Mura di cinta della città romana
I numerosi tratti superstiti delle mura e delle porte della città romana sono ancora oggi uno degli elementi distintivi e caratterizzanti del tessuto urbano del centro storico torinese.
Introduzione
Le indagini archeologiche nell’area compresa tra Palazzo Madama e Palazzo Reale, là dove si trovava la Grande Galleria di Carlo Emanuele I, sono state condotte a più riprese tra il 1991 e il 2001. Lo scavo ha permesso di effettuare alcune verifiche sulle cortine murarie e le tecniche edilizie e ha esplorato ampi settori delle discariche che erano addossate al lato orientale della cinta muraria.
I momenti della costruzione
Il progetto di edificazione della cinta muraria e l’assetto interno della nuova città con isolati regolari fanno probabilmente parte di una sistemazione urbanistica programmata all’indomani della fondazione della colonia, poiché era questo il modo di dare un segno (inteso come simbolo) di una nuova vita urbana strutturata. La decisione di fondare Augusta Taurinorum (deduzione della colonia) risale al decennio 25-15 a.C., periodo durante il quale Augusto si dedica alla “pacificazione” delle Alpi, attraverso azioni di conquista e/o trattati di alleanza.
La realizzazione dell’intero progetto architettonico e urbanistico è però un processo lungo e complesso. Viene dapprima costruito il lato nord delle mura, tra il 15 e il 30/40 d.C. e nei decenni successivi, tra il 50 e il 75, si procede all’edificazione del tratto orientale. Il momento di conclusione del cantiere di questo lato delle mura è stato solennemente festeggiato con una cerimonia rituale di cui sono state rinvenute le tracce: quattro anfore di produzione spagnola, riempite con resti di bovino, sistemate a segnare i vertici di un quadrato a ridosso della cortina interna.
Poco sappiamo fino ad ora sulla costruzione degli altri due lati, ma possiamo immaginare che l’intera opera fosse compiuta alla fine del I secolo d.C.
La struttura e la tecnica muraria
Le mura romane di Torino racchiudono uno spazio quadrangolare con un angolo tagliato in diagonale, in prossimità del teatro (in corrispondenza degli odierni Giardini Reali), di poco più di 700 x 750 metri (circa 2400x2555 piedi romani), diviso in isolati di dimensioni leggermente variabili. Una fascia di rispetto di 60 piedi (poco meno di diciotto metri) priva di costruzioni, ma destinata alla viabilità, separava gli isolati più esterni dalla cinta muraria. Su ogni lato si apriva una porta, che immetteva su uno dei due assi stradali principali, il decumanus e il cardo maximus; quest’ultimo risulta disassato rispetto al centro del reticolato urbano1. A cadenza regolare (poco più di settanta metri) le mura erano caratterizzate dalla presenza di torri ottagonali poste in corrispondenza delle strade tra agli isolati. La cerchia muraria, con le porte monumentali e le torri, riflette quindi strettamente l’impianto urbano, e ne condizionerà lo sviluppo per tutta la storia della città. In almeno tre casi (torre di via delle Orfane, torre d’angolo dei Giardini Reali e torre dei sotterranei dell’Armeria Reale) le torri erano dotate di una porta destinata probabilmente al solo traffico pedonale.
Lo spessore delle mura è in fondazione di circa due metri e mezzo e si riduce progressivamente verso l’alto con gradini successivi. La cortina interna è realizzata in ciottoli spaccati a cui si alternano liste di mattoni poste a distanza regolare. Il paramento esterno, invece, è costruito completamente in laterizi.
Le discariche a ridosso delle mura
Interessanti dati sono emersi dalle indagini stratigrafiche condotte in piazza Castello e in altri cantieri a ridosso delle mura. Appare evidente come, in analogia a quanto riscontrato anche in città della Gallia, la fascia di rispetto non edificata interna ed esterna alle mura fosse utilizzata come immondezzaio. Con il passare del tempo il terrapieno deve aver raggiunto un’altezza notevole, probabilmente ben al di sopra della quota della piazza attuale che è frutto di ripetute attività di asporto e spianamento effettuate in età moderna.
