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talia nuova e splendida pro va di quanto potessero e volessero re Vit–
torio ed i suoi piemontesi.
Per que sto fatto,
~ome
per altri molti di minor momento, nella
bassa cancelleria aulica si elaborarono note di protesta e di appello
all'Europa: ma lo scoppiare della guerra rimando a queto riposo
nei polverosi incartamenti quelle inutili, benchè diplomatiche, sca–
rabocchiature,
Il
monumento, simbolo della fermezza de' piemontesi e della
gra titudine de' milanesi, non ebbe a soffrir lo sfregio meditato e
con dolce pensiero accarezzato dai gene rali austri aci. Alla loro mi–
naccia spavalda risposero le vitt orie nostre di Palestro e di Magenta.
Lo scultore effigio maestrevolmente l'esercito in un alfiere che,
a spada sguainata, difende con nobile fierezza il vessillo d'Italia.
La statua sostenuta da basamento di granito con bassorilievi ed
ornata in bronzo è lodata per finitezza di lavoro e forza di espres–
sione, benchè nel suo assieme (causa la necessità di avvolgere la
statua nel
capotto
di divisa) sia riuscita. un po' pesante e tozza.
Sul dinan zi della base della statua è scolpita
la
semplice iscri–
zione già riportata; sulla faccia anteriore del dado del piedestallo '
è un bassorilievo in bronzo rappresentante Vittorio Emanuele a ca–
vallo in atto di passare in rivista le sue truppe. Lo segue il ge–
nerale La Marmora. Ai fianchi del dado sono due trofei d'armi
pure in bronzo e a mezzo rilievo.
Come nota curiosa aggiungo che l'illustre
Vela
prese a mo–
dello della testa del suo alfiere, uno de' suoi migliori scolari, il
Pocchiola , che, in giovanissima età e mentre dava di
sè
ed a
profitto dell' art e le più belle speranze, mori improvvisamente di
vaiuolo
nero.
Aggiun go ancora che per eccesso di prudenza politica si penso
di lasciar coperta con lastra di marmo al momento dell'inaugura–
zione, la semplicissima iscrizione:
I Milanesi all'Esercito Sardo.
Pa rve che fosse saggia cosa
il
menomare, in sostanza se non
in potenza, il significato palese della provocazione.