L’università durante il periodo feliciano
In seguito ai moti del 1821 l’università viene chiusa per lunghi periodi e subisce un rigido controllo da parte delle autorità.
In seguito ai moti del 1821 l’Università di Torino viene chiusa per l’intero anno accademico 1821-1822 e oltre. Riaprirà definitivamente i battenti solo il 5 novembre 1823, sotto la reggenza dell’ultrareazionario censore Giambattista Viotti, membro dell’Amicizia cattolica e sostenitore dei gesuiti, a cui Carlo Felice affida l’incarico di dare nuovi regolamenti all’Università, basati sul principio che «l’irreligione e l’immoralità spingono a chiedere le riforme». Il Collegio delle Province è soppresso e verrà riaperto solo a partire dagli anni Quaranta.
Durante il periodo di chiusura dell’università, il governo si sarebbe occupato della sua riforma, emanando un nuovo regolamento (23 luglio 1822) in senso decisamente restrittivo e volto al controllo capillare della vita e della disciplina studentesca.
27 dicembre 1822, decretata l’istituzione a Torino di un reale collegio-convitto per 60 giovani nella casa della regia università detta di S. Francesco da Paola
Grazie all’appoggio del Viotti, i gesuiti ottengono la direzione delle scuole di latino di San Francesco da Paola e del Carmine, oltre che dei collegi universitari.
Nel 1825 al Viotti succede Gian Carlo Brignole; i gesuiti continuano ad essere la componente dominante degli studi.
Luoghi correlati
Ente Responsabile
- Museo Nazionale del Risorgimento Italiano di Torino