Le Leggi Siccardi e l’entrata di Cavour nel governo
Nel Regno Sardo vengono promulgate le leggi che prendono il nome dal guardasigilli Giuseppe Siccardi, che aboliscono i privilegi goduti fino ad allora dal clero cattolico. Alla fine del 1850 Cavour entra nel governo d’Azeglio.
La discussione alla Camera e al Senato delle Leggi Siccardi, presentate nel febbraio del 1850 dal gabinetto di Massimo d’Azeglio, suscita la netta opposizione della chiesa, espressa sia nelle assemblee politiche sia attraverso i giornali conservatori e cattolici. Le Leggi Siccardi allontanano i sostenitori di Cavour dalle posizioni più conservatrici di Menabrea e di Ottavio di Revel, dando coordinate più precise al gruppo del «centro-destra» nell’ambito della maggioranza che sostiene il governo Azeglio.
Aprile 1850, le Leggi Siccardi (cosiddette dal nome del Guardasigilli Giuseppe Siccardi), vengono approvate dal Parlamento. Le leggi, sanciscono il principio statutario dell’uguaglianza di tutti i regnicoli dinanzi alla legge, abolendo antichi privilegi come il foro ecclesiastico e il diritto d’asilo per le chiese e i conventi, uniformando la legislazione ecclesiastica del Regno di Sardegna a quella degli altri paesi cattolici del continente. Il sovrano le accetta malvolentieri, mettendo da parte le proprie convinzioni personali e, per una volta, i condizionamenti familiari, sempre pressanti sulle questioni religiose. Cavour invece le difende alla Camera con un celebre discorso, sostenendo che l’intrinseca forza delle riforme risiede nell’opportunità di cancellare gli antichi privilegi in tempi pacifici e non sotto la spinta di incontrollabili eventi rivoluzionari.
2 luglio 1850, con il discorso programmatico tenuto alla Camera dei deputati, Cavour compie un ulteriore passo verso una maggiore coesione delle diverse componenti del liberalismo, preannunciando il suo ingresso nel governo. Egli annuncia un ambizioso programma di riforme e l’applicazione concreta nella società della lettera dello Statuto
11 ottobre 1850, Cavour diviene ministro dell’Agricoltura, Commercio e Marina, subito affidando la direzione del “Risorgimento” a Michelangelo Castelli e vendendo i titoli industriali da lui posseduti per evitare eventuali accuse di speculazione. Tra le prime riforme attuate si annoverano l’introduzione della libera panificazione e i trattati commerciali stipulati con Belgio e Gran Bretagna.
Lo stesso giorno, su proposta del presidente del consiglio dei ministri Massimo d’Azeglio, il Re ordina che gli affari della Marina Militare e Mercantile siano staccati dal Ministero di Guerra e attribuiti allo stesso Ministero di Agricoltura e Commercio di cui ora Cavour è titolare.
Tra la fine del 1850 e la tarda primavera del 1851, si inaugura una successione serrata di accordi con Belgio, Francia, Germania (Zollverein).
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Ente Responsabile
- Museo Nazionale del Risorgimento Italiano di Torino