Scuole speciali e classi differenziali
Al centro del dibattito fin dall'inizio del Novecento, le scuole speciali e le classi differenziali vengono realizzate negli anni Sessanta, accogliendo alunni con disabilità fisiche, mentali o di apprendimento e socializzazione.
Il dibattito su «se convenga l’istituzione di classi speciali (tardi di mente, ripetenti, ecc) e come si potrebbero formare»¹ è già presente negli ultimi anni dell’Ottocento.
Il problema si pone in particolare per le classi prime, dove -denuncia l’insegnante Ada Tribaudino Francesia della scuola Valdocco– il numero dei ripetenti sfiora i due terzi degli alunni².
Nel 1900 si inaugura presso la scuola Aurora (attuale Parini) in via Ponte Mosca un'esperienza di “Classi speciali per fanciulli deficienti”. Anche in altre scuole torinesi, in particolare la Casati, si avviano esperienze di accoglienza e istruzione agli alunni “ritardati”, mentre parallelamente già tante specifiche realtà educative esistevano in città per i bambini ciechi, sordi o con altri problemi specifici.
Quando si parla di scuole speciali e classi differenziali ci si riferisce in particolare, però, alle leggi degli anni Sessanta che istituiscono queste realtà volte rispettivamente ad accogliere alunni con disabilità gravi o con più lievi difficoltà di apprendimento e socializzazione. La legge n. 1859 del 31 dicembre 1962 stabilisce infatti all’articolo 12 che “possono essere istituite classi differenziali per gli alunni disadattati scolastici”: esse possono avere un calendario speciale con appositi programmi e orari di insegnamento.
Cinque anni dopo, il DPR n. 1518 del 22 dicembre 1967, stabilisce che “soggetti che presentano anomalie o anormalità somato-psichiche che non consentono la regolare frequenza nelle scuole comuni e che abbisognano di particolare trattamento e assistenza medico-didattica sono indirizzati alle scuole speciali. I soggetti ipodotati intellettuali non gravi, disadattati ambientali, o soggetti con anomalie del comportamento, per i quali possa prevedersi il reinserimento nella scuola comune sono indirizzati alle classi differenziali”.
Torino in quegli anni affronta la forte immigrazione dal sud, con famiglie e alunni sradicati dal paese di origine e con difficoltà di integrazione: è facile immaginare l’alto numero di studenti inseriti nelle classi differenziali, che sorgono pressoché in tutte le sedi scolastiche.
Le classi speciali invece vengono accorpate, affidandosi all’esperienza della scuola Medico Pedagogica Padre Gemelli di Torino, aperta nel 1928 per l’educazione e il recupero di alunni con ritardo mentale.
A partire dal 1965 alla sede della scuola elementare Dogliotti, in via Bossoli, riconosciuta come scuola speciale, sono indirizzati tutti gli alunni che, per competenza territoriale, non spettano alla Padre Gemelli. La Dogliotti quindi accetta gli alunni con disagi mentali provenienti dalle scuole Vidari, Duca degli Abruzzi, Mazzini, Negri, Collodi, Re Umberto, Vittorino da Feltre, Pellico, Rayneri e Ina Case.
Gli alunni ricevono, in base alle loro possibilità di apprendimento, l’istruzione obbligatoria gratuita che, in queste scuole, dura almeno 10 anni, anche se la frequenza può essere protratta fino al ventunesimo anno di età “per i soggetti per i quali la preparazione professionale lasci prevedere una più completa riabilitazione”. Condotti a scuola grazie a un servizio pubblico comunale, i ragazzi seguono le lezioni dalle 9 alle 16.30, compreso il sabato dalle 9 alle 14. Gli alunni, suddivisi in classi che variano dalle sei alle dieci persone, sono seguiti da un'insegnante con specializzazione ortofrenica, che applica programmi personalizzati basati su educazione psicomotoria, educazione all’espressione, apprendimento attivo, educazione del carattere. I sistemi di apprendimento ricorrono in larga parte a forme laboratoriali in particolare di canto, ginnastica, disegno, lavoro manuale quale falegnameria, cartonaggio, tipografia e lavori domestici femminili. L’assistenza si estende anche in ambito extra-scolastico, attraverso visite domiciliari, supporto alla famiglia, organizzazione di centri estivi presso i locali della scuola, colonie estive e invernali, anche grazie al contributo del Patronato Scolastico.
Le classi speciali e differenziali vengono abolite con la nascita della figura dell’insegnante di sostegno, nel 1977, che favorisce l’integrazione in classe dell’alunno con disabilità.
Note
1. Direzione Generale delle Scuole, Questioni pedagogiche e didattiche trattate da insegnanti delle scuole municipali di Torino, Torino, Roux Frassati e C., 1898, pp. 140-150.
2. Ibidem.
Bibliografia
- Rosina Renaudo-Lupo, L'educazione dei deficienti nelle classi speciali di Torino, Lattes e C., Torino 1922
- Leopoldo Pogliani, Le scuole comunali di Torino. Origine e incremento, Vitali, Torino 1925
- Pier Luigi Dini, Classi differenziali e scuole speciali: ordinamento italiano e cenni di legislazione comparata, Armando, Roma 1966
- Carlo Garbero, La scuola medico-pedagogica Padre Agostino Gemelli di Torino, La Scuola Oggi, Torino 1967
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Ente Responsabile
- Fondazione Tancredi di Barolo