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erano, oltre
il
Ministro,
il
generale Petitti ,
il
colonnello Ignazio
Di Genova Pettinengo ed altri uffiziali superiori, incaricò l'egregio
scultore cav. Giovanni Albertoni, già meritatamente noto per altri
pregevoli lavori statuari , di eseguire
il
monumento, previa pre–
sentazione ed accettazione del relativo bozzetto.
Stipulatasi regolare convenzione,
il
28 marzo 1855
il
predetto
artista ebbe il definitivo incarico di eseguire il monumento, il quale
doveva consistere in una statua grande al vero in marmo perlino,
raffigurante il generale Bava, con piedestallo in granito di Baveno
lucidato,
il
tutto messo a sito a spese dello scultore, pel corrispet–
tivo totale di lire novemila.
Il monumento fu pronto ed inaugurato senza cerimonia ufficiale
nel 1856. Lo si era eretto nel Camposanto di Torino sotto ap–
posita arcata che il Municipio fin dall'8 giugno 1854 aveva in per–
petuo concessa a titolo di pubblica riconoscenza alla famiglia del
barone Eusebio Bava.
La proposta di tale gratuita concessione, che il Consiglio Co–
munale approvava unanime, veniva fatta dal consigliere avv. Luigi
Ferraris, al quale con non meno generoso sentimento s'univa lo
Sclopis, proponendo che sul fronte dell' arcata si scrivesse:
Locus
datus decreto Decurionum.
L'onoranza decretata a così eletto campione dell'esercito sardo
era compiuta;
ma .
tenuta là, nel cimitero, lungi dagli occhi di
tutti, parve non rispondesse completamente al concetto degli ini–
ziatori, che avevano avuto in animo di pubblicamente, solenne–
mente testimoniare la loro ammirazione al valente soldato.
Di queste ragioni si fece interprete lo stesso generale Alfonso
Della Marmora, ministro della guerra, chiedendo al Municipio fa–
coltà di far trasportare
il
monumento Bava dal cimitero in qualche
piazza o pubblico giardino nell'interno della città.
Annuente la famiglia Bava,
il
Consiglio Comunale, il 2 giugno
1857, concedeva la chiesta autorizzazione mercè la quale e per cura
del Ministero suddetto
il
monumento venne trasportato (agosto 1857)
nel giardino detto dei
Ripari
ed eretto poco lungi da quello che
l'anno prima erasi innalzato al generale Pepe.
Demoliti i
Ripari,
il
monumento Bava tornò necessariamente ad
essere smosso e di nuovo rialzato nell'aiuola che è tra le vie del–
l'Accademia Albertina e S. Massimo, da dove sperasi non verrà
altrimenti traslocato.