-1339, Città di Torino, Archivio Storico, Torino, 1997.
  • Stefano A. Benedetto (a cura di), Libri Consiliorum. Trascrizione e regesto degli Ordinati Comunali 1351-1353, Città di Torino, Archivio Storico, Torino, 1999.
  • Archivio Storico della Città di Torino, Carte Sciolte, n. 1977
  • Archivio Storico della Città di Torino, Ordinati, 1733, Vol. 263
  • Archivio di Stato, Corte, Carte topografiche per A e B, Torino, n. 1/14.
  • Archivio Storico della Città di Torino, Simeom, D 1800

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Ente Responsabile

  • Comitato Parco Dora