I reperti raccolti nel tratto indagato all’interno delle mura, molte centinaia di casse, raccontano di rifiuti domestici: pentole, piatti, tazze e bicchieri, ma anche le anfore, con cui erano commercializzati vino, olio e salse di pesce, e gli avanzi dei pasti e delle macellerie cittadine (ossa animali su cui si riscontrano i segni della macellazione). All’esterno delle mura, invece, l’immondezzaio, che anche in questo caso ha restituito migliaia di reperti, ha una composizione un po’ diversa perché accoglie gli scarti delle molte attività artigiane che dovevano avere la loro sede fuori città, tra le mura e il corso della Dora. In particolare è interessante il rinvenimento di una serie di frammenti di stampi (camicie) per la fusione di statue e altri oggetti in bronzo.
Dopo la fine del mondo antico
Le mura rimangono in piedi e pienamente funzionali per tutto il Medioevo, fino al Cinquecento, se pure con modifiche, parziali demolizioni, ristrutturazioni, riparazioni e altri interventi che è oggi difficile individuare. Su tutti i lati, con il passare del tempo, vengono aperte porte minori, come la porta Mosella sul lato occidentale, la porta Nuova a sud o la porta di San Michele a nord, al termine dell’odierna via Milano; sempre sul lato settentrionale si aprivano anche la porta Pusterla, allo sbocco di via delle Orfane in via Giulio e la “Porta Episcopi”, nei pressi del quartiere vescovile. Una porta “Bilii de Ruvore” è infine citata nel Duecento nell’angolo sud-orientale. A partire dall’XI secolo, come attestano i documenti scritti, le porte principali cambiano nome e diventano dimore fortificate. Così la contessa Adelaide, nell’XI secolo, risiede nel castello ricavato nella porta occidentale, detta “porta del conte” e poi Segusina e nel 1047 esiste un castrum edificato sopra l’attuale Porta Palatina, detta allora Doranea. Per la porta orientale del decumano, i dati archeologici raccolti in occasione della riapertura degli scavi ottocenteschi nella corte medievale di Palazzo Madama confermano quanto era noto dalle fonti di fine Duecento: già tra la fine del XII secolo e la metà del XIII secolo un castello (castrum vetus) ingloba la porta romana rendendo necessaria l’apertura della nuova porta Fibellona, citata dal 1208.
Saccheggi e restauri
Negli ultimi decenni del Duecento, quando i Savoia subentrano alla signoria del marchese del Monferrato, i presidi sabaudi si installano nel “castrum porte Fibellonis”. La sua ricostruzione da parte di Filippo d’Acaia, e in particolare la fase dei lavori minuziosamente descritta dal Libro di spese del 1317-1320 del clavarius Pietro Panissera, viene realizzata a spese delle altre porte, utilizzate come cave di materiali da costruzione. Saccheggiata la porta Segusina, si passa alla Marmorea, la porta meridionale, e poi a molti tratti dell’intera cerchia delle mura. Ciò nonostante le mura non vanno demolite e probabilmente, di pari passo allo smontaggio di alcune parti, si procede anche ad attività di ripristino e restauro. Di fatto, attraverso molti secoli, la cinta muraria romana è rimasta l’elemento caratterizzante dell’aspetto di Torino, continuando a definirne il confine con l’esterno.
Le mura in età moderna
Solo con il processo di espansione della città e le demolizioni napoleoniche le mura vengono superate e spesso inglobate nella costruzione di nuovi edifici. È questo il caso di un lungo tratto della cortina settentrionale che, da via della Consolata a parte di piazza Emanuele Filiberto, coincide ancora oggi perfettamente con il fronte degli isolati. Su questo lato interventi più radicali risalgono al periodo immediatamente successivo all’unità d’Italia; tra 1861 e 1873 infatti vengono aperti i primi varchi nella cortina muraria e ampie demolizioni seguono nel 1912 per far fronte alle necessità legate all’aumento del traffico veicolare, con l’apertura di via XX Settembre.
Oggi le mura sono ancora visibili e visitabili in diversi punti della città. Una porzione della cortina settentrionale sopravvive, in elevato, sui due lati della Porta Palatina, sia su piazza Cesare Augusto che su via Egidi. Tratti molto più ampi sono conservati, a quote inferiori, nelle cantine e negli interrati di diversi palazzi sorti in corrispondenza del tracciato antico: così è in piazza Castello nel tratto tra Palazzo Madama e Palazzo Reale, in Palazzo Madama stesso, al piano interrato del Museo Egizio e dell’Armeria Reale (dove è possibile vedere anche la porta minore aperta nella torre), oltre che nel parcheggio di piazza Emanuele Filiberto e in alcune proprietà private.
