Villa de Col, già Vigna il Gonetti
E' posta su un promontorio in una zona dove le vigne si accalcano quasi a formare una piccola borgata. Nel passato, ricordano i vecchi proprietari a Elisa Gribaudi Rossi, avveniva un nutrito scambio di visite tra vigna e vigna, e di domenica la cappella dell'attuale Villa De Col radunava tutti per la messa, come fosse la parrocchia di un paesino di villeggiatura; dopo la funzione religiosa ci si tratteneva nel giardino della vigna per un caffè e facendo progetti per la giornata festiva.
La villa ha la conformazione tipica della villa secentesca, alta, quadrata, al centro di una spaziosa spianata.
La Gribaudi Rossi, che visitò la villa negli anni '70 , ci descrive l'interno, che è occupato nella parte di ponente da piccole stanze, mentre nella parte di levante si trova il salone secentesco, uno dei pochissimi a doppia altezza che si trovi sulla collina; la ricchezza del locale sta nel soffitto cassettonato policromo con nodi Savoia e gigli di Francia e nelle pareti con busti in gesso di filosofi e poeti. Sulla parete a nord si trova uno stemma di grandi proporzioni, probabilmente di una famiglia savoiarda. Potrebbe indicare la famiglia savoiarda Gonnet, vissuta in Torino tra la fine del XVI e parte del XVII e probabile proprietaria della villa nel '600. La parete a sud è occupata da un grande camino barocco sormontato dal ritratto affrescato di un giovane di altissimo lignaggio con corazza e collari dell'Annunziata e dei Santi Maurizio e Lazzaro: è l'erede al trono, il futuro Carlo Emanuele II. In questa sala e in altre stanze sono presenti gli stemmi dei genitori, Vittorio Amedeo I e Cristina di Francia.
L'appartenenza di questa vigna ai principi di Piemonte va collocata tra il 1620, anno della venuta in Torino di Cristina, prima Madama Reale e probabilmente il 1630, anno in cui Vittorio Amedeo I, salito al trono, non avrebbe più collocato in villa l'arma della sua Casa con il distintivo di principe ereditario, il Principe di Piemonte.
Dopo la morte di Vittorio Amedeo I (1637), Cristina lasciò il Gonetti per villeggiare prima in Valsalice accanto alla vigna Sammamrtino del suo favorito Filippo d'Agliè, poi, terminata la guerra dei cognati, fece edificare la vigna di San Vito, (1648), che fu detta di Madama Reale e poi villa Abegg.
Nel 1791 il Grossi assegna la proprietà all'avvocato Carlo Ludovico Pansoya «de' sig . Decurioni di questa Città», famiglia proprietaria fin dal 1746 come risulta dai documenti della Curia e che conservarono la vigna fino al 1805, quando passò ai Romagnano di Virle.
Seguirono fino al 1850 nella proprietà i Provana del Sabbione e poi Saverio Ferrero di Buriasco.
Dal 1850 al 1880 fu luogo di villeggiatura per la famiglia Vegezzi, poi per i Pantaleone ed infine per i De Col.
Durante i lavori di restauro e grazie alle ricerche di un gruppo speleologico condotte nei sotterranei della villa, sono stati trovati busti e statue che testimoniano l'importanza della vigna.
Note
Da Politecnico di Torino Dipartimento Casa-Città, Beni culturali ambientali nel Comune di Torino, Società degli Ingegneri e degli Architetti in Torino, Torino 1984:
VILLA DE COL, GIÀ VIGNA IL GONETTI
Strada Comunale di Fenestrelle 64, Strada d'Harcourt 19
Vigna.
Edificio di valore storico-artistico conserva nella struttura interna salone bipiano e arredi fissi del XVII, nelle facciate elementi di riplasmazione sette-ottocentesche. I vasti giardini su «artefatto piano» le essenze rare concorrono alla connotazione della Strada di Fenestrelle.
La villa seicentesca, è ricordata come una delle prime residenze dei Savoia sulla collina di Torino. Sino al 1746, data in cui la vigna è proprietà dei Pansoya, non si hanno documenti precisi, rimane comunque leggibile nella struttura interna del salone bipiano l'impianto della prima metà del Seicento. Il Grossi menziona il complesso come «villa e vigna […] Il Gonetti». L'edificio principale a blocco affacciato su artefatto piano consolida la sua forma volumetrica nel Settecento e nell'Ottocento. In quest'ultima fase la facciata viene integrata a levante sull'asse di un antico viale di olmi con un portico su colonne. L'ultimo intervento edilizio data al primo quarto del Novecento.
A. GROSSI. 1791. p. 92-93: PLAN GEOML7RIQUE […]. 1805; [Catasto RABBINI]. 1866. fol. XXIV; E. GRIBAUDO ROSSI, 1975. pp. 164-168.
Tavola: 43