Opifici militari
Con lo spostamento della capitale a Firenze e poi a Roma, la città si vide costretta a convertire la propria economia in senso industriale e la produzione militare torinese, tra le più avanzate a livello europeo, non poterono che partecipare al processo in corso.
Dopo lo spostamento della capitale da Torino, a Firenze prima (1865) e a Roma poi (1871), cambiano le priorità della città: «l’avvio alla conversione produttiva in senso industriale era sembrata condizione implicita della pianificazione fisica e funzionale della città» (Comoli, p. 207). Negli anni Sessanta dell’Ottocento, la maggior parte delle officine erano collegate all’industria della guerra: l’Arsenale militare (che nel 1852 aveva preso il posto dello stabilimento distrutto dall’esplosione dei magazzini delle polveri) e la fonderia annessa, le fabbriche d’armi di Valdocco e Borgo Dora. «Le manifatture metallurgiche e siderurgiche torinesi per le armi pesanti e leggere sono all’epoca tra le lavorazioni tecnologicamente più avanzate sul mercato europeo» (Borasi, p. 174); tant’è che nel 1865 la maggior parte delle lavorazioni militari italiane, non solo l’industria delle armi, ma anche la produzione di contorno (equipaggiamento, vestiario, razioni alimentari), erano insediate a Torino. Al competitivo sviluppo tecnologico dell’Esercito Italiano sicuramente contribuirono, in questa fase, anche personalità di ingegno quali Luigi Federico Menabrea (scienziato, generale e politico, 1809-1896), Giovanni Castellazzi (ingegnere, architetto e generale, 1824-1876) e Giovanni Cavalli (inventore e generale, 1808-1897).
Le aree di insediamento
«Lo sviluppo industriale ha impresso tracce indelebili sul tessuto di Torino. La stretta correlazione tra assetto della città e realtà economica divenne evidente alla metà dell’Ottocento, quando opifici e ciminiere diventarono elementi caratterizzanti del paesaggio urbano. Ciò si manifestò in alcune aree periferiche, dove si concentrarono grandi fabbriche, ma anche in alcune zone adiacenti al centro […]».
È il caso di Borgo Dora, uno degli insediamenti produttivi più vitali della città fra negli anni trenta-quaranta dell’Ottocento, dove da secoli dominava il complesso dei Molassi, i mulini da grano più importanti di Torino e la Regia Polveriera. Con il piano regolatore del 1887 prese forma un tessuto misto di fabbriche e abitazioni, con alcuni grandi blocchi destinati solo alla produzione industriale, come quello del Gallettificio militare. Alcuni opifici e caserme, inoltre, furono costruiti su disegno di professionisti quali Pietro Fenoglio (1865-1927), Giuseppe Momo (1875-1940) ed Eugenio Mollino (1873-1953).
Il «Piano Unico Regolatore e d’Ampliamento» del 1906-1908 volle razionalizzare lo sfruttamento dei terreni al di fuori della cinta daziaria del 1853: non solo le industrie e i loro borghi operai, ma anche alcuni immobili dell’Esercito che si trovano già oltre la cinta furono così progettati ex novo.
Bibliografia
- Comoli Mandracci, Vera, Torino, Laterza, Roma - Bari 1983
- Borasi, Vincenzo, La presenza dei militari, in Bracco, Giuseppe - Comoli Mandracci, Vera (a cura di), Torino da capitale politica a capitale dell’industria. Il disegno della città (1850-1940), Vol. 1, Archivio storico della Città di Torino, Torino 2004, pp. 167-186
Sitografia
Fonti Archivistiche
- Archivio Storico della Città di Torino (ASCT), Serie 1 K, n. 13, f. 274 (1887).
- Archivio Storico della Città di Torino (ASCT), Deliberazioni Consiglio Comunale, 1904.
- Archivio Storico della Città di Torino (ASCT), Tipi e disegni, 64-6-6 (1908).
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