Note
Da Politecnico di Torino Dipartimento Casa-Città, Beni culturali ambientali nel Comune di Torino, Società degli Ingegneri e degli Architetti in Torino, Torino 1984:
MURA ROMANE
Piazza Cesare Augusto
Tratti della cinta delle mura della città romana.
Manufatto di valore storico-documentario, singolare esempio di fortificazioni di età augustea.
La cerchia delle mura romane di età augustea, mantenutasi con qualche riplasmazione e restauro intatta attraverso il medio evo, venne smantellata a partire dal XVI secolo (porta Segusina) per consentire gli ampliamenti barocchi sul lato meridionale, occidentale e orientale. Dalla metà dell'Ottocento si scoprono, si rilevano e si documentano tratti delle mura romane e resti delle torri:
- torre presso la chiesa della Consolata, scoperta nel 1884, restaurata e sistemata nel 1889;
- torre all'imbocco in Via Giulio di Via S. Agostino (1888) visibile mediante botola;
- tratti di mura in prosecuzione della Porta Palatina (1891-92);
- torre presso il taglio a petto, nell'angolo Nord-Est della città, ora sotto la manica lunga di Palazzo Reale (1899-1900). Porta urbica e tratti di mura nei sotterranei di Palazzo Madama (1884);
- tratti di mura e torre angolare di Sud-Est tra il Palazzo della Accademia delle Scienze e il Teatro Carignano (Via E. Duse nel 1901) e nei sotterranei del Palazzo della Accademia delle Scienze (nel 1932).
Tavola: 41
Bibliografia
- Politecnico di Torino. Dipartimento Casa Città, Beni culturali ambientali nel Comune di Torino, Vol. 1, Società degli ingegneri e degli architetti in Torino, Torino 1984 , p. 286 Vai alla pagina digitalizzata
- Viglino Davico, Micaela, La città e le case, in Comba, Rinaldo - Roccia, Rosanna (a cura di), Torino fra Medioevo e Rinascimento. Dai catasti al paesaggio urbano e rurale, Archivio storico della Città di Torino, Torino 1993, pp. 201-240
- Mercando, Liliana, Le mura di Torino romana. Contributo alla storia delle scoperte in Mura delle città romane in Lombardia. Atti del Convegno, Como 23-24 marzo 1990, Associazione archeologica comense, Como 1993, pp. 153-177 , pp. 153-177
- Roda, Sergio - Cantino Wataghin, Gisella, Torino romana, in Sergi, Giuseppe (a cura di), Storia di Torino. Dalla preistoria al Comune medievale, Vol. 1, G. Einaudi, Torino 1997, pp. 187-230 Vai al testo digitalizzato
- Settia, Aldo A., Fisionomia urbanistica e inserimento nel territorio (secoli XI-XIII), in Sergi, Giuseppe (a cura di), Storia di Torino. Dalla preistoria al Comune medievale, Vol. 1, G. Einaudi, Torino 1997, pp. 785-831 Vai al testo digitalizzato
- Panero, Elisa, La città romana in Piemonte. Realtà e simbologia della “forma urbis” nella Cisalpina occidentale, Gribaudo, Cavallermaggiore 2000 , pp. 170-186
- Brecciaroli Taborelli, Luisa - Gabucci, Ada, Le mura e il teatro di Augusta Taurinorum: sequenze stratigrafiche e dati cronologici, in Luisa Brecciaroli Taborelli (a cura di), Forme e tempi dell’urbanizzazione nella Cisalpina (II secolo a.C. – I secolo d.C.). Atti delle Giornate di studio, Torino 4-6 maggio 2006, All’Insegna del giglio, Firenze 2007, pp. 243-259
- Franzoni, Claudio, Le mura di Torino: riuso e "potenza delle tradizioni", in Castelnuovo, Enrico - Pagella, Enrica (a cura di), Torino: prima capitale d'Italia, Istituto della Enciclopedia italiana, Roma 2010, pp. 13-22
Sitografia
Fonti Archivistiche
- Biblioteca Reale di Torino (BRT), Incisioni, III 16
Fototeca
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Ente Responsabile
- Mostra Torino: storia di una città
- Soprintendenza per i Beni Archeologici del Piemonte e del Museo Antichità Egizie