Circoscrizione 6, Regio Parco - Barriera di Milano - Falchera - Rebaudengo - Barca-Bertolla - Villaretto
La VI Circoscrizione si sviluppa nella zona nord ed è la più estesa e popolosa della città. Negli ultimi cento anni ha visto molte trasformazioni: dall’industrializzazione di inizio ‘900, all’attuale progetto di rigenerazione urbana Barriera C’entro.
1. La Circoscrizione
Il Territorio della VI Circoscrizione copre un'area di 22,20 km quadrati; si sviluppa nella zona nord ed è il più esteso e tra i più popolosi della città (106.578 ab. al 15/10/2009¹). Esso ha subito, nel corso degli ultimi cento anni, molte trasformazioni: dalla prima immigrazione del novecento all’industrializzazione e alla successiva deindustrializzazione, fino all’attuale progetto di rigenerazione urbana Barriera C’entro. Tale progetto urbano, con il tracciato della Linea 2 della Metropolitana e la trasformazione di circa un milione di metri quadri di aree dismesse in nuovi edifici e spazi verdi, cambierà il volto dell’intera area nord (Spina 4, Sempione-Gottardo, Scalo Vanchiglia). La Circoscrizione è costituita da quartieri molto diversi tra loro per storia, tipologia e caratteristiche storico culturali.
L'area della Circoscrizione è compresa tra a est: fiume Po e corso Regio Parco; a sud: corso Novara e, in prosecuzione, corso Vigevano sino a via Stradella; a ovest: dall’asse FF.SS. Torino-Venezia sino al ponte sul torrente Stura di Lanzo e poi lungo la Stura sino ai confini dei comuni di Borgaro e Venaria; a nord: sino ai confini coi comuni di San Mauro e Settimo Torinese.
2. Barriera di Milano
Primo insediamento al di là della cinta daziaria verso Milano, fu uno dei simboli dello sviluppo industriale di Torino tra il XIX ed il XX secolo.
Data la prossimità di grandi stabilimenti industriali (Fiat Grandi Motori, Officine Metallurgiche, Barone, Filatura Tollegno, Manifattura Tabacchi ed altri), il quartiere ebbe un notevole afflusso di immigrati già a partire da fine Ottocento. Fu conseguente roccaforte del movimento operaio e fu fulcro del flusso migratorio degli anni Cinquanta-Settanta del Novecento, arrivando presto ad una saturazione urbanistica e alla lacerazione del tessuto socio culturale.
La deindustrializzazione, con la riconversione degli edifici industriali per il terziario e per le attività commerciali, nonché una ulteriore immigrazione, questa volta straniera, hanno ulteriormente modificato il volto del quartiere.
Ad oggi è il quartiere di gran lunga più popoloso della Circoscrizione, raccogliendone quasi la metà dei residenti complessivi ed è composto dai borghi Monte Bianco e Monterosa.
3. Regio Parco
Prende nome dal fatto che nel XVI secolo tutto il suo territorio fu adibito a parco dai Savoia. Al suo interno venne in seguito costruita la Reggia del Viboccone danneggiata nel corso dei due assedi francesi del 1640 e del 1706 e quindi abbandonata. Nel XIX secolo l’area era ancora un susseguirsi di campi e pascoli, interrotto solo dalle cascine Ariale, Falchera, Verdina e Casotto. Il primo nucleo abitato, Le Maddalene, sorse in prossimità dello stabilimento della Manifattura Tabacchi. La Manifattura venne costruita a partire dal 1768 sull’area della Reggia e per decenni fu uno dei maggiori stabilimenti industriali in città cessando definitivamente l’attività produttiva solo nel 1996.
Nel 1880 fu costruito l'asilo Umberto I, nel 1882 il primo nucleo della scuola elementare Giuseppe Cesare Abba e nel 1889 la Chiesa di San Gaetano da Thiene.
Diverse trasformazioni urbanistiche si susseguono anche all'inizio del Novecento, con l'ampliamento della cinta daziaria fino a piazza Rebaudengo e la creazione di una fitta rete viaria, dalla quale emerse per importanza via Bologna, nodo strategico nei collegamenti fra la città ed il borgo.
Nell’area è presente anche il quartiere ERP che si sviluppò negli anni Sessanta intorno a corso Taranto.
Nel quartiere, in via San Gaetano da Tiene 6, è presente il Centro di Interpretazione circoscrizionale dell’Ecomuseo Urbano.
4. Rebaudengo
Si sviluppa fuori dalla seconda cinta daziaria del 1912 e deve il proprio nome all’Opera Salesiana costruita negli anni trenta grazie alla donazione del conte Eugenio Rebaudengo.
L’impianto urbanistico del quartiere si sviluppa soprattutto negli anni Sessanta e Settanta.
Nelle immediate vicinanze sull’asse di corso Giulio Cesare, ma oltre la Stura, sorge il borgo di Pietra Alta, nato per rispondere all’ulteriore crescita demografica degli anni Ottanta.
5. Bertolla
Si estende in prossimità del confine con il comune di San Mauro. Grazie alla presenza di numerosi corsi d’acqua nelle vicinanze, divenne il borgo dei lavandai della città. Il primo nucleo si trasferì attorno al 1872, quando - per far posto ai Murazzi - si iniziarono le demolizioni del borgo del Meschino. In seguito ad un ordinanza comunale del 1935 - che vietò di sciorinare i panni lungo i fiumi cittadini - tutti i lavandai torinesi si trasferirono verso San Mauro e Bertolla. Si lavò a mano fino al dopoguerra, ma nonostante la diffusione delle macchine per lavare, i lavandai di Bertolla continuarono ad andare nelle case della città a ritirare la biancheria sino a pochi anni fa. Oggi in strada Bertolla 113 si trova il “Museo dei Lavandai”, che raccoglie la memoria di questo recente passato.
6. Barca
Si sviluppa verso i confini con Settimo; il suo nome è dovuto all’antica presenza nell’area di barcaioli e traghettatori prima della costruzione del ponte Amedeo VIII.
La struttura urbanistica del quartiere è molto varia ed articolata su più borgate (Scarafiotti, Biasoni e Baraccone), con la presenza di case basse, palazzi, cascine, capannoni industriali, piccole aziende, laboratori artigiani ed officine.
Su Strada Settimo si trova l’Abbadia di Stura, risalente al 1146 rappresenta la costruzione più antica della Circoscrizione.
7. Falchera
Era sino al 1950 interamente agricola, occupata prevalentemente dalle pertinenze dalla cascina dei fratelli Falchero, in strada Cuorgnè, oggi sede di un centro di educazione ambientale della Città. Vi era poi un osteria per carrettieri in transito per il Canavese.
Nel 1951 un gruppo di architetti, diretti da Giovanni Astengo, presentò un progetto urbanistico di edilizia popolare che prendeva a modello gli insediamenti rurali quasi tutti con pianta a "U" aperta a sud. L'insediamento avvenne tra il 1954 ed il 1961. Agli inizi degli anni Settanta fu costruita Falchera 2, comunemente denominata "Falchera Nuova", in prosecuzione geografica, ma separata dal primo insediamento. Questi due nuclei urbani, pur distaccati, costituiscono parte integrante del quartiere ed insieme hanno una propria identità perché ad oggi non sono ancora stati inglobati nel tessuto urbano della metropoli torinese.
8. Villaretto
Situato già dal 1500 al confine con il comune di Borgaro, si trova al centro di un vasto territorio agricolo. Durante l'assedio di Torino nel 1706, il Villaretto fu occupato dai francesi e subì gravi danni, ma venne subito ricostruito. Nel 1733 divenne feudo dei Tana che assunsero il titolo di "Marchesi di Villaretto e Cascinette"; quest'ultima borgata fu abbattuta per edificare gli stabilimenti Fiat in Lungo Stura Lazio.
La frazione è ancora oggi ricordata sopratutto per i mulini che per secoli, unitamente a quelli situati lungo le sponde del Po e della Dora, macinarono il grano necessario alla città di Torino. Questa zona oggi è circondata da fabbriche e da nuovi insediamenti residenziali.
Note
¹ Fonte: “Guida ai servizi della Circoscrizione 6”.
Bibliografia
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Sitografia
Fonti Archivistiche
- Archivio Ecomuseo Urbano Circoscrizione 6
- Archivio Museo dei Lavandai
- Archivio Ass. Culturale “Officina della Memoria”
Fototeca
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Ente Responsabile
- Circoscrizione 6