Torri «Porta Europa»
Esito della collaborazione tra Studio Camerana e Jan Störmer Partner, l’insieme delle torri “Porta Europa” di corso Lione e corso Mediterraneo rappresenta l’estrema evoluzione di uno dei punti individuati dal Prg del 1995 come snodi lungo l’asse delle Spine e segnati per questo dalla presenza di edifici alti.
L’area approssimativamente triangolare all’intersezione dei corsi Lione e Mediterraneo, già sede degli stabilimenti Materferro, era destinata, sin dal Prg del 1995, a ospitare un edificio alto, che veniva a configurarsi come termine visuale e simbolico dell’allineamento della Spina 1.
La prima configurazione del volume – opera, come il Prg stesso, dello Studio Gregotti – prevedeva una sorta di cubo svuotato, in forma di grande corte contenente un ulteriore volume concentrico, aperto verso l’asse della Spina, e destinato a ospitare gli uffici della Regione Piemonte; nel 2001, un concorso di progettazione internazionale indetto dalla Regione sostituisce al cubo ipotizzato da Gregotti e Cagnardi un prisma traslucido disegnato da Massimiliano Fuksas; nel 2006-07 il progetto di Fuksas viene “traslato”, ampliato, sull’area ex-Fiat Avio, presso il Lingotto. La Città, tramite asta pubblica, cede area e diritti edificatori all’impresa privata Franco Costruzioni Real Estate. Segue, l’anno successivo e sulla base di una prima elaborazione dello studio Camerana, un ulteriore concorso internazionale a inviti per definire una soluzione urbanistica e architettonica di massima in collaborazione con Camerana, progettista di fiducia della proprietà: prevale la proposta di Jan Störmer Partner (con Hermann Köhlloffel, Alexandra von Bassewitz, Sofia Castagneri).
Il progetto prevede che da una piastra di base a destinazione commerciale spicchino due torri: quella sud, alta 100 metri, con destinazione a uffici, mentre quella nord, di poco più bassa, ospiterà residenze. Le due torri si presentano come prismi smussati rivestiti con una doppia facciata vetrata, a base approssimativamente quadrangolare e a sezione variabile, con i lati lunghi paralleli all’allineamento del viale della Spina, definendo così uno spazio vuoto centrale che consente la prosecuzione della visuale, inquadrando l’edificato retrostante, in antitesi con il concetto espresso in origine dal disegno autoconcluso della Spina di Gregotti.
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