

V I S I T A
A L L A M I C O
D E L L A
P O E S I A
Era quasi buio, la prima volta che mi recai a tro
vare Farinelli nella sua \illa in collina; e il pae
saggio intorno, silenzioso e grigio nell'ultima ora
vespertina, mi pareva vibrasse ili un particolare ac
corilo collo spirito ili Lui. con quella pensosa ma
linconia in cui sempre mi erano apparse avvolte
anche le sue pagine più ardenti.
Perciò mi fermai un Stante a contemplare i ilorsi
delle colline isterilite dall'autunno. le piante magre
e scure, il confine color di cenere del cielo; poi pre
metti il bottone del campanello elettrico, e dopo
breve tragitto fui introdotto nella biblioteca del
Maestro.
Era seduto alla sua ampia scrivania. neH'alone lu
minoso della lampada da studio: e la :>ua poderosa
figura mi apparve per un attimo immobile, nell'at-
tenzione della lettura tosto interrotta. Avrei voluto
che queU'attimo si fosse prolungato, tante fantasie,
tanti ricordi esso suscitava nella mia mente: nella
sua statuaria immobilità, era come /io scorgessi un
simbolo dell'opera sua gigantesca: che sempre tale
m'era apparsa tutta la sua attività letteraria, quel
ben noto prodigio di una erudizione sterminata che
incomprensibilmente si anima di una vita intensa,
tumultuosa e incoercibile, tanto più tumultuosa e
incoercibile quanto più il peso della minutissima
dottrina parrebbe doverla soffocare.
Non v'era nulla di peregrino, naturalmente, nei
motivi della mia ammirazione: ma ora essi ritor
navano presenti con evidenza insolita, lì nel suo
studio ch'era un po' la fucina ove quell'opera si era
forgiata.
Il Maestro mi venne incontro colla -olita affabilità:
e mi trattenne a lungo, lungamente discorrendo di
molti argomenti. Io ascoltavo, e interloquivo assai
di rado: una cosa soprattutto mi avvinceva: le sue
parole scendevano a me simili a una corrente uguale
e piena e pur ricca di mille bagliori, di guizzi im
provvisi, proprio come dalla lettura di un suo li
bro: nessuna frattura tra lo scrittore e l'uomo.
Ogni scrittore si presenta sempre, nei primi con
tatti personali, con un volto diverso da quello im
presso nelle sue pagine: ina il discorso di Farinelli
continua quello già interrotto col lettore, è una sua
naturale prosecuzione, così pregno di immagini e di
scorci, giovanilmente vivo, e tutto scoppiettante di
un entusiasmo non represso. Fra infinitamente pia
cevole ascoltarlo in silenzio, com'io facevo: esso
aboliva fin dall'inizio ogni restrizione, era imme
diato, umano, se umanità è donarsi senza riserve
a chi ci ode.
Egli parlò, come ho detto, di molte cose: questioni
letterarie all'inizio, e poi ricordi personali, amici
zie recenti e lontane, esperienze rapidamente vis
sute ma lungamente e gelosamente custodite in
fondo all'anima. A questi ultimi argomenti appunto
avevo cercato di avviare discretamente il discorso:
e ritrovavo nei suoi gesti a scatti, nelle sue parole
spezzate quasi a monosillabi dalla foga del dire,
tutto quanto vi è di più toccante e affascinante nel
suo volume
Attraverso la jtoesia e la vita:
la gioia di
ripercorrere colla memoria una vita rapida come
una corsa attraverso i regni di tutte le letterature,
attraverso gli uomini di tutti i paesi, non per ride
stare un fuoco spento, ma per aggiungere nuova
esca di ricordi alla grande fiammata della propria
vita presente; e appena qualche leggera venatura di
nostalgia, subito cancellata ilaU'amore indomabile
per quanto di bello e di grande sempre rimane a
fare e a godere nel mondo.
(. era però un accento nuovo, che non mi sfuggiva
nelle sue parole: nuovo, perchè meno si può av
vertire. com'è naturale, nei suoi libri. Era la leti
zia di aver molto donato, di donare ancora tutti i
tesori accumulati nel proprio spirito. La sua pas
sione per le cose belle s'è spontaneamente tradotta
in generosità di aiuti verso chi è avviato sul mede
simo cammino: uno sguardo all'opera di Farinelli
non sarebbe esauriente, se accanto ai volumi che
gremiscono gli scaffali, non si considerassero tutti
gli impulsi fecondi, gli ammaestramenti insostitui
bili da lui elargiti nella pratica di ogni giorno. Nel
suo pellegrinaggio attraverso gli studi e le lettera
ture d'ogni luogo e d'ogni secolo, mi pareva ora di
scorgere come una coscienza di apostolo.
Quando mi alzai per congedarmi, guardai final
mente attorno a me. i mobili e gli scaffali che mi
circondavano; libri e libri; mi venne in mente che
nessuna vita di studioso, forse, si era nutrita di
tante letture, eppur si era svincolata tanto dall'am
biente polveroso e soffocante delle biblioteche,
aveva attinto tanta freschezza di linfe dalla natura
e dall'universo.
Egli mi parlò ancora del suo proposito di aprire la
sua biblioteca al pubblico, poiché a tutti doveva ser
vire quanto essa raccoglieva. Era un altro segno, se
ce ne fosse stato bisogno, del suo immenso desiderio
di regalare, di dispensare altrui le proprie ricchezze.
Uscendo dalla sua abitazione, pensavo che se molto
avevo appreso da lui dalle sue molte opere, qual
cosa di nuovo e grande mi era stato svelato da quel
semplice colloquio: la sua bontà. E perchè questa
è l'impressione riportata da ognuno che lo conosce,
ho creduto qui opportuno rievocarla.
FILIPPO PIEMONTESI
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