Carceri giudiziarie dette Le Nuove
Il carcere giudiziario di Torino fu realizzato tra il 1862 e il 1870. Le carceri giudiziarie furono colpite dal bombardamento del 20 novembre 1942. Luogo di reclusione, durante il fascismo, per gli oppositori del regime, la struttura carceraria fu trasformata dopo il 1945 e utilizzata fino al 2005.
1. Storia dell'edificio
Il carcere giudiziario di Torino, situato lungo corso Vittorio Emanuele II, fu realizzato tra il 1862 e il 1870, su progetto dell’architetto Giuseppe Polani, in un’area allora deputata ai grandi servizi per la città: in prossimità delle Nuove sorsero infatti le nuove officine delle ferrovie dell’Alta Italia (OGR). Sorsero, inoltre, il mattatoio, il foro boario, il panificio militare e le caserme, oggi non più esistenti.
Concepite come carceri a isolamento totale, Le Nuove furono impostate su uno schema a doppia croce, derivato dal sistema panopticon (una struttura centrale dalla quale si dipartono i bracci che ospitano le celle, in modo tale da consentire il controllo contemporaneo di ogni corridoio). Le celle erano 648, di dimensioni 4x2 o 2,6x3 metri, ognuna illuminata da una finestra posta a 2,10 metri dal pavimento, a forma di “bocca di lupo” pensata per vedere soltanto il cielo. Il complesso è circondato da due muri alti 5 metri, con quattro torricelle, tredici bracci, sei cortili per il passeggio e due cappelle, una per gli uomini e l'altra per le donne.
Durante il fascismo le carceri divennero luogo di detenzione e tortura di migliaia di uomini e donne (in qualche caso anche di bambini) che, in seguito all’alleanza dell’Italia alla Germania, nella maggior parte dei casi furono mandati nei campi di lavoro e sterminio nazisti. Il 26 luglio 1943, quando si diffuse la notizia della caduta del regime fascista, militanti comunisti usciti dalla clandestinità si diressero alle carceri per reclamare la liberazione dei detenuti politici. Con un autocarro fu sfondato il portone, la folla invase il cortile interno e furono liberati circa 500 detenuti.
Dopo l'8 settembre 1943 la repressione fascista e tedesca, la legge imposta dall'occupante, l'arbitrio degli arresti e delle razzie condussero in carcere nuovi soggetti: operai arrestati dopo gli scioperi, ebrei in attesa della deportazione, partigiani, renitenti alla leva e cittadini incappati in una retata.
Un braccio, il primo, era gestito direttamente dai tedeschi. Il 7 aprile 1944 vi morì, dopo inumane torture, Emanuele Artom, giovane partigiano ebreo, commissario politico della V Divisione Giustizia e Libertà. Dopo il 1945 la struttura fu trasformata per adeguarla alle nuove norme giudiziarie. Utilizzate fino al 2005 e considerate come complesso di grande valore storico-architettonico, Le Nuove sono oggi al centro di un progetto di recupero e una parte dell’edificio è stata musealizzata. L’intervento prevede, inoltre, la rifunzionalizzazione dell’edificio per insediarvi gli uffici del Tribunale di Sorveglianza, dei Giudici di Pace, del Nucleo Intercettazioni Telefoniche e degli Ufficiali Giudiziari.
2. Bombardamenti
Il bombardamento notturno del 1942 ad opera della RAF, con bombe di grosso e grossissimo calibro, colpì le carceri Nuove causando gravi danni: distruzione di parte del fabbricato, grave sinistramento di una manica e danni agli interni, causati da bomba dirompente. Nel novembre 1945 risultavano già concluse opere di ripristino.
Note
Da Politecnico di Torino Dipartimento Casa-Città, Beni culturali ambientali nel Comune di Torino, Società degli Ingegneri e degli Architetti in Torino, Torino 1984:
«LE NUOVE»
Corso Vittorio Emanuele II 127
Carceri Giudiziarie.
Edificio di valore documentario, significativo esempio di edilizia carceraria di metà Ottocento, strutturante una specifica parte di città progettata per attrezzature di servizio.
Il concorso per il carcere di Torino fu indetto nel 1857 e venne vinto dall'arch. Giuseppe Polani che dal 1857 al 1861 presentò vari progetti di massima. L'esecuzione avvenne tra 1862 e 1870. Il progetto è impostato sullo schema a doppia croce, derivato dal sistema "panopticon", che ancora conserva nonostante le continue ristrutturazioni.
V. COMOLI MANDRACCI, G. LUPO, 1974.
Tavola: 40
Bibliografia
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Sitografia
Fonti Archivistiche
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- Archivio Storico della Città di Torino (ASCT), Tipi e Disegni, 25-1, I (1861).
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- ASCT Fondo danni di guerra, inv. 766, cart. 16, fasc. 2, n.ord. 1
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- Mostra Torino: storia di una città
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- Museo diffuso della Resistenza, della Deportazione, della Guerra, dei Diritti e della Libertà