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di N. 64, è, invece, un — Pugnale, proprio dei

Panduri: soldati leggieri al servizio dell’Au-

stria nella guerra di successione, provenienti

dalla Bassa Ungheria ed abitanti presso il

villaggio di

Pandur,

onde presero il nome.

Osserva (N. 76) la « Coppa di cristallo di

«

Boemia

con incisioni a ruota » (!?); la

« Coppa di cristallo di rocca affumicato (nu-

« mero 77) » ; il Forzierino di ferro lavorato

all’agemina in oro (N. 78); i « Bicchieri di

«

Murano

(N. 81) » ; tutti i mirabili in­

tagli in legno del

Bonzanigo

e del

Tanadei

suo scolare (numeri 86-101); i Merletti di

Venezia

di

Alenco n

, d

’Argentant

(ah, ti­

pografo impenitente !), d’

Inghilterra

e di

Borgogna

(numeri 107-119); i « Piatti di

« vetro di Venezia con stemma di Monfer-

« rato a cotto ( ? ! ) (numeri 121 e 22) » ; e

finalmente, la « Cannetta per ago

(da calze,

« aggiungi, per capirne l ’ uso) di bosso

(dì

«

e scrivi, bossolo)

di N. 124», e passiamo

a dare un’ occhiata alla bacheca D.

Questa collezione di 36 ventagli, dei quali

11 appartengono alla contessa Arborio di Gat-

tinara e gli altri a signore e signori torinesi,

è veramente ammirabile, e preziosissima, poi,

perchè alcuni, secondo si pare dal Catalogo,

sono di Luigi XV e di Luigi XVI, e lavorati

da uno di essi o da ambedue (uno dopo l ’altro),

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