Antifascismo
L'insofferenza nei confronti del regime fascista fu espressa in particolare da partiti e gruppi costituitisi clandestinamente.
Varie furono a Torino le forme d’opposizione al regime: lo scontento degli operai per le condizioni di vita, l’opposizione degli industriali alle politiche economiche, il "fastidio" di parte della borghesia e infine l’opposizione politica vera e propria.
Sino al 1925 le forze politiche locali cercarono d’opporsi al fascismo con strumenti democratici, per poi ricorrere a iniziative clandestine quali riunioni e volantinaggi. Solo il Partito Comunista, di cui numerosi esponenti di primo piano erano torinesi, arrivò preparato allo scioglimento delle forze politiche (1926); mentre per quanto riguarda le altre forze, Democratici e Socialisti riuscirono a riorganizzarsi solo dopo qualche anno, e Giustizia e Libertà iniziò la propria attività a partire dal 1930.
La strage del 18 dicembre 1922, con l'uccisione di undici esponenti della Camera del lavoro, fu l’esordio delle azioni violente in città. In seguito durissima fu la repressione, guidata da Ovra e Questura, e pesanti le sentenze del Tribunale speciale contro gli oppositori d’ogni credo politico, molti dei quali furono incarcerati e confinati.
Bibliografia
- Brunello Mantelli, L'antifascismo a Torino, in Nicola Tranfaglia (a cura di), Storia di Torino. Dalla Grande Guerra alla liberazione (1915-1945), VIII, Einaudi, Torino 1998, pp. 263-311
- Boccalatte, Luciano - D'Arrigo, Andrea - Maida, Bruno (a cura di), 38/45, una guida per la memoria. Luoghi della guerra e della Resistenza nella provincia di Torino, Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea "Giorgio Agosti" - Blu, Torino 2006