Scheda: Luogo - Tipo: Edifici

Case costruite da IACP in via Artom

Insediamento realizzato negli anni Sessanta, con la costruzione di otto grandi caseggiati a dieci piani fuori terra, destinati a nuclei familiari sino ad allora sistemati in baracche, ricoveri provvisori e fabbricati dismessi. Simbolo del disagio sociale vissuto dalle grandi ondate dell’immigrazione meridionale, il gruppo è stato oggetto di un recupero che ha comportato la demolizione di due edifici.


Lat: 45.011586 Long: 7.649914

Costruzione: 1965 - 1966

Demolizione: 2003
caseggiato via Fratelli Garrone 73

Demolizione: 2004 - 2005
caseggiato via Artom 99

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Categorie

  • edilizia popolare

Tag

  • trasform

Costruito negli anni Sessanta dall’Istituto per le case popolari per conto del Comune, l’insediamento fu in gran parte destinato alle famiglie che occupavano baracche fatiscenti a causa della penuria di case determinata dallo sviluppo economico. L’utilizzo di un sistema di prefabbricazione consente di edificare nell’arco di appena un anno otto caseggiati a dieci piani fuori terra dislocati fra le vie Artom e Fratelli Garrone, un insieme di settecentottanta unità abitative composte da quattro e cinque vani con cucina e servizi. Nell’assegnazione degli alloggi prevale tuttavia la scelta di concentrare gli sfollati dai baraccamenti in alcuni edifici, separati da uno sparuto gruppo di inquilini provenienti da altre case economiche municipali e dalla consistente quota degli assegnatari per bando di concorso. In via Artom finisce dunque per essere perpetuata una parte di quelle problematiche a cui si era cercato di porre rimedio, con l’aggiunta delle conseguenze generate dal trasferimento coatto di persone poche avvezze alle regole della convivenza condominiale, determinando situazioni di isolamento acuite anche dalla mancata integrazione dell’intero complesso nel tessuto sociale circostante. Simbolo del disagio vissuto dall’immigrazione meridionale con i suoi strascichi di scarsa alfabetizzazione e criminalità, gli stabili di via Artom furono sede di proteste e occupazioni abusive durante le lotte per la casa degli anni Settanta, ma al percorso di crescita civile dei suoi abitanti si contrappose il degrado vissuto da strutture edilizie realizzate in estrema economia. Nel dicembre 2003 e nell’inverno 2004-2005 è avvenuta così la demolizione di due caseggiati, mentre gli altri sono stati oggetto di una profonda ristrutturazione interna ed esterna, secondo quanto stabilito nell’ambito di un apposito programma di recupero urbano a cui è stato correlato un progetto di “accompagnamento sociale” al fine di aiutare gli abitanti in questa fase di importante cambiamento.

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