Selezione di fossili di molluschi marini tipici della Formazione delle Argille Azzurre. Fotografia di Piero Damarco, 2009, su gentile concessione dell'autore.
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5-2,5 milioni di anni fa Emersione della collina torinese dal mare piemontese
L’inizio dell’evoluzione del territorio già definibile come ‘piemontese’ fotografa la presenza di un mare ‘antico’, residuo dell’oceano Tetide che nel lontano Mesozoico separava le aree continentali boreali (Laurasia) da quelle australi (Gondwana). La dinamica della crosta terrestre nel tempo (decine di milioni di anni) aveva progressivamente ridotto tale spazio oceanico, a seguito della traslazione verso nord della placca continentale africana, sino a farla collidere con la placca continentale sud-europea e di conseguenza a formare la catena alpina. Si isolò quindi un mare interno che poco prima di 5 milioni di anni fa, si configurò nel Mediterraneo attuale. Esisteva allora un ‘golfo padano’ il cui fondale, proseguendo la dinamica compressiva della crosta terrestre, subì un progressivo sollevamento sino a determinare il ritiro del mare verso gli attuali confini adriatici. La collina di Torino, espressione superficiale di tale dinamica compressiva della crosta terrestre, comincia a quel tempo a emergere al centro dell’estremo occidentale del golfo padano. Essa è contornata da un mare subtropicale che va progressivamente assottigliandosi, sino alla definitiva emersione del fondale e all’instaurarsi di ambienti continentali (tipo Maremma) intorno a 3 milioni di anni fa.
Giulio Pavia
(per saperne di più visita la Mostra Torino: Storia di una città http://www.museotorino.it/site/exhibitions/history/room/1)
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Le Argille Azzurre lungo la Stura di Demonte
Le Argille Azzurre sono depositi fangosi che rappresentano le tracce del Mare Piemontese profondo.
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I molluschi fossili marini delle Argille Azzurre
Le Argille Azzurre e i loro fossili sono indicativi di profondità marine superiori ai 100 m.
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Le balene del mare pliocenico in Piemonte
Nel 1959, in occasione dello scavo di una trincea per l’acquedotto in frazione Valmontasca di Vigliano d’Asti, fu intercettato lo scheletro pressoché intero di un cetaceo di circa 8 m di lunghezza, la Balaenoptera acutirostrata di Valmontasca.
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I giganti marini del Pliocene nel Mare Piemontese
Nei sedimenti pliocenici dell’Astigiano si rinvengono occasionalmente parti scheletriche di vertebrati marini, tra cui squali, balenottere e delfini.
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Formazione delle Sabbie di Asti: deposito di mare superficiale
È nota in campo internazionale la tipica successione di depositi sabbiosi dell'Astigiano e il suo ricco contenuto fossilifero. Da esso prende nome l'Astiano, noto come intervallo cronologico del Pliocene Sudeuropeo.
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I fossili di mare medio-alto delle Sabbie di Asti
Nelle Sabbie di Asti si trovano accumulate in uno strato di alcuni metri di spessore i caratteristici bivalvi Isognomon maxillatus.
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I fossili di mare poco profondo delle Sabbie di Asti
Nelle sabbie di Asti sono state rinvenute centinaia di specie di molluschi tra cui domina per quantità la paleocomunità del bivalve Glycymeris insubrica.
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Il Mare Piemontese nel Pliocene
Per tutto il Pliocene Inferiore, fra 5,5 e 3 milioni di anni fa, la parte centrale del territorio piemontese era bagnata dal mare che ricopriva la pianura “protopadana”, tra i rilievi delle Langhe e il sistema alpino.
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