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I matrimoni sono stati 201 contro 322 del gennaio

1930, 243 del gennaio 1931, 224 del gennaio 1932,

227 del gennaio 1933 e 180 del gennaio 1934. Di essi,

194 (96,52 %) sono stati celebrati con rito cattolico

e 7 con rito civile.

Notevole la sempre alta percentuale di spose più

anziane degli sposi (24,38 %).

Le nascite sono state complessivamente 731, contro

850 del gennaio 1930, 7S9 del gennaio 1931, 727 del

gennaio 1932, 672 del gennaio 1933 e 643 del gen­

naio 1934: segno indubbio di confortante ripresa.

Dei nati, 648 (88,65 %) sono figli di genitori resi*

denti in Torino e 83 (11,35 %) di genitori residenti

in altri Comuni. È da notarsi il fatto cbe nei confronti

dei primi si hanno 54 illegittimi contro 594 legittimi

(pari cioè all’8,33 %) mentre per i secondi si hanno

ben 18 illegittimi contro 65 legittimi (pari cioè al

21,69 %). Anche questa forte differenza di percentuali

sta ad indicare una delle cause dello sbilancio demo*

grafico di Torino: da essa risulta infatti che mentre

l'affluenza degli ammalati agli ospedali cittadini (da

cui poi è appesantito il tasso della mortalità) non ha

limiti, l'affluenza delle partorienti non si verifica con

altrettanta larghezza in quanto si osserva di prefe­

renza per le partorienti che devono nascondere una

situazione anormale.

I decessi hanno raggiunte le 844 unità, contro

731 del gennaio 1930, 874 del gennaio 1931, 744 del

gennaio 1932, 802 del gennaio 1933 e 825 del gen­

naio 1934. Il fatto che sia stata toccata una delle più

alte cifre degli ultimi sei anni è dovuto evidentemente

alla epidemia influenzale che ha largamente colpita

la cittadinanza. £ interessante a questo proposito

rilevare che su 2809 infermi assistiti nel mese dai

medici condotti, ben 913 (32,51 %) erano colpiti da

forme influenzali e 419 (14,92 %) da affezioni all'ap*

parato respiratorio.

Dei morti, 724 risiedevano a Torino (85,78 %) e

120 altrove, mentre soltanto 13 torinesi sono deceduti

in altri Comuni: anche pel gennaio 1935 il confronto

fra gli estranei venuti a morire a Torino e i torinesi

deceduti occasionalmente altrove si conclude con ■

rilevante passivo di 107 unità, quasi uguale alla eew>

denza dei morti sui nati vivi nella popolazione resi,

dente (109 unità).

È poi ancora da segnalarsi la circostanza che i

deceduti nati a Torino e residenti a Torino sono stali

appena 216, pari, sul complesso dei deceduti, al

25,59 %.

B EN E F I C E N ZA E P AU P ER I SMO

Rilevante è stato, anche pel gennaio 1935, b

sforzo della cittadinanza torinese per sopperire ai

bisogni dei meno abbienti, dei disoccupati, degli ia*

fermi e degli invalidi al lavoro.

Rasta ricordare a questo proposito le

65.125

per*

sone fruenti dell'assistenza sanitaria gratuita a

spesi

del Municipio, i

9313

ricoverati nei

25

ospedali cit­

tadini (che hanno raggiunto un tasso di mortalità

del

28,88 %o),

gli

8979

ricoverati nei

34

istituti

41

assistenza, le

2646

famiglie soccorse dalla Congrega*

zione di Carità, le

41.143

persone beneficate dalTEatl

Opere Assistenziali di cui

32.936 (80,05

%) disoce*

paté e

8207 (19,95

%) indigenti.

La Casa dell'Ospiudità Fascista ha dato ricoven

a 11.730 pernottanti, il Ricovero municipale accatto^

a 5884: le due benefiche istituzioni hanno compiei'

sivamente distribuite 32.212 razioni di minestra •

18.904 razioni di pane di 300 grammi ciascuna (pad

a 5671 Kg.).

Si aggiungano le elargizioni delle varie ConfereaM

di San Vincenzo delle Parrocchie, della Fondazkai

del pane per tutti «Giorgina Levi » (10.800

di pane di gr. 250 caduna), dei quotidiani

rii

si tenga conto della non controllabile beneficenia

privati, dei lasciti e donazioni agli Ospedali e

altre Istituzioni benefiche, della attività dei Pa

scolastici, dei Circoli Rionali Fascisti e delle

di cura, e sarà facile concludere che Torino è, se

la prima, certo una fra le prime città italiane

larghezza nel donare, per instancabile fede nel

fintare.