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MARMORA

HA NAZIONE

Una commissione di 7 depu ta ti,

fra cui era il Mellana, il p rim o fir ­

matario. e che contava a ltri bei nomi

fra i quali quello del Valerio, rife rì

alla Camera: unanime era la rela­

zione, perchè si voleva consacrare

un carattere di unanimità alla p ro ­

posta. Richiamate in essa le antiche

abitudini, secondo le quali si voleva

premiare la nobiltà delle azioni dei

cittadini con un segno di pubblica

riconoscenza, osservato che i doni

prendono bellezza ed importanza

non dalla lo ro grandezza ma dalle

j

virtù del donato e del donatore, la

j

relazione accennava alla convenienza

!

del dono, alla modestia del generale

La Marmora ed al significato che

j

aveva il breve spazio di te rra — e

che avrebbe avuto — sugli spalti

l

della cittadella di To rino , ove do­

veva aprirsi la via in tito la ta alla

Cernaia, rico rdo dolce per il La Marmora e rico rdo

imperituro di lui ne ll’animo dei fu tu ri. Pure la com­

missione chiedeva che il fog lio con le firme auto­

grafe dei proponenti fosse custod ito nell'archivio

della Camera ed avanzava l'augu rio che il Senato

fosse sollecito ad aggiungere la sua approvazione.

E la seconda Camera accolse la preghiera, ed il

2 giugno una breve relazione, stesa dal senatore

Jacquemoud, in elegante francese, dichiarava la sua

approvazione alla proposta e la raccomandava ai Sena­

tori,

poiché l’approvarla era « un temoignage spon-

tané

de haute satisfaction... à cet illustre général

en

chef de notre vaiilante armée d ’O rien t, de terre

et

de mer, qui ont bien mérité de notre patrie et

qui

ont ajouté une nouvelle page à l'histoire de nos

gloires nationales».

Il dono indubbiamente era cosa modesta assai:

5000 metri quadrati di terra non costituivano certo

un

compenso

a

chi tornava in patria coronato di

vittoria: non si voleva però dare sotto forma di bene

un

premio al conduttore vittorioso, ma si desiderava

— ed in quel momento Tatto, voluto e desiderato

più, assumeva il valore di dimostrazione nazionale

— dire a lui che la nazione, povera e modesta,

quam

maximas

g ra tto

t i agebat.

A parte il significato intimo della cosa che non può

non essere presente a chi solo legga la,proposta di

legge, questa offre non minore importanza per le

firme che la sostengono e l’appoggiano; nomi eccelsi

nella storia d 'Italia o nella storia del sapere, nomi che

IB t a a M L

c n

sono già apparsi fra gli avvenimenti nostri e nomi che

più tardi brilleranno di luce più o meno viva, animati

però tu tti da un sentimento di vivo amor patrio e da

un bisogno prepotente di far bene alla nostra terra .

E difatti nell'elenco figurano uomini di varie parti

della Camera, uomini di diversa origine politica,

mescolati insieme in un impeto di amore verso l’idea,

che appariva allora più decisa di contorni, di un’Italia

awiantesi ad affermare la sua esistenza in Europa.

Accanto a Garibaldi, che neppure si può classifi­

care nelle strettezze di un partito , che è quasi alla

vigilia della sua adesione alla Società nazionale, stanno

uomini, come il Brofferio ed il Meliana, che in quel­

l'anno appartenevano tu tti e due ai repubblicani di

sinistra: l’uno, il Brofferio, tribuno sopra tu tti,

amante della libertà e di ciò che è franco, ardito,

d ir itto , grande; l'a ltro , il Mellana. sedente nel Par­

lamento fin dal 1846 « bersagliere, formidabile, lo­

gico. serrato come un assioma, tattico, giudizioso,

ab ile»; accanto al Valerio, uno dei veterani del

Parlamento, al Boncompagni, più oltre ministro, al

Farini, ai Menabrea, che sarà il trionfatore di Gaeta,

al Mamiani, poeta e filosofo, al SommeiUqr, grande

ingegnere, figurano uomini che appariranno di poi.

come il Correnti, il Depretis, il Tecchio, il Biancheri.

È tu tta una falange di v irtù e di meriti che si rac­

coglie. fe tacere ogni particolarismo d i idee, ed

esprime in una forma comune e quasi innocente, una

fede, una speranza, un’idea: « (Ita lia che si