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II

!

Chiari

VilU

Nova

S

ar

M a r t i n o

OR.A M

i

U

a

STELLOfi E

IL QUADRO DI MARTINO VAN MEYTENS

aita un tempo «li un forte ca­

stello. situato. secondo la tra­

dizione. a monte <l«*l paese. ma

«li eui non esistono più tracce.

A valle dell'abitato. nel lato di

levante, lungo un piccolo corso

d'acqua e la vecchia strada che

«la \erzuolo conduceva a Costi-

gliole. si ergono ancora tr«* torri

rotonde: altre due torri esistono

più addentro in una via secon­

daria. (Questi sono i soli avanzi

delle mura medioevali che un

tempo circondavano il paese,

conteso tra i Savoia ed i Mar­

chesi di Saluzzo che lo riedi­

ficarono nel 1388 (juando ne tor­

narono in possesso. Le attuali

abitazioni sono tutte più recenti

come pure la chiesa parrocchiale

rifatta nel sec. X V III. fi perù

da presumersi che le ricostru­

zioni abbiano rispettato gli alli­

neamenti del piano primitivo che non presenta

alcuna forma particolare perchè le abitazioni

sorgono principalmente lungo la via (iriselda

co sì

chiamata a ricordo della pastorella che

una leggenda vuole sia divenuta marchesana

di Saluzzo.

Ricordiamo infine I

illanova di Mondovì

(‘he.

a differenza delle altre ville di pianura, non

ha perduto nel suo nucleo primitivo. la

\ illa.

.1 carattere medioevale ancora riconoscibile

per la cerchia delle mura, per alcuni archi

acuti e per i fregi di mattoni in addentellato

che spiccano qua e là nelle sue case. Per ne­

cessità di maggiore comodità di vita, a poco

a poco, gli abitanti sono emigrati verso la

>di San Martino (ora VillastohoM). di Villafranca Sabauda • d’Aatl

pianura cosicché il vecchio abitato è andato

decadendo. Esso non ha forma particolare

svolgendosi lungo due strade tortuose che sal­

gono verso la parrocchia, antica cappella de­

dicata a S. Caterina, attorno alla quale venne

costruito nel 1369 il borgo che prima sorgeva

in altra località distrutta dalle erosioni del

torrente Ellero. Non lontano dalla chiesa e

poco più in alto, sorgeva il Castello i cui ruderi

affiorano dal terreno circostante: notevoli an­

cora la torre comunale, la porta S. Caterina

ed in alcuni fabbricati qualche loggiato cin­

quecentesco ora murato.

CARLO MAYDA - GIANNI RICCI

A

lessandro

\

esine nella magistrale mono­

grafia:

I Van Loo in Piemonti•

(pubbli­

cala nell" Archivio storico dell’Arte . anno

\I. fase. I. 1893). a proposito di un quadro

eseguito dal celebre pittore svedese

Siartin

l'un Mevtens.

durante il suo souiiiorno ili

rr

Torino, scrive:

Ritratto di Cristina Somis rappresentata con

suo padre (Francesco Lorenzo) e suo Jratello

(

Lorenzo

)

dipinto di M. van Mevtens.

Lo si ritrova menzionato nel testamento di

Francesco Lorenzo Somis del 22 agosto

1735

«*

nella lista dei quadri che Lorenzo Somis lasciò

ni suoi eredi. Martino van Mevtens. buon ri­

trattista. come lo prova il proprio ritratto alla

Galleria di Firenze, nacque a Stoccolma nel

16%

*

morì nel

1770

a Vienna, dov era stabilito

c altrove:

(.redo di aver trovato traccia di un suo

passaggio a Torino nel luglio del

1728:

cioè

quattro anni prima del matrimonio di (.ri­

tti

u n :

di questo quadro, che sarebbe così inte­

ressante per più riguardi, s'è perduta ogni

trarci a

(1).

Ora. essendo io il proprietario della insigne

«pi ra d'arte, che da più di un secolo è conser­

vata nella mia famiglia, ho pensato essere mio

dovere, prima di consegnarla ai miei naturali

discendenti, di scriverne la storia, anche per

ciò che è bene sia noto che in questa tela

('conosciuta ai cultori d'Arte) sono effigiati da

mano maestra tre personaggi piemontesi che.

Quii

soli» da noi. ma anche all'estero hanno

avuto importanza artistica di primo ordine.

Masti accennare che il

Mevtens

nella sua

tela ha rappresentato in grandezza naturale

e nello splendore della sua gioventù

Cristina

intoniu Somis.

leggiadro fiore di bellezza,

allora ammiratissima per la purezza della voce

r la perfezione del metodo di canto:

Francesco

Lorenzo Somis

suo padre, virtuoso di Cappella

del Duca di Savoia e Re di Sardegna, (fon­

datore coi suoi due figli

G. Battista

e

Lorenzo

li quella scuola piemontese di violino che

|rbhe così alta fama nel mondo): e

Lorenzo

'ìoinis

fratello di

Cristina.

1‘ quadro del

Mevtens

alla morte di

Frati

-

fMro

Lorenzo Somis

padre della

Cristina,

passò

possesso di suo figlio

Lorenzo,

come lo di-

ftU'tra il testamento del 22 agosto 1735 nel

ale si legge:

(V.

V

e s m e

.

loc. c i t

pag.

31).

"

Prelega a detto Lorenzo Somis (suo figlio)

il quadro che comprende li tre ritratti, cioè

quello di lui testatore, di detto signor Lorenzo

e della signora Cristina Somis moglie del signor

Carlo Vanlau (sic)

ecc. .

Di questo stesso quadro dispone poscia il

signor

Lorenzo Somis

il 29 novembre 1775

(v.

V e s m e .

loc. cit..

pag. 32) e lo troviamo

segnato al n. 15 dell'inventario. — «

Quadro

Jatto da Miytens del ritrattit di Madama Van

Loo con li ritratti del suo padre e Lorenzo

Somis

. Nel 1779 (per la morte di uno degli

eredi, il

Priore Saverio Somis)

l'eredità si con­

solidò nei due eredi

Dottore Ignazio

e

Don

Felice

fratelli Somis. figli di

Giovanni Bat­

tista.

fratello di

Lorenzo.

Alla morte del

Conte Dottore Ignazio

(25

giugno 1793) il quadro rimasto tino allora in

casa

Somis.

passò in proprietà del

Cav. Luigi

Somis

(2)

di Chiavrie.

figlio del

Conte Ignazio.

il quale sposò

Giuseppina Bolgiè

(8 febbraio

1808) e morì poi in Torino il 27 marzo 1830.

lasciando due figliole:

Candida,

n. a Torino che andò sposa a Ge­

nova al signor Domenico Pavese.

Ferdinanda,

n. 26 ottobre 1805 a Bordeaux,

che sposò il

D.re

Giacomo Colli

figlio del Notaio

Carlo Giuseppe

nativo di Isolengo (Camino

Monferrato) in. il 21 settembre 1837.

Dai coniugi

Colli

, nacque mia madre nel

maggio 1829 (in. 14 maggio 1917) che sposò

1*Avvocato

Gerolamo Mattirolo

figlio di

Fran­

cesco.

il 31 luglio 1851 (n. 1796: in. 3 settembre

1858 a Rodero-Como).

Il quadro venne così per via di

Ferdinanda

Somis

in casa

Colli

e da questa in casa

Matti­

rolo.

dove io sempre lo vidi e dove fu veduto

ancora, con grande giubilo, dai compianto

Conte

Alessandro Vesme.

lieto di aver ritro­

vato il dipinto che egli ancora nel 1893 rite­

neva fosse andato perduto.

Il quadro del

Mevtens

è un artistico omaggio

a

Cristina Somis.

che il pittore volle effigiare,

mentre le sue mani, perfette di forma e di

finezza stanno posr»" sulla tastiera di una

spinetta, pronte a s\«.igere il motivo musicale,

che essa interpreterà, profondendo i tesori di

una voce dolcissima, educata alle più sorpren­

denti modulazioni, quali dall'arte del padre

aveva ereditate.

La sua bellezza (non certo di tipo classico)

è nella gaiezza di un visino gentile, capriccio­

si