Scheda: Luogo - Tipo: Edifici

Cascina Roccafranca

La cascina Roccafranca è di origine seicentesca. Era conosciuta, fino al 1734, come cascina Balard o Ballard in onore del suo proprietario, Gian Domenico Ballardi, che in quell’anno fu investito del titolo di conte di Roccafranca. Oggi è sede di un centro culturale e dell’Ecomuseo Urbano della Circoscrizione 2.

 


VIA PAOLO GAIDANO 76

Notizie dal: XVII Sec. (1600-1699)
la cascina è proprietà della Compagnia della Concezione

Ampliamento: XIX Sec. (1800-1899)
inizio secolo

Ampliamento: 1866

Trasformazione: 2002
la cascina viene acquisita dal Comune di Torino

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La cascina, di origine seicentesca, fu venduta dalla Compagnia della Concezione al signor Lorenzo Ballard nel 1689. Da quel momento fu denominata Cascina Balard o Ballard fino al 1734, anno in cui, il 26 marzo, Gian Domenico Ballardi veniva investito del titolo di “conte di Roccafranca” e di conseguenza i suoi possedimenti ne trassero il nome. Il feudo comprendeva le terre del Gerbido comprese tra gli attuali corso Orbassano, via Tirreno, via Arbe, via Veglia, strada del Barocchio, fino ai confini comunali di Grugliasco e Beinasco.

Nella Carta della Montagna (1694-1703), la “Cassina Belarde” è rilevata come edificio rurale a corte chiusa con planimetria ad “L”. In quel periodo la cascina era accessibile attraverso un portale d’ingresso alla corte dove si affacciavano i fabbricati rustici, le stalle, i fienili e l’abitazione civile. Nella Carta Topografica della Caccia del 1762, la cascina viene rilevata come Rocca Franca, ma l’impianto planimetrico rimane invariato. Di fronte al Rocca Franca vi è la Bertat, oggi conosciuta come cascina Anselmetti. Nel 1790 l’architetto Amedeo Grossi la descrive come “cascina dell’illustrissimo signor Conte di Roccafranca situata alla destra della strada d’Orbassano, e lungo la strada, che tende al Gerbo vicino all’Anselmetti, lungi due miglia e mezzo da Torino”.

Un ampliamento si registra nei primi anni del XIX secolo, quando l’impianto planimetrico diviene a “C” con l’edificazione di una nuova manica. Tale trasformazione è visibile nella Mappa Napoleonica del 1805, dove la cascina è denominata Ferme Rocafranca.

Nel 1820, nel Catasto particellare Gatti, la proprietà risulta composta dalle case rustiche, dal cortile, da orti, campi e prati adiacenti alla cascina. Successivamente, il geometra Antonio Rabbini nella Topografia della città e del territorio di Torino del 1840, ne attesta la proprietà alla baronessa Chionio che ne ampliò ulteriormente la struttura, come si può leggere dalle Mappe del Catasto Rabbini del 1866.

Negli anni ’30 dello scorso secolo il Roccafranca era abitato da alcuni lavoratori delle principali fabbriche torinesi, come la FIAT e la Lancia, e durante l’inverno anche da pastori che scendevano dalle montagne. Durante i bombardamenti del secondo conflitto mondiale, in data imprecisata, la cascina è stata lievemente danneggiata.

Nel corso degli anni ’70 lo sviluppo residenziale ha privato la cascina di molti terreni decretandone l’abbandono.

Nel 2002 la cascina Roccafranca è stata acquistata dal Comune di Torino ed è stata oggetto di importanti interventi di recupero e riqualificazione nell’ambito del programma dell’Unione Europea Urban 2. Oggi è sede di un centro culturale dove trovano spazio diverse attività culturali e sociali, tra cui l’Ecomuseo Urbano della Circoscrizione 2. Il recupero della cascina ha consentito, oltre alla conservazione degli ambienti storici, l’integrazione di alcuni spazi con strutture e tecniche e materiali innovativi.

Un rilevante valore storico architettonico assume la villa che, con il suo impianto seicentesco a tre elevazioni fuori terra, svetta dai corpi bassi dei rustici. Tale connotazione è testimoniata dalla presenza di diversi elementi architettonici leggibili nella facciata verso la corte, tra cui le aperture ad oculo dell’ultimo ordine.

 

Note

Da Politecnico di Torino Dipartimento Casa-Città, Beni culturali ambientali nel Comune di Torino, Società degli Ingegneri e degli Architetti in Torino, Torino 1984:
IL ROCCAFRANCA
Via Gaidano 76

Cascina di pianura.
Edificio rurale di valore ambientale e documentario, significativo esempio di cascina di pianura, ora inserita nel costruito, con uso residenziale-artigianale.
Edificio risalente alla prima metà del Seicento, si hanno notizie della sua vendita ai Ballard nel 1689. Nel 1734 Domenico Ballard è investito con il titolo comitale di Roccafranca. Nel 1790 il Grossi la censisce in proprietà della stessa famiglia.

A. GROSSI, 1790; CARTA COROGRAFICA DIMOSTRATIVA [...], 1791; [Catasto RABBINI], 1866; E. GRIBAUDI ROSSI, 1970; M.G D'APRA, C. RONCHETTA, 1975; R. ROBATTINO, M. SCANSELLI, 1981.
Tavola: 64

Fonti Archivistiche

  • La Marchia , Carte de la Montagne de Turin avec l’etendue de la pleine dépuis le Sangon jusqu’a la Sture, 1694 – 1703, Archivio di Stato di Torino, Sezione Corte, Carte topografiche per A e B, Torino, Torino 14
  • Amedeo Grossi, Carta Corografica dimostrativa del territorio della Città di Torino, 1791, Archivio Storico della Città di Torino, Collezione Simeom, SIM D1800
  • Mappa primitiva Napoleonica, 1805, Archivio Storico della Città di Torino, CAN, Sezioni 1-70
  • Plan Geomêtrique de la Commune de Turin, 1805, Archivio di Stato di Torino, Sezioni Riunite, Catasti, Catasto Francese, Allegato A, Mappe del Catasto Francese, Circondario di Torino, Mandamento di Torino, Torino
  • Andrea Gatti, Catasto Gatti, 1820-1830, Archivio Storico della Città di Torino, CAG, sez. 23
  • Antonio Rabbini, Mappa originale del Comune di Torino, 1866, Archivio di Stato di Torino, Sezioni Riunite, Catasti, Catasto Rabbini, Circondario di Torino, Mappe, distribuzione dei fogli di mappa e linea territoriale, Torino
  • Istituto Geografico Militare, Carta IGM, 1911, Archivio Storico della Città di Torino, Collezione Simeom, SIM D135
  • ASCT, Fondo danni di guerra, inv. 2378, cart. 47, fasc. 3, n. ord. 8

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  • MuseoTorino
  • Museo Diffuso della Resistenza della Deportazione della Guerra dei Diritti e della Libertà