

G L I
S T U D I
I
N G
L
E
S
I
La va?ta attività di Arturo Farinelli, estera a tutte
le grandi letterature europee. si è esercitata natural
mente anche nel campo della letteratura inglese,
producendo un manipolo di lavori critici, che può
sembrare eMguo di mole e di numero solo in con
fronto agli altri da lui dedicati ad altre letterature,
ma che è stato ed è a>sai importante per il progresso
degli studi italiani in questo campo. Difatti il Fa
rinelli ha portato negli studii italiani di letteratura
iugle>e il metodo storico e filologico, con una lar
ghezza di intenti e con una pienezza di informa
zione quale prima da noi non si conosceva, e con
queirimprouta sua personale che è unica nella filo
logia europea. Le sue ampie rassegne storiche sulla
diffusione dell'italianismo nel rinascimento inglese
in tutte le sue forme, o sulla fortuna di Dante in
lutti i secoli della letteratura inglese dal medioevo
ai giorni nostri, sono dei monumenti di indagine e
di inesauribile erudizione, che possono servire tut
tora di modello e di sprone agli anglisti italiani.
Nè deve trarre in inganno il fatto che alcune di
esse ebbero originariamente la forma di recensioni.
Tutti ormai sanno che cosa è il tipo della recen
sione farinelliana, vera e propria collaborazione
con l'autore, quando non è addirittura rifacimento
del libro stesso, tanta è la mole dell'apporto perso
nale del Farinelli, sia attraverso l'abbondanza delle
notizie aggiunte, corrette o completate, sia attra
verso la revisione intrinseca delle conclusioni del
libro. Raccolