Table of Contents Table of Contents
Previous Page  1182 / 1769 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 1182 / 1769 Next Page
Page Background

Comes Sabaudiae et Italiae Marchio

I

l 18 novembre 1235 Amedeo IV Conte di Savoia

entrava solennemente in Torino, accompagnato dal

fratello Tomaso, suo luogotenente e presunto

successore. I due principi sabaudi vennero accolti

dal podestà Roberto di Vialardo. vercellese, dal ve­

scovo Uguccione Cagnola, vercellese.

Il

Conte di Savoia in Torino! Torino era nel 1235

ancora libero comune e con il podestà ed i creden­

zieri torinesi veniva il Conte di Savoia a firmare pace

ed amicizia. Da pari a pari, si poteva pensare. Pace

ed amicizia, finalmente, dopo un secolo e più di con­

flitto tenace, di lotta condotta da ambo le parti con

meditazione e volontà decisa: erano in palio i destini

della stirpe Umbertina, della città padana, di tutto

il Piemonte e d'Italia anche.

Quello stesso giorno 18 novembre 1235. Ame­

deo IV firmò e sigillò il trattato di perpetua pace ed

amicizia con i Torinesi: ogni vent’anni il trattato

avrebbe dovuto essere rinnovato e giurato dai futuri

Conti di Savoia e dai futuri podestà di Torino. Nei

trattato, Amedeo IV di Savoia sventolò senza esita­

zione quel titolo «

Italiae Marchio

» che i suoi avi da

un secolo e mezzo avevano assunto e che gelosamente

avevano conservato e tramandato. Marchesi d'Italia,

marchesi del regno italico, difensori delle Porte

d'Italia: alle origini stesse della dinastia spetta il com­

parire e l'affermarsi sulle Alpi Italiane, chè come

Umberto Biancamano fu nel terzo decennio del se­

colo XI signore di Aosta per concessione imperiale,

per concessione imperiale il figlio suo Oddone di­

ventò nel quinto decennio dello stesso secolo Mar­

chese di Torino, poiché ebbe sposata l’ultima rappre­

sentante della famiglia marchionale torinese, Adelaide

figlia di Olderico Manfredi.

Alla Marca di Torino i principi sabaudi non ri­

nunciarono più ed Amedeo IV nel 1235 entrando in

Torino per giurare pace ed amicizia con il libero

comune, inquadrato, se pur malamente, nella II Lega

Lombarda.*non nascose il diritto suo contenuto in

quel titolo di Marchese, nè pensarono i Torinesi di

contestargli la legittimità del titolo e dei diritti

annessi, pur cercando di salvaguardare la tradizione

comunale formatasi all'ombra del vessillo imperiale

nell’età di Federico Barbarossa: la tradizione dei

diritti sabaudi su Torino e su tutta la Marca era viva

ed indiscutibile.

Oddone di Savoia divenne probabilmente Mar­

chese di Torino e sposo di Adelaide nel 1046, quando

Enrico III discese in Italia per restaurare Cordine

inRoma, funestatadalle lotte fra i tre papiGregorioVI,

Silvestro lil e Benedetto IX, e mori probabilmente

il 21 maggio 1060. Quattro anni prima, nei 1056,

Oddone di Savoia ed Adelaide avevano consegnato

la loro figlia Berta «

adhuc infantulam

» all’imperatore

Enrico III. perchè destinata a sposare il futuro En­

rico IV. L’impero aveva subito poco prima-nel 1054—

di Toscana. Beatrice, aveva sposato il duca di Lorena,

ungrave scacco in Italia, quando lavedovadel Marchese

Goffredo, capo degli oppositori tedeschi. Oddone di

Savoia ed il figlio e suo futuro successore, Pietro,

sarebbero stati in Italia i difensori dell'impero, i

sostenitori della rispettiva figlia e sorella, Berta, e

del suo sposo Enrico IV.

Senza contrasti, adunque, nel 1060, Pietro I di Sa­

voia successe nella Marca di Torino al padre Oddone:

la contessa Adelaide continuò a governare per il

figlio e la contea sabaudr e la Marca torinese, ma

Pietro I fu certo investito regolarmente della Marca

quale aveva appartenuto all’avo materno Olderico

Manfredi, cioè i territori torinesi propriamente detti

e quelli eporediensi, tolti sotto Enrico II agli eredi di

Arduino marchese d’Ivrea e Re d’Italia. Lo prova,

se altre prove mancassero, il solenne placito che

come marchese giudicò Pietro I di Savoia il 31 luglio

1064 nei prati di Cambiano, di cui abbiamo ricordo

in una carta riguardante una questione del mona­

stero di Fruttuaria che S. Pier Damiani (il padrino di

Pietro I?) aveva raccomandato poco prima «

tamquam

vere thalamum Jesu

» alle cure amorevoli di Adelaide:

sotto il padiglione marchionale, Pietro I sedeva e

giudicava le questioni dei vassalli, assistito dalla madre

Adelaide, dal vescovo di Torino. Cuniberto, da vari

giudici del Sacro Palazzo.

Adelaide di Torino e Matilde di Canossa domina­

vano nella seconda metà del secolo XI la storia

d’Italia: i loro stati formavano due poderosi blocchi,

così poderosi da impedire all’impero di ricuperare

nella penisola il prestigio e l'autorità avuta dianzi,

nell’epoca di Corrado II e di Enrico III. L'opposizione

netta di Matilde si associò, contro l'impero, alla abilità

prudente e fine di Adelaide. La potenza dell'organiz­

zazione delle forze feudali italiane attorno ai Savoia

ed

ai Canossiani fu tale che l’impero rivolse la suaatten-

zione«ad impedire che anche in Italia si consolidassero

quegli stati regionali che stavano per farsi pericolosi|

alla compagine dello stato tedesco oltremontano.

Di

qui

derivò quella politica imperiale favorevoli

alile autonomie urbane italiane che caratterizza

storia delia penisola nel successivo secolo XII:

l’usbergo della dignità episcopale, spesso, le

nomie cittadine sembravano potersi sistemare

danni nei quadri dell'organismo feudale im

Nonostante la Lega Lombarda e la battaglia di

gnano. l’impero degli Hohenstaufen prosegui