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Che il silenzio non sia silenzio
A settant’anni dalla Liberazione, le lapidi e i cippi presenti nella città continuano a trasmettere memoria e sono occasioni quotidiane per ricordare e ricostruire il nostro passato.
Che il silenzio non sia silenzio, declinato nel linguaggio possibile per MuseoTorino, è on line. Per le lapidi sono state fatte 221 schede/luogo, con tutti i riferimenti alla banca dati dell’Istoreto, e sono state raggruppate in n.3 temi e n.13 percorsi. Le lapidi sono inserite nel data base generale dei luoghi di MuseoTorino e sono ricercabili sulla mappa navigando per categorie e scegliendo “lapide” ( http://www.museotorino.it/resources/navigator/museo.html); facendo la ricerca nel catalogo (http://www.museotorino.it/site/catalog ) per “tag” e digitando “lapidi resistenza” si troveranno tutte le lapidi, i temi e gli itinerari connessi.
Una scheda/tema: http://www.museotorino.it/view/s/877ba3d9435c48dea1a8bef143431be5 raggruppa testi, saggi, itinerari e schede del volume: Che il silenzio non sia silenzio. Memoria civica dei caduti della resistenza. Nuova edizione a cura di Nicola Adduci, Barbara Berruti, Luciano Boccalatte, Andrea D'Arrigo, Giuliana Minute © edizione 2015 Museo diffuso della Resistenza, Istoreto. La prima edizione del volume, curata dall’Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea “Giorgio Agosti” (Istoreto), fu realizzata nel 2003 grazie al contributo della Città di Torino. Era frutto di una ricerca condotta nell’ambito del programma comunale di conservazione e restauro delle lapidi e dei cippi storici, resa possibile grazie alla collaborazione dell’ufficio di Gabinetto del Sindaco, dell’Archivio storico della Città di Torino e del Settore statistica. Edizione 2003: Progetto di Ersilia Alessandrone Perona, Nicola Adduci, Luciano Boccalatte, Franco Francavilla, Giuliana Minute; Testi di Nicola Adduci, Luciano Boccalatte, Giuliana Minute. © edizione 2003 Città di Torino, Istoreto
L'edizione del 2015 – interamente rivista, aggiornata e ampliata – è il risultato dell’impegno congiunto di Istoreto e Museo diffuso della Resistenza ed è stata realizzata con la collaborazione dell’ANPI provinciale di Torino e di AFC S.p.a Servizi cimiteriali della Città di Torino, grazie al contributo del Comitato Resistenza e Costituzione della Regione Piemonte. Edizione 2015: Progetto e testi di Nicola Adduci, Barbara Berruti, Luciano Boccalatte, Andrea D’Arrigo; Coordinamento editoriale ed editing di Linda Lombardi; Ricerca iconografica di Chiara Colombini; Progetto grafico e impaginazione di Creative[z]one; Stampa Arti Grafiche San Rocco;Coordinamento organizzativo Chiara Cavallarin, Francesca Toso. © edizione 2015 Museo diffuso della Resistenza, Istoreto.
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01. L'occupazione di Torino (10-30 settembre 1943)
Nel primo pomeriggio del 10 settembre 1943, i tedeschi del 2^ Reggimento corazzato Panzer-Grenadier della I Divisione “Leibstandarte SS Adolf Hitler” entrarono in città provenienti dall'autostrada Torino-Milano. Erano circa 3 mila uomini ben equipaggiati, dall'aspetto minaccioso e impressionante, «ossuti e verdi come ramarri», scrive Cesare Pavese; si trattava di truppe appena giunte dal fronte russo, abituate dunque più di altre ad una violenza cieca e senza freni.
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02. L'inizio della Resistenza (1 ottobre 1943 - 29 febbraio 1944)
Dopo l’occupazione della città da parte dei tedeschi le minoranze politicizzate si attivarono e si organizzarono le prime forme di resistenza. La posta in gioco in città come in montagna, per gli occupanti così come per i partigiani era il controllo del territorio.
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03. La primavera del 1944 (1 marzo - 30 giugno 1944)
La prima settimana di marzo del 1944 l’Italia del nord fu investita da un’ondata di scioperi di alto valore politico. Si trattava di una forma di protesta organizzata dall’intero schieramento antifascista, con la finalità di dimostrare l’avvenuta saldatura tra le lotte sociali operaie e la resistenza.
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04. La crescita della Resistenza tra speranza di libertà e repressione (1 luglio - 12 novembre 1944)
L'accresciuta forza della Resistenza, registrata nel Torinese durante l'estate 1944, coincise con alcuni elementi particolarmente favorevoli. Innanzitutto, il definitivo, clamoroso fallimento dei bandi di leva con cui la Repubblica sociale aveva cercato nei mesi passati di arruolare i giovani delle classi 1923-25. La loro indisponibilità a combattere con i fascisti e con i tedeschi si era trasformata in un esodo a più riprese verso la montagna, che aveva finito con l'ingrossare le formazioni partigiane. Un altro elemento importante alla base dell'espansione della guerra di liberazione fu la convinzione che la guerra – per lo meno in Piemonte – sarebbe finita entro l'estate, in coincidenza con un nuovo grande sbarco alleato, forse in Liguria, di cui circolava insistentemente la voce già da tempo e che contribuì a moltiplicare gli sforzi della Resistenza. Infine, particolare di non poco conto, anche la bella stagione ebbe un ruolo, poiché rese meno dura la permanenza alla macchia dei partigiani e ne favorì gli spostamenti e le azioni di attacco.
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05. Dalla crisi invernale, verso l'insurrezione (13 novembre 1944 - 24 aprile 1945)
Il proclama con cui il comandante in capo delle forze alleate Harold Alexander annunciava il rallentamento nelle operazioni militari in Italia, a causa della cattiva stagione, ebbe un effetto psicologico deprimente sulla Resistenza.
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06. L'insurrezione (26 aprile 1945)
L'insurrezione prese il via con la famosa frase in codice “Aldo dice 26x1”. Mentre le colonne partigiane cominciavano a convergere su Torino, i sappisti assunsero rapidamente il controllo degli stabilimenti industriali. Nei giorni compresi tra il 26 e il 30 aprile 1945, secondo le fonti della Croce rossa, gli scontri armati, le esecuzioni e il cecchinaggio provocarono in città oltre 800 morti e circa 1000 feriti.
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09. Lapidi nei luoghi di riunione del Clnrp e nei luoghi di detenzione
Sono qui elencate, anche se non in modo esaustivo, le lapidi collocate nei luoghi sede di riunione clandestina del Cnlrp (Comitato di liberazione nazionale regionale piemontese) e quelle collocate nei luoghi di detenzione.
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10. Lapidi, cippi e monumenti nei quartieri
Sono qui raggruppati, anche se l'elenco non è completo, le lapidi, i cippi e i monumenti in memoria dei caduti della Resistenza e sui fronti di combattimento, collocate nei vari quartieri della città.
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11. Lapidi nelle aziende
Si tratta in gran parte di lapidi posate immediatamente dopo la liberazione all’interno degli stabilimenti, quindi non direttamente accessibili, tranne per quelle ricollocate in luoghi pubblici dopo lo smantellamento degli edifici industriali.
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12. Altre lapidi in città
Un'importante altra serie di lapidi si trova nelle scuole intitolate a caduti della Resistenza e su altri edifici. Inoltre vi sono alcune lapidi per ricordare la deportazione e infine si cita la lapide, posta in quartiere Vanchiglia, a ricordo della vittime dei bombardamenti del 13 luglio 1945.
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13. Dal Cimitero Monumentale ai quartieri: la lotta di Liberazione a Torino
Per il 70° anniversario della Liberazione, insieme alle celebrazioni ed alle manifestazioni commemorative promosse dalla Città e dalle Associazioni partigiane e dei deportati, si aggiunge il contributo di AFC (la Società pubblica del Comune che gestisce i cimiteri), per la riscoperta e la valorizzazione dei quartieri cittadini che sono stati testimoni della rappresaglia nazi-fascista. Con il percorso dedicato alla Resistenza “Dal Monumentale ai quartieri”, intendiamo ricordare le molte vittime degli eccidi e delle esecuzioni che sono sepolte nel Cimitero di Corso Novara. Se il Campo della Gloria è il luogo deputato alla rappresentazione del ricordo, il nostro sguardo si rivolge ai quartieri e alle strade di Torino cercando di contribuire a radicare, nelle giovani generazioni, il significato più autentico di un passato ancora recente e sentito. Per non dimenticare e mantenere viva la memoria delle donne e degli uomini che, con il loro sacrificio, hanno portato l’Italia alla liberazione dal nazi-fascismo e all’affermazione dei valori democratici (1)
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Che il silenzio non sia silenzio
Che il silenzio non sia silenzio. Memoria civica dei caduti della resistenza. Nuova edizione a cura di Nicola Adduci, Barbara Berruti, Luciano Boccalatte, Andrea D'Arrigo, Giuliana Minute © edizione 2015 Museo diffuso della Resistenza, Istoreto. In ricordo di Bruno Carli che ha tenuto viva la memoria dei caduti della Resistenza. Riproduciamo in questa scheda i materiali, i saggi, gli itinerari che sono pubblicati nel volume *.
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08. Lapidi e monumenti commemorativi
Si tratta di lapidi diverse per tipologia, in molti casi più vicine alle forme del ricordo dei morti della prima guerra mondiale, dove accanto ai caduti della Resistenza sono elencati i caduti sui fronti, nella deportazione, in prigionia, o i civili vittime dei bombardamenti residenti in un quartiere o dipendenti di una stessa azienda.
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07. Le lapidi che non ci sono
Trattando il tema della memoria civica dei caduti della Resistenza, può apparire singolare che si dedichi uno spazio anche a quanti non entrarono a far parte di quel patrimonio che nell'immediato dopoguerra si stabilì di tramandare alle generazioni future. Soffermarsi sul rovescio di questo aspetto può oggi costituire uno stimolo a una riflessione sulla moralità che ispirò le scelte di allora e selezionò la memoria, determinando in sostanza cosa ricordare.
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