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glia viaria ortogonale della città barocca — è

documentata dalla fitta serie dei progetti del pe-

riodo francese, puntualmente ripresi dalla Restau-

razione con attenzione alle scelte urbanistiche

precedenti.

I caratteri tipologici su cui era cresciuto e si

era consolidato il Borgo Nuovo nel primo Otto-

cento riflettevano ancora quelli della conforma-

zione ad isolato che era stata a lungo sperimenta-

ta nel periodo precedente, riproponendo quell'im-

pianto viario che aveva nel Settecento destato la

curiosità dei Viaggiatori del

Grand Tour

per le vie

ampie, lunghissime, «tirate a linea».

La scelta urbanistica più incisiva per i caratte-

ri della città in espansione si colloca tuttavia a metà

Ottocento entro la discussione e le proposte per

il

Piano di Ingrandimento della Capitale

(1850-52),

che si configura come piano articolato per parti

distinte inserite in un unico pensiero informatore

correlato col piano per la conversione dell'area del-

l'ex Cittadella (1856-57).

La caduta dei vincoli militari ed il superamen-

to della linea della circonvallazione francese ave-

vano aperto alla città prospettive di espansione ine-

dite rispetto al passato. Si trattò di una vera de-

strutturazione territoriale, incisiva, al pari se non

di più, di quanto non fosse stato il decreto napo-

leonico sul disarmo della fortificazione del 23 giu-

gno 1800.

L'obliterazione di uno

status,

fisico e mentale

al tempo stesso, e la costruzione della città del se-

condo Ottocento passa certamente attraverso que-

sto punto nodale della riconversione funzionale dei

terreni della Cittadella e si cojloca entro il proget-

to per la nuova città borghese del pieno Ottocen-

to. Le soluzioni urbanistiche adottate dalla Mu-

nicipalità (e soprattutto le scelte di Promis) evi-

denziano al massimo, anche in questa stagione cul-

turale, l'adesione al criterio di continuità fisica e

formale (ma anche ideologica) con le proposte e

con le realizzazioni entro cui era cresciuta la città

antica, anche se con un riferimento ragionato a

modelli organizzativi e architettonici assolutamente

moderni. Promis stesso annotava nel 1851, in una

relazione sul Piano di Ingrandimento: «L'orna-

mento di Torino non è tanto nelle cose classiche

e monumentali, per le quali essa non può gareg-

giare colle altre capitali italiane, quanto nella uni-

formità, rettezza e cospicua misura delle princi-

pali sue vie e piazze, e soprattutto nella bellezza

del sito così acconciamente secondata e concate-

nata dalle strade alberate che recingono la città».

La struttura della città preunitaria e del pri-

mo Ottocento postunitario si è fissata e consoli-

data dunque su questo criterio, attento ai valori

più specificatamente urbanistici e propri della

grande scala, secondo una visione ancorata alla

concezione redditiera della città, in cui ampio spa-

zio veniva previsto ed attuato per il verde e per

lo spazio di relazione.

In questa dimensione nelle nuove zone di

espansione perdeva di efficacia la stessa confor-

mazione preferenziale data all'isolato regolare in

favore di ampi spazi collettivi articolati per la vi-

ta borghese urbana. È in questa stagione cultura-

le che prende consistenza un fenomeno specifico,

il portico continuo, che risulterà decisivo per la

connotazione e per l'immagine futura della città.

Esso si inserisce nell'urbanistica con una nuova im-

portanza e con nuovi caratteri rispetto al passa-

to, in cui era stato usato particolarmente come se-

gno di aulicità e di emblematico riferimento. Il

nuovo uso conformava teorie lunghissime di iso-

lati che collegavano parti distinte della città, in par-

ticolare il nodo attorno a Porta Nuova con quel-

lo attorno a Porta Susa, entro un nuovo progetto

urbano inglobante la frangia della città vecchia e

il passeggio della Cittadella: una autentica destrut-

turazione dell'impianto antico che, anche attra-

verso i tipi edilizi, introduceva nuovi caratteri e

nuove relazioni tra architettura e città, disegnan-

do con le case «a nastro» lungo i corsi e le vie prin-

cipali una inedita dimensione architettonica di for-

te capacità di aggregazione urbanistica.

Nella immagine anche attuale della città emerge

così il polso di una stagione economica in cui la

fabbrica edilizia era intesa come investimento da

reddito e come emblema di una classe sociale or-

mai assestata, la borghesia più autentica del secolo.

Il panorama della città dall'aerostato alla fine

dell'Ottocento (figura a8) documenta una situa-

zione urbana ancora caratterizzata da una presenza

diffusa del verde e delle palazzine urbane (che il

processo di intensificazione residenziale recente

della città ha definitivamente sconvolto). Questo

aspetto costituiva un elemento caratteristico del-

la specializzazione prettamente residenziale della

città ottocentesca, risolta per parti, ma entro un

chiaro programma urbanistico unificante, che cor-

rispondeva anche ad un disegno informatore, volto

ad una rinnovata centralità nel territorio.

La costruzione di una nuova identità borghe-

se è passata anche attraverso la costruzione dei

giardini e delle sponde fluviali attrezzate, legate

al fenomeno delle attività espositive ed ad un nuo-

vo uso del fiume, ormai inserito nella scena urba-

na come componente integrata e come

loisir

della

città.

Il sistema dei viali-parco organizzati sull'im-

pianto dell'ex Cittadella e proseguiti indetermina-

tamente a scacchiera ortogonale — a latere dello

spostamento della Piazza d'Armi — definisce la

struttura della città borghese, ma pone, proprio

per la sua frazionata formazione, problemi di in-

terpretazione e di progetto che non possono, co-

me per le sponde fluviali, essere appiattiti in disegni

unificanti, non attenti alle specificità e ai caratte-

ri tipizzanti, per differente formazione storica, dei

tratti ed elementi costitutivi.

Il vuoto urbano e le demolizioni entro la città

antica sono certamente cominciati con l'isolamento

archeologico dei monumenti e hanno comporta-

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