

3 .prile 1710). «lupo aver assi-
ad un concerto di
Lorenzo
>< tis
«h i quale non si dimostrò
<-«•.ipletameiite soddisfatto, esce
in pie-te parole elle sono il più
|mi elogio elle si possa lare del
ibi le e delle grazie della sedu
cente nostra
('.ristinti.
Oh! que je Ir troquerais
(parla
•li Lorenzo Somis)
bini cantre
su
s(i’//r.
In charmante. la celeste
I
un
l.oo. doni aneline roix que
j'aie entendne en Italie, ne m'a
ftiil perdre Videe! Il
v
en a
Inaneonp de plus
"randes et de
jilus sonores. mais oti ne tram erà
nulle pari plas de •>ràces
.
ni plus
ile <iaùt. ni personne qui mette
illilant quelle de vie et de joie
tinti
s son chunt .
De Brosses non fu certo uomo
die si lasciasse trasportare da
lut
ili entu>ia>mi.
Carlo Van Loo ■Cavallaro dall'Ordino dal Ito, Prim o pittore di Sua Haoità,
Direttore dolCAccadamia Koala di Pittura a di Scultura (Nixza I W • Parigi 1745).
<
V M IL I.E
P i
t o n .
nella sua
••pera:
L e coutume civil en h rance
lpag. 300) ricorda:
la belle voix de
Mad.mrI
an Loo. les "ràces qu elle
nut dati
s
san chant. le chaix des
nin s agrcables et pathétiques que
'»n discernement presentati mix
jran^ais. •zagnèrent tous les camrs
ii
la musique italienne duns les
concerts parisiens.
Kgli è perciò clic non tlobbia-
mo stupire se un artista di tren-
ta»ette anni (tanti ne aveva il
\an Mevtens nel 1728) abbia subito il fa-
•cino di così perfetto modello e l abbia saputo
rendere sulla tela da pari suo. interpretandone
non siilo lo splendore della forma ma rivelando
Iultima della giovane modella
(7)
che il padre
• iintempla colla naturale soddisfazione del-
Iartista che vede nella -uà creatura rifulgere
!*• intime finezze dell’arte sua.
Nè può il lettore ugualmente stupire che
un altro grande artista quale fu
Carlo
I
an Loo
•ia -tato,
di colpo,
conquistato dalle qualità di
Pristina Somis
e l'abbia chiesta in sposa, e
■itine da questa felice unione, benedetta dalle
M
i i m
*.
siasi prodotta tutta una famiglia di
4M«ti elle tennero alt», in Francia il prestigio
'Ielle arti e della gentilezza italiana.
Secondo i documenti prodotti dal I
esme,
1urla
l ’a/i
Loo
giuii'C da Rema a Torino accom
pagnando suo nipote
Francesco Van Loo
(figlio
M fratello G. Battista) moribondo, e ciò
avvenne fra il maggio e il giugno del 1732.
Il 27
gennaio
1733
sottoscriveva il contratto
ii nozze con
Crisiina Somis
e il giorno dopo
gennaio) celebrava il matrimonio in To
rino nella Parrocchia di Sant’Eusebio (ora
S. Filippo) fungendo da tcstimonii due artisti:
Francesco Ladetto
(noto sotto il nome di La-
datte o La Datte. nomi da lui assunti a Parigi)
e
Paolo Tantardini
(scultore di Milano).
Sette soli mesi furono adunque sufficienti
a consolare Carlo Van Loo della morte del
nipote (8) e a fargli dimenticare il serio peri
colo (per cui era stato indotto a lasciar Roma)
di dover sposare una vedova appartenente
alla feccia dell’ Urbe
( V
e s m e
.
loc. cit.y
pag. 17).
Che il movente di questo matrimonio sia stato
l'amore risulta dal contratto di nozze che il
\ esine riferisce.
D
a is d r è
- B
a r d o n
,
collega e biografo di
Carlo \ an Loo (v.
V e s m e ,
loc. c i t
pag.
19).
a
proposito del matrimonio ddl'amico riferisce
alcuni versi che un
Jameux poète
dedicò alla
sposa:
Que ne puis-je à ton air. o charmante
[
Christine
.
Disait
l ofi
Loo, joignant ta roix divine
Sur la toile animer ton gosier enchanteur
3)