Museo Scolastico
I primi musei scolastici erano spesso basati su collezioni costituite da oggetti di uso comune, con funzione di supporto alla comprensione della lezione.
Nati nella seconda metà dell'Ottocento come supporto alla didattica in classe, i musei scolastici fungevano da perfetto corollario alle prescrizioni dell'insegnamento oggettivo che poneva al centro dell'apprendimento l'utilizzo dei cinque sensi e il ricorso all'osservazione e all'esperienza diretta.
Quello che era chiamato museo scolastico era quindi una stanza all'interno della scuola ove venivano raccolti oggetti comuni con funzione di supporto alla comprensione delle lezioni. Talvolta, nell'accezione proposta da Rosa Agazzi[1], i materiali del museo potevano essere costruiti anche con l'aiuto degli alunni stessi.
Consuetudine già francese, gli edifici scolastici venivano dunque progettati con appositi locali destinati al museo, come testimoniano le scuole torinesi Casati, Battisti, Margherita di Savoia, Umberto I, Vittorio Amedeo II, Duca d'Aosta e Duca Abruzzi, Gabelli, Manzoni, Ricardi di Netro, Parini.
Con i programmi scolastici del 1888 il valore didattico dei musei scolastici e dei suoi oggetti da usare durante la “lezione di cose” viene ancor più sottolineato, tanto che alcune case produttrici di materiale scolastico quali Paravia, Mondadori, Vallardi e La Scuola progettano appositi armadi (che talvolta, a seconda delle possibilità economiche della scuola, si riducono a più modeste scatole) contenenti gli oggetti che costituiscono il museo scolastico (ad esempio minerali o collezioni di modellini di insetti, etc).
Nel corso degli anni si è andata creando una confusione tra il termine museo scolastico e museo della scuola inteso nell'accezione di “museo pedagogico”: quest'ultimo, nato anch'esso nella seconda metà dell'Ottocento come emanazione del Ministero della Pubblica Istruzione, era un luogo di aggiornamento per insegnanti, di studio comparato di manuali e strumenti didattici internazionali, sede di conferenze e scambi.
Un secondo elemento da sottolineare è il cambiamento del significato di museo scolastico avvenuto nel tempo: mentre alle sue origini esso conteneva, come si è detto, oggetti di uso comune, legati alla vita quotidiana e alla spiegazione delle lezioni, a partire dalla seconda metà del Novecento ha raccolto al suo interno materiali didattici storici e non più contemporanei, divenendo oggi testimone della storia della scuola.
La qualità dei musei delle scuole torinesi appare in passato controverso: nel 1905 la relazione al sindaco Frola da parte dell'allora direttore generale delle scuole comunali Ambrosini magnifica la ricchezza dei supporti didattici, specificando che tra i musei di scuole urbane il più ricco è quello della scuola Aurora (oggi scuola Parini), diligentemente ordinato e conservato dal direttore della scuola stessa e che “contiene tra le altre cose la storia oggettiva di parecchie industrie di Torino e del Piemonte”[2]. Ma solo un anno più tardi un intervento del consigliere Balsamo Crivelli alla seduta del Consiglio Comunale del 26 aprile 1906 afferma che le scuole di Torino nella realtà non sono fornite di veri e propri musei scolastici ma “vi sono qua e là delle incomplete raccolte di oggetti, dovuti alla generosità dei privati che il più delle volte avranno forse bisogno di liberare la casa dalle cianfrusaglie”.
Non resta grande traccia oggi dei materiali conservati nei musei scolastici torinesi ottocenteschi e primo-novecenteschi, mentre ben più ampia è la documentazione reperibile di supporti didattici degli anni Cinquanta e Sessanta conservati ancora oggi nelle scuole. Di contro in anni recenti al museo scolastico viene dedicata una rinnovata e ampia attenzione, grazie all'impegno di molte scuole che hanno svolto ricerche sulla storia del proprio istituto e, anche attraverso mostre e talvolta anche stanze dedicate in maniera permanente, hanno valorizzato i loro materiali didattici di interesse storico.
Note
1. Rosa Agazzi, Come intendo il museo didattico nell’educazione dell’infanzia e della fanciullezza, Brescia, Queriniana, 1923.
2. Città di Torino, istruzione pubblica. Relazione del direttore generale delle scuole comunali, Torino, Tipografia Vassallo, 1905.
Bibliografia
- Pietro Bauselli, La scuola pratica, ovvero Cento e piu lezioni di cose per le scuole elementari dettate a metodo intuitivo e seguite da un prospetto nominativo dei principali oggetti necessari alla formazione del museo scolastico, Tip. e lit. Camilla e Bertolero, Torino 1883
- Del miglior modo di prepararsi da se' e coll'aiuto dei fanciulli un Museo pedagogico, proposto da un r. Ispettore scolastico, Tip. Contini Carlo, Casalmaggiore 1888
- Alberto Giacalone Patti, Perché un museo scolastico?: lettera pedagogica, proprietà letteraria dell'autore 1889
- Il metodo intuitivo ed il museo scolastico: monitore dei comuni, delle scuole e delle famiglie , Tip. lit. Toffaloni, Torino 1895
- Città di Torino, istruzione pubblica. Relazione del direttore generale delle scuole comunali, Tipografia Vassallo, Torino 1905
- Rosa Agazzi, Come intendo il museo didattico nell'educazione dell'infanzia e della fanciullezza, Queriniana, Brescia 1923
- Kannès, Gianluca, Gabinetti e musei scolastici scientifici in Piemonte, in Cilli, Cristina - Malerba, Giancarla - Giacobini, Giacomo (a cura di), Il patrimonio della scienza. Le collezioni di interesse storico. Atti del XIV congresso ANMS (Torino, 10-12 novembre 2004), Associazione nazionale musei scientifici, Torino 2008, pp. 297-304
Luoghi correlati
Ente Responsabile
- Fondazione Tancredi di Barolo