Rifugio - Rifugino
Sono luoghi frutto dell'opera caritativa dei Marchesi di Barolo nel campo dell'assistenza alle "giovani vittime della disoccupazione, dell'ignoranza e dell'egoismo", ancora oggi adibiti a scopi sociali o assistenziali.
Il Rifugio
La Marchesa Giulia di Barolo (1786-1864) nel settembre 1822 presenta al Primo Segretario di Stato per gli Interni la proposta di istituire una casa per "donne pentite", convinta che molte carcerate siano finite in prigione perché prive di mezzi onesti di sussistenza e sentano l'avvilimento in cui sono cadute. La proposta incontra il favore delle autorità che acquistano la casa individuata dalla Marchesa, la quale, usando il denaro della sua dote, vi attua gli interventi di ristrutturazione e adattamento perché sia luminosa, pratica e accogliente. L'istituzione di carità riceve le Regie Patenti di fondazione nel 1823 e viene denominata "Rifugio" perché posta sotto la protezione di Maria SS.ma "Refugium peccatorum". La sovrintendenza della casa è affidata ad una "signora nominata dal Re"; tale carica viene ricoperta dalla Barolo fino alla sua morte. Le ospiti imparano a leggere, scrivere e far di conto e sono occupate in un lavoro (tessitura, cucito, ricamo) il cui ricavato è utilizzato per due terzi per il loro mantenimento, mentre il rimanente è accantonato per divenirne la dote al momento dell'uscita. Fin dall'inizio viene stabilito che le ragazze possono lasciare il Rifugio solo quando hanno ritrovato sicurezza sufficiente ad affrontare onestamente la vita e sono in grado di mantenersi lavorando.
Il Rifugino
Poiché il numero delle ragazze ospitate al Rifugio aumenta velocemente (oltre 50 e con la prospettiva di arrivare presto a 120), nel marzo del 1830 i Marchesi, a loro spese, provvedono ad ampliare l'edificio, con approvazione e lodi delle autorità. La nuova casa, annessa al Rifugio, è finalizzata all'accoglienza delle ragazze in difficoltà e di età inferiore ai 15 anni e viene chiamata "Rifugino".
L'attuale utilizzo dei locali
L'Opera Pia Barolo, fondata dalla Marchesa per la gestione dei propri beni dopo la sua morte, ha ceduto per anni in uso al Comune i locali per l'accoglienza e la gestione amministrativa degli extracomunitari. Attualmente sono vuoti ed è in programma la cessione in uso per scopi sociali. Al fondo del giardino già contornato dai vari edifici, la parte della Chiesa del convento delle Maddalene non riservata alla clausura, ma alle funzioni per le ragazze ospitate, è stata concessa alla Chiesa Ortodossa Romena ed è diventata luogo di riunione per gran parte della sua comunità torinese.
Bibliografia
- Guidi, Guido, Le chiese di Torino danneggiate dalla guerra, in «Torino. Rivista mensile municipale», A. XXV, n. 8, agosto, 1949, Torino, pp. 9-15 Vai al testo digitalizzato
- Tago, Ave (a cura di), Giulia Colbert di Barolo madre dei poveri. Biografia documentata, Libreria editrice Vaticana, Città del Vaticano 2007
- Zoppelli, Giuseppe, L’opera assistenziale di Giulia e Tancredi di Barolo a Torino nell’Ottocento: carcerate, donne pentite e sorelle penitenti, Tesi di laurea, Università degli studi di Torino, Facoltà di Lettere e Filosofia, a.a. 1984/85
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- Associazione Volarte