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di Gerusalemme. E una bella composizione,

di buon colore, ma sono un po’ duri i con­

torni delle figure. Nulladimeno, avuto riguardo

al'tempo in cui fu eseguito, il dipinto è impor­

tantissimo per la storia dell’arte piemontese.

Il pittore vi segnò il suo nome e la data

— GEORGIV S TVNCOTTVS . E . 1467 — ,

e questa scritta accresce il pregio della tavola,

alta 3m,04 e larga 2m,20. Causa l ’insipienza

dei possessori, questa tavola corse pericolo di

esser perduta per l ’Italia, perchè era stata

venduta ad un così detto antiquario; ma un

degno cittadino di Cavallermaggiore, il dottor

Giuseppe De Bernardi, unitosi con altri bene­

meriti concittadini, ricuperò questo prezioso

cimelio di gloria patria alla città sua, che

ora gelosamente lo custodisce.

G

iorgio

T

uncotto

nacque a Cavallermag­

giore, provincia di Cuneo, ma s’ignora l ’anno

della nascita, come s’ignora quello della morte.

Oltre questa tavola del 1467, ne dipinse, se­

condo il Lanzi, un’altra per la chiesa di San

Domenico in Alba, nel 1473, della quale non

si sa la fine. Anche di questo pittore mancano

notizie, ed io non saprei inventarle.

Ora dà un’ occhiata alle due tele (N. 96)

Porta Palazzo

, e (N. 140)

Piazza d’erbe,

vedute della vecchia Torino , attribuite al-

l

’ O

l iv e r i

.

E con questo finisce la serie delle

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