Teatro romano
Il teatro romano è un elemento caratterizzante del centro storico della città, inglobato e integrato nella costruzione dell’ala più recente di Palazzo Reale e ancora oggi strettamente legato ai resti delle mura romane.
Introduzione
In età romana il teatro era l’edificio che più di ogni altro apparteneva alla dotazione base di qualsiasi insediamento urbano: era di fatto uno dei componenti monumentali che definivano lo status di “città”. Nel teatro i cittadini si riunivano davanti alle statue dell’imperatore e delle divinità protettrici della comunità urbana, che erano di solito collocate entro nicchie nel muro della scena.
Le più antiche rappresentazioni teatrali a Roma, come in Grecia, venivano allestite realizzando strutture provvisorie, per lo più una semplice pedana (pulpitum) sulla quale si muovevano gli attori, mentre il pubblico assisteva allo spettacolo in piedi o seduto per terra.
Nel mondo romano gli spettacoli teatrali di maggiore successo erano senz’altro le commedie, in particolare le atellane, farse di origine campana introdotte a Roma alla fine del IV secolo a.C. Circa un secolo più tardi fanno la loro comparsa le prime tragedie latine, direttamente derivate da quelle greche con soggetti sia mitologici che storici. Solo nel I secolo a.C., invece, vengono messi in scena i primi spettacoli di mimo, ai quali partecipavano anche le donne e che a volte si concludevano con uno spogliarello.
Il primo teatro
Il complesso del teatro di Augusta Taurinorum occupa l’estremo isolato nord orientale della città romana, a ridosso dell’angolo delle mura tagliato in diagonale. Nella fase finale il monumento occuperà l’intero spazio dell’isolato, ma a questa sistemazione si arriverà solo per passi successivi e attraverso diversi progetti architettonici.
L’edificio più antico era costituito da una cavea semicircolare e dal muro della scena scandito da tre porte e affiancato da due annessi laterali (parascaenia). L’intera struttura era racchiusa in un recinto rettangolare che definiva anche un portico post scaenam (dietro la scena) rettangolare.
In questa fase il teatro, costruito solo parzialmente in muratura, era completato da strutture lignee e arredi mobili di cui non resta più traccia.
L’edificazione di questo primo teatro è certamente una delle prime attività edilizie pubbliche messe in cantiere all’indomani della deduzione (fondazione) della colonia.
Ristrutturazione e costruzione del portico
Dopo circa mezzo secolo il complesso, probabilmente degradato e sicuramente ormai non più sufficiente a soddisfare le esigenze di una città molto più popolosa, viene completamente rinnovato. Le strutture mobili vengono sostituite da elementi fissi in muratura e un nuovo muro della scena (scaenae frons) dotato di quei dispositivi che erano funzionali alle scenografie teatrali sostituisce la precedente struttura. Tutto lo spazio retrostante la scena, fino alla cortina delle mura cittadine, viene racchiuso in un portico quadrilatero che ingloba quello rettangolare a un solo braccio della fase più antica.
Questa ristrutturazione del teatro è forse dovuta alla munificenza del prefetto delle Alpi Cozie, Cozio II, e di suo figlio Donno. I due personaggi erano il figlio e il nipote di quel Cozio che aveva fatto erigere a Susa un arco in onore di Augusto, per celebrare il trattato di pace stretto tra i romani e le tribù locali. Fra tutti gli investimenti evergetici (realizzazione di opere pubbliche grazie al contributo di privati facoltosi) quelli legati alla realizzazione, trasformazione o decorazione di un teatro sono sempre stati uno dei più apprezzati dalla popolazione e dei più gratificanti per i finanziatori.
Costruzione del teatro a facciata curvilinea e ampliamento del portico
Durante l’età flavia, tra il 70 e il 90 d.C. circa, in un momento di floridezza economica per la città, il teatro viene completamente rifatto. La cavea viene ingrandita con l’aggiunta di un ordine più esterno, per aumentarne la capienza e viene realizzata una facciata curvilinea in sostituzione di quella rettilinea precedente. Anche il portico dietro la scena viene adeguato alle nuove dimensioni dell’edificio, realizzando anche un peristilio con un colonnato in pietra.
Un frammento di intonaco dipinto con cesti di foglie e uccellini in volo, rinvenuto nel 1900 e noto solo da un disegno ad acquerello, è l’unica traccia della decorazione che abbelliva il portico quadrilatero in questa fase.
Distruzione e obliterazione
Il teatro rimane in uso per oltre due secoli, fino a quando l’avvento del cristianesimo porta al divieto delle rappresentazioni teatrali e anfiteatrali. Alla fine del IV secolo l’edificio è certamente già abbandonato e diventa cava di materiali edilizi per la costruzione della prima cattedrale, la basilica dedicata al Cristo Salvatore. Questo fatto ci aiuta a stabilire una data limite per la demolizione del teatro. Sappiamo, infatti, che, nel 398, la cattedrale esisteva poiché è stata utilizzata come sede del sinodo dei vescovi della Gallia e dell’Italia settentrionale radunati a Torino.
La riscoperta
Il teatro romano di Torino viene alla luce nel 1899 durante i lavori per la costruzione della nuova Manica di Palazzo Reale. La scoperta è giudicata subito di grande importanza, ma la decisione di conservare i resti nelle cantine del nuovo edificio arriva solo dopo più di dieci anni di discussioni. La vicenda è ripercorribile attraverso diversi carteggi che evidenziano contrasti, malintesi e intoppi burocratici. Molto difficile sembra essere stato il conciliare le esigenze dell’Amministrazione della Casa Reale con quelle dell’Ufficio Regionale per la Conservazione dei Monumenti del Piemonte e della Liguria.
Alfredo D’Andrade (Alfredo Cesare Reis Freira de Andrade, Lisbona 26 agosto 1839 – Genova, 30 novembre 1915), architetto e direttore dell’Ufficio dell’Ufficio Regionale per la Conservazione dei Monumenti del Piemonte e della Liguria, conduce dei saggi di approfondimento e verifica nell’area e si oppone fermamente alla demolizione del monumento. Il progetto viene quindi revisionato e il teatro conservato, parte nei sotterranei del palazzo e parte in una nuova sistemazione del giardino prospiciente via XX Settembre. I lavori di sistemazione terminano solo nel 1911.
Note
Da Politecnico di Torino Dipartimento Casa-Città, Beni culturali ambientali nel Comune di Torino, Società degli Ingegneri e degli Architetti in Torino, Torino 1984:
TEATRO ROMANO
Via XX Settembre 88
Edificio teatrale di età romana.
Monumento di valore storico-artistico e documentario, tipico e significativo esempio di edificio teatrale di età romana. L'edificio teatrale della Torino romana (Augusta Taurinorum) venne scoperto in occasione della costruzione dell'ala nuova di Palazzo Reale, lungo Via XX Settembre, nel 1899. Si demolirono allora gli edifici che dal medio evo in poi si erano sovrapposti al teatro (Chiesa di S. Salvatore - Chiostro e cimitero di canonici), danneggiandolo in parte. Altri danni furono causati dalle fondazioni della nuova ala che ne ricoprì il settore meridionale, conservato ora nelle cantine del palazzo, per lo strenuo intervento di A. D'Andrade. Il teatro occupa con la porticus post scaenam un'intera insula (di circa 76m di lato) nell'angolo N-E della città romana, a ridosso delle mura. Gli scavi del 1960-62 hanno evidenziato due fasi costruttive; ad un primo impatto quasi coevo a quello della città (età augustea) con consolidamenti e restauri successivi, seguì un ampliamento la cui datazione è ancora da definire.
Tavola: 41
Bibliografia
- Politecnico di Torino. Dipartimento Casa Città, Beni culturali ambientali nel Comune di Torino, Vol. 1, Società degli ingegneri e degli architetti in Torino, Torino 1984 , p. 286 Vai alla pagina digitalizzata
- Brecciaroli Taborelli, Luisa, "per gli antichi monumenti patrii e pel decoro del paese”. Osservazioni sul teatro romano di Torino, in «Quaderni della Soprintendenza archeologica del Piemonte», A. 20, 2004, Torino, pp. 53-76 Vai al testo digitalizzato
- Brecciaroli Taborelli, Luisa - Gabucci, Ada, Le mura e il teatro di Augusta Taurinorum: sequenze stratigrafiche e dati cronologici, in Luisa Brecciaroli Taborelli (a cura di), Forme e tempi dell’urbanizzazione nella Cisalpina (II secolo a.C. – I secolo d.C.). Atti delle Giornate di studio, Torino 4-6 maggio 2006, All’Insegna del giglio, Firenze 2007, pp. 243-259 , (part. pp. 247-251)
- Beck, Willy - Quarzo, Guido - Terranera, Lorenzo, I bambini alla scoperta di Torino, Lapis, Roma 2011 , p. 72
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