

Milo per fargli visita e interessarlo ili certe que
stioni. ili gran fretta e non senza incidenti. \iu^r-
pianilo giorno e notte. corse <la Milano per portargli
la «uà benedizione. K giuntovi ordinò si esponesse
solennemente il Santissimo per le Quarantine. ecci
tando coi 'imi discorsi il popolo a pregare. Il mat-
tino dopo portò al Duca la S. Comunione. e potè
con animo tranquillo riprendere il giorno stesso il
viaggio ili ritorno. La guarigione fu ascritta, come
ri'iilta ila testimonianza raccolta nel processo di ca
nonizzazione. a un miracolo ili S. darlo.
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econda
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o rino
. — I na seconda volta
noi incontriamo S. darlo qui a Torino, e ancora
per venerarvi la S. Sindone, verso la «piale Egli nu
triva una particolarissima devozione, perchè gli
rappresentava al vivo i dolori e la passione di No
stro Signore. Nel l.>82. terminati appena il Con
cilio Provinciale e il Sinodo Diocesano, quasi per
riposarsi dalle fatiche sostenute, intraprese questo
nuovo viaggio da Milano a Torino. \ compagni ebbe
in ipie'ta occasione il Cardinale Paleotto. Arcive
scovo di Bologna, e il Vescovo di Cremona. La sua
permanenza fu breve, e noi non abbiamo partico
lari di questo soggiorno. Ma ben possiamo immagi
nare per una parie le aeengìienze del Duca Cario
Emanuele e dei torinesi, e per l'altra la gioia del
Santo nel potere ancora una volta inginocchiarsi in
preghiera dinanzi alla insigne Reliquia.
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.
— Su lla fine del settem
bre 158-1 S. Carlo lasciava
il
stio
Episcopio, nel
quale sarebbe solo rientrato il
2
del novembre suc
cessivo per morirvi. Kgli si dirigeva a Novara per
compiere i suffragi di quel Nescovo
sin*
amico Mon
signor Francesco
R ossi;
di là passava a Masserano
e poi a Vercelli per comporre un'antica vertenza.
Il Duca Carlo Emanuele, conosciuta la presenza di
S. Carlo a Vercelli, mandò a pregarlo volesse re
carsi a Torino: gravi questioni attinenti il governo
del
silo
Stato richiedevano il
silo
consiglio. Per quel
l'affetto che portava al Principe, che tanto gli era
«lato raccomandato dal padre, non seppe negare
questo favore: d'altra parte lo attirava sempre il
pensiero di poter venerare la S. Sindone.
« Così per la terza volta abbiamo S. Carlo a Torino.
La sua permanenza è di soli due giorni, ma ben ue
approfittò il savio Principe, e i sudditi ne sentirono
i buoni effetti: vari editti pubblicati subito dopo.
Ira cui uno particolare per combattere l'usura d i
lagante. il popolo l'ascrisse al consiglio di S. Carlo.
« Oramai il pellegrinaggio terreno di S. Carlo era
finito. Da Torino proseguì per Varallo a prepararsi
coi santi Esercizi al supremo passo: di là già febbri
citante arrivò ad Arona: la sera stessa dell'arrivo
s'imbarcò per Ascona. nella Svizzera, ad aprirvi un
collegio. Rientrò ad \rona ormai disfatto: a mala
pena potè il mattino dei Santi celebrare l'ultima sua
Messa: il
2
novembre, dopo essersi comunicato,
fece in barca il tragitto fino a M il ano e la sera del 3
egli chiudeva i suoi occhi alla luce terrena per
aprirli alla contemplazione celeste. Non aveva che
quarantasei anni.
« l
11
iina testimonianza degli intim i legami con la
nostra Casa di Savoia e quindi con Torino, il dono
al Duca Carlo Emanuele di un Afinus
Dei,
piccola
medaglia fatta di cera mescolata alle ceneri dei M ar
tiri e benedetta dal Papa, che S. Carlo portava per
devozione al collo e che aveva indosso al momento
della morte. Nessuna meraviglia quindi se lo stesso
Duca, passando da Milano, volesse andare a pregare
sulla tomba del Santo, narrando ai presenti come
egli fosse stato da lui miracolosamente guarito. E
più tardi, nel 1614. faceva coniare una moneta che
recava nel diritto il busto del Duca e al rovescio
S. Carlo in piedi colla scritta: D e fe n d e causam
menni ”, forse allusiva alla guerra che Carlo Ema
nuele aveva con Ferdinando Gonzaga, e quasi ad
invocare la protezione del Santo a difesa della sua
causa circa i diritti sul Monferrato.
« Basti quel poco che qui ho riassunto dai biografi
del Santo, a far comprendere i rapporti di S. Carlo
con Torino e i suoi legami colla Augusta Casa di
Savoia. È opportuno richiamarli in occasione di
questo centenario, perchè si conoscano i motivi se
non i doveri che abbiamo a che una così straordi
naria ricorrenza non passi per noi inosservata ».
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