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mio Mtffio vanissimo e il soffio della \ita del cosmo! ».

Già si profila la delusione. K intensa sarà poi.

anche se dura, la sua esistenza spagnola: ma sempre

così irrequieta, così affannosa, e troppo hreve si

presenta il primo soggiorno, il vero, che lascia il

cuore scontento e inappagato. Lo richiama in patria

la morte di una sorella; ed egli rientra in patria:

«Mi portai trepidando a Beigirate», racconta;

«precipitai alla tomha della povera sorella: mi

gettai piangendo sulla zolla coperta di fiori, e, di­

strutto di dolore, mi alzai e ripresi il cammino per

la nuova peregrinazione». Ricorda il pianto di La-

martine su Graziella, di René sulla morta amica; il

personaggio romantico incontra sempre la morte sul

suo cammino, e dopo essersi arrestato un istante,

riprende la sua strada.

Arturo Farinelli tornò ancora in Spagna, tante

volte: ma il viaggio ch'egli ricorda con più tene­

rezza é sempre il primo, quello vero, che fu per

lui come la conquista della vita; poi dev'essere ve­

nuta la coscienza, amara, che il sogno dilegua in­

seguito, e mai non si raggiunge. Tornò in Spagna

come raccoglitore di notizie, di descrizioni, di co­

stumi : non era cosa per lui : significava distruggere

il suo amore sempre vivo : bruciò, in un rogo acceso

su una montagna, il suo manoscritto. E poi vennero

altri amori, anche se questo di Spagna, il primo, fu

sempre il più grande: venne la Germania e l’Un­

gheria, e poi la Francia, e poi le Americhe; e ora,

a settantanni, le terre del Nord, ove si appresta a

svolgere un giro di conferenze.

Romantico anche in questo, il suo sogno, perenne-

mente ucciso forse dalla realtà, perennemente ri­

suscita, senza posa, come il virgulto di Dante. Ca­

valiere generosissimo dell'ideale, mai lascia che la

sua passione languisca: e non invano ama talvolta,

nei suoi scritti autobiografici, troppo scarsi per il

desiderio dei suoi amici e ammiratori, paragonarsi

a Don Chisciotte,

aW'hidalpo

simbolo della sua Spa­

gna, che va per il mondo, il suo piccolo mondo della

Mancha, seguendo la forza invitta dell’ideale. Nes­

suno come chi scrive queste pagine conosce la po­

tenza risvegliatrice della voce appassionata del Mae­

stro sull'anima stanca. Riprende l’ardore, fugace

magari, spento ancora appena lontani da lui. Chè

da questo suo lungo errare, da questo suo instan­

cabile immergersi nella vita e nella cultura dei po­

poli, da questo amore non mai spento di terre lon­

tane, questo romantico non traeva solamente la sua

erudizione sconfinata e l’ampiezza degli orizzonti,

ma soprattutto apprendeva l’amore per i popoli:

con tanta tenerezza per l’Italia il suo cuore è par­

tito a vent'anni per il mondo, a riempirsene di

amore, e a insegnare poi che tutti, sotto il mede­

simo cielo, siamo cuori fraterni : che non è, di tanti,

1ultimo insegnamento dd Maestro ai suoi giovani.

LUM I BACCOLO

U M A N O T R O P P O

U M A N O

L'esperienza umana dei pescatori d'anime

è

insita

alla persona, edificante nella sua illuminazione, e

negli scritti non ve n'é che un riflesso. È il caso di

Arturo Farinelli : le opere sono la testimonianza del­

l'uomo e dei suoi colloqui con anime fraterne. Cri­

tica psicologica, estetica, filosofica? Il bel colloquio

rifiuta ogni limitazione: vi cogli in atto quel pro­

cesso miracoloso per cui si aiferma l’unità dello Spi­

rito. Egli c'insegnò a diffidare del metodo e della

scuola: chiudere l'universo nella logica era come

pescar l'acqua con una rete e Farinelli, ribelle alla

presuntuosa fissità di ogni dogmatica, difensore del­

l'individualità. non si stancava di predicare l'ade­

sione vitale.

Nelle sue parole risuscitavano gli uomini, assistevi

al nascere delle opere e si trasmetteva intatta la

grande eredità romantica: l'ansia di tutto abbrac­

ciare con affettuosa intelligenza, l'anelito verso l’in­

finito e l'eterno, racchiusi in ogni attimo. Perciò i

suoi discepoli sono legioni, sparsi per il mondo, di­

versi fra di loro e dal Maestro, tutti quelli che da

lui hanno appreso ad amare per con .

lere e che

la sua fiamma ha toccati, benefica suscitatrice. Ed

a lui, a questo Faust dell'eterna giovinezza, sono

legati i ricordi più cari di una gioventù, che in esso

vagheggiava il suo ardore di scoperta.

Abbiamo incontrato Farinelli nei tempi messianici

del dopoguerra ed abbiamo salutato in lui un pre­

cursore, un Maestro, nel suo momento più bello

forse, quando, Don Chisciotte della religiosità idea­

listica, pronunziava le «franche parole alla mia

Nazione » e quanto vi era di più generoso nella gio­

ventù torinese si stringeva intorno a lui.

Poi vennero gli anni di scuola : ore indimenticabili,

nella vecchia aula male illuminata. Faust, Rosmer-

sholm. Leggere, tradurre, commentare: l'espres­

sione seguita nel suo intimo farsi. Che meraviglioso

traduttore questo studioso che si è sempre rifiutato

di tradurre, per il suo assoluto rispetto all’indivi­

dualità! E quale commentatore! Battuta per battuta

il dramma era illuminato nelle sfumature più re­

condite, in corale unione fra discepoli e Maestro.

Questo è il nostro Farinelli, colto nel vivo delle sue

esperienze, nella ricerca appassionata di penetra­

zione, di espressione, con il suo mobile volto, la dura

impetuosità dei gesti, la parola nervosa, vibrante, i

suoi scatti, i suoi sorrisi, la sua tenerezza, la sua

umanità. Così lo abbiamo ritrovato ogni volta, così

ci pare debba essere sempre, nel romitaggio in col­

lina, in mezzo ai suoi libri, sullo sfondo del cido.

Il colloquio si fa più raccolto col cader ddla sera :

oltre la piana grigia il tramonto s’accende alto sopra

i monti. Fiammeggiare di un’indomabile giovinezza

sulle soglie dd l’eternità! E nelle tenebre le stelle

rifulgono.

■MONDO M IO