Cimitero di San Pietro in Vincoli
Il programma di riforme degli stati preunitari affronta anche, nella seconda metà del Settecento, lo spostamento delle inumazioni dalle chiese. A Torino sono istituiti dal 1777 i due cimiteri di San Lazzaro (scomparso) e di San Pietro in Vincoli, non più in uso, ma perfettamente conservato.
1. Storia dell'edificio
L’antica consuetudine di seppellire nelle chiese, consolidata dalla credenza che la vicinanza al luogo sacro potesse agevolare nella salita verso il Paradiso, si scontra dopo la seconda metà del Settecento con i problemi igienico sanitari che la vicinanza tra i vivi e i morti comporta. Le ripetute epidemie, inoltre, hanno reso sovente il terreno dei cimiteri parrocchiali e le fosse comuni ormai sature, dunque non più in grado di sopportare nuove inumazioni. In tutta l’Europa, con capofila la Francia l’impossibilità di protrarre oltre una presa in carico da parte del governo della delicata questione delle sorti del “corpo morto”, porta alla deliberazione per la definizione di nuove aree, di pertinenza comunale, per le sepolture.
La carta pastorale dell’arcivescovo di Torino, mons. Francesco Lucerna Rorengo di Rorà, del 25 novembre 1777 si associa ad analogo regio biglietto del sovrano Vittorio Amedeo III (1726-1796) del medesimo giorno, contro la tumulazione nelle chiese, e preannuncia la disposizione finale, del 23 dicembre del medesimo anno, con cui si fa obbligo al vicario di Torino di recepire la regia volontà, procedendo alla definizione delle aree idonee alle sepolture e alla verifica della cessata inumazione nei luoghi di culto (Duboin 1818, p. 1574).
La progettazione dei due nuovi recinti per le sepolture, in area periferica, e fuori dal tracciato della fortificazione, intitolati a San Lazzaro, detto anche cimitero della Rocca, e a San Pietro in Vincoli, è affidata all’architetto Francesco Valeriano Dellala di Beinasco (1731-1805). L’impianto è quello tradizionale, organizzato su una superficie rettangolare contornata da un ampio porticato per i monumenti funebri, con chiesa a impianto centrale al fondo del sistema. Mentre il cimitero di San Lazzaro è oggi scomparso, quello di San Pietro in Vincoli rimane ancora perfettamente riconoscibile, nonostante una progressiva perdita dell’originaria funzione: nel 1828 si procede alla progettazione del nuovo cimitero monumentale della città, resosi necessario per il costante aumento della popolazione, sicché a partire dal 1837 i cimiteri precedenti non accettano più nuove inumazioni, se non nei mausolei di famiglia. Lo scoppio, nel 1852, della polveriera del vicino Arsenale militare crea danni ingenti al cimitero di San Pietro in Vincoli, cui si sommano i danni di guerra, portando alla chiusura definitiva del camposanto nel 1945, mentre nel 1970 si determina il trasferimento di ogni resto di inumazione a seguito delle ripetute profanazioni delle tombe rimaste. Abbandonato per quindici anni, nel 1984 è riaperto sperimentalmente come teatro di rappresentazioni, riscuotendo un largo successo, che spinge, dal 1988, a un restauro integrale, così che ora risulta largamente accessibile.
Attualmente l'ex cimitero è in gestione a tre associazioni: ACTI Teatri Indipendenti, Il Mutamento Zona Castalia e LabPerm e viene utilizzato per lo svolgimento di manifestazioni culturali di vario tipo.
2. Bombardamenti
L'area occupata dal cimitero di San Pietro in Vincoli, con l'annessa chiesa non aperta al pubblico, e l'edificio di due piani fuori terra adibito ad abitazione del cappellano, venne colpita durante le incursioni aeree dell'8-9 novembre 1942 e del 12-13 luglio 1943. Bombe dirompenti distrussero i sei locali a uso alloggio e le corsie del cimitero. La chiesa e le tombe nel sotterraneo furono gravemente sinistrate. Alla rilevazione del giugno 1944, nessuna opera di rifacimento risultava eseguita. Nel 1945 il cimitero venne chiuso.
3. Struttura e decorazioni
Il cimitero di San Pietro in Vincoli presentava una tipologia planimetrica a corte e porticato coperto su tre lati. Sulla facciata, in stile neoclassico, compaiono due ordini di lesene: il primo presenta capitelli decorati con ghirlande, mentre il secondo propone una sequenza di teschi alati. Termina la decorazione il timpano che presenta, al centro della trabeazione, un fregio raffigurante l'angelo della morte.
L’area centrale del cimitero era adibita ad ossario, circondata da 44 pozzi destinati a sepolture comuni. I portici ospitavano 72 tombe private, rispettivamente distribuite tra lapidi e busti, appannaggio esclusivo delle nobili famiglie dell’epoca: gli Anglesio, i Gattinara, i Bognier, i Cigala, i Costamagna e i D’Agliano. Attorno al cimitero, infine, due aree dedicate a non battezzati, morti suicidi e giustiziati.
Originariamente all'ingresso del cimitero era presente una piccola cappella funeraria al cui interno era alloggiata una statua di stile neoclassico. Si tratta de “La Morte Velata” meglio nota come “La Religione”, opera dello scultore Innocenzo Spinazzi. La scultura, in marmo di Carrara, raffigura una giovane donna coperta da un velo, conferendole un'aria spettrale. Quest’opera fu realizzata nel 1794 per commemorare la prematura morte (1792) della principessa russa Varvàra Jakovlevna Tatisceva, moglie del principe Aleksandr Michailoviĉ Belosel’skij, ambasciatore russo alla corte sabauda fra il 1792 e il 1793.
Nel 1975 la statua fu rimossa dal cimitero per motivi conservativi e fu per lungo tempo custodita all'interno dei sotterranei della Mole Antonelliana; attualmente è visibile presso il Museo di Arte Moderna di Torino (GAM).
Un'antica fotografia dell'Archivio Fotografico della Fondazione Torino Musei ritrae la statua con alla base un'epigrafe voluta dal marito, il principe Aleksandr Michailoviĉ Belosel’skij:
"Oh, sentimento! Sentimento! Dolce vita dell'anima. Quale cuore non hai mai colpito?Qual'è lo sfortunato mortale cui non hai mai offerto il dolce piacer di versar lacrime, e qual'è l'anima crudele che, dinanzi a questo monumento così semplice e pietoso, non si raccolga con malinconia e non condoni generosamente i difetti allo sposo che l'ha innalzato?"
Cronologia
1777, 25 novembre, lettera pastorale dell’arcivescovo di Torino;
1777, 23 dicembre, regio biglietto di re Vittorio Amedeo III per la cessazione delle inumazioni nelle chiese e la costituzione di cimiteri municipali;
1828, progettazione del nuovo cimitero monumentale;
1837, fine dell’uso dei cimiteri precedenti;
1852, scoppio della polveriera del vicino Arsenale militare e danni ingenti;
1945-50, chiusura per danni di guerra;
1984, riapertura sperimentale come teatro di rappresentazioni;
1988, programma di restauro integrale.
Note
Da Politecnico di Torino Dipartimento Casa-Città, Beni culturali ambientali nel Comune di Torino, Società degli Ingegneri e degli Architetti in Torino, Torino 1984:
CIMITERO DI S. PIETRO IN VINCOLI
Via S. Pietro in Vincoli
Edificio cimiteriale.
Edificio cimiteriale di valore storico-artistico ed ambientale.
Edificio costruito nel 1777 su progetto dell'arch. Valeriano Dellala di Beinasco per conto di Vittorio Amedeo II, secondo quanto disposto dalle Regie Patenti che regolano l'adozione del nuovo sistema di sepoltura, nei cimiteri anzichè nelle chiese.
A. GROSSI, 1790; A. MILANESIO, 1826; M. LEONI, 1826; L. ARCOZZI MASINO, 1874; A. RAMBAUDI, 1928.
Tavola: 33
Bibliografia
- Luigi Arcozzi Masino, Le necropoli torinesi: guida storica e descrittiva, Tip. Camilla e Bertolero, Torino 1874
- Angelo Rambaudi, L’antico cimitero di San Pietro in Vincoli, in «Torino rivista mensile municipale», VIII, nn. 1-2, 1928, pp. 59-63
- Castelnuovo, Enrico - Rosci, Marco (a cura di), Cultura figurativa e architettonica negli Stati del Re di Sardegna, 1773-1861, Vol. III, Stamperia artistica nazionale, Torino 1980 , pp. 1026-1028
- Politecnico di Torino. Dipartimento Casa Città, Beni culturali ambientali nel Comune di Torino, Vol. 1, Società degli ingegneri e degli architetti in Torino, Torino 1984 , p. 433 Vai alla pagina digitalizzata
- Cristina Giannattasio, Le opere di scultura nell’ex cimitero di San Pietro in Vincoli a Torino, Università degli studi di Torino, Facoltà di Scienze della Formazione, 1999, relatore Gianni Carlo Sciolla
- Dameri, Annalisa, Cimiteri, in Gambarotta, Bruno [et al.] (a cura di), Torino. Il grande libro della città, Edizioni del Capricorno, Torino 2004, p. 537 e sg.
- Laura Bertolaccini, Città e cimiteri: dall'eredità medievale alla codificazione ottocentesca, Kappa, Roma 2004
- Il territorio della confluenza. Viaggio nella Circoscrizione 7, Circoscrizione 7 - Città di Torino, Torino 2004
- Elena Dellapiana, Annalisa Dameri, La città dei morti nella città che cresce. Torino e il Piemonte, 1770-1860, in Maria Giuffré, Fabio Mangone, Sergio Pace, Ornella Selvafolta (a cura di), L'Architettura della memoria in Italia. Cimiteri, monumenti e città 1750-1939, Skirà, Milano 2007, pp. 67-74
- Passoni, Riccardo (a cura di), Torino la città che cambia. Fotografie 1880-1930. Catalogo della mostra (Torino, 9 aprile - 9 ottobre 2011), Silvana editoriale, Cinisello Balsamo 2011 , p. 256
Sitografia
Fonti Archivistiche
- Felice Amato Duboin, Raccolta per ordine di materie delle leggi, provvidenze, editti e manifesti ecc. pubblicati dal principio dell’anno 1681 sino agli 8 dicembre 1798 sotto il felicissimo dominio della Real Casa di Savoia, per servire di continuazione a quella del Senatore Borrelli, 20 voll., 29 tomi, Dalla Stamperia Davico e Picco, Torino 1818-1870, tomo I, libro II, Delle sepolture e de’ sepolcri, p. 1574.
- Archivio di Stato di Torino (ASTo), Corte, Carte Topografiche e Disegni, Carte Topografiche per A e B, Torino, Torino 29, n. 14 (1776).
- Archivio di Stato di Torino (ASTo), Corte, Materie Militari, Materie Militari per Categorie, Intendenza Generale di Artiglieria, Mazzo 2, Non Inventariato «Relazione sullo scoppio della polveriera succeduto il 26 aprile 1852».
- ASCT Fondo danni di guerra, inv. 467, cart. 9, fasc. 18, n.ord. 1
- Archivio Storico Musei Civici, Biblioteca della Fondazione Torino Musei, Fondo Gabinio, San Pietro in vincoli, 1900
Fototeca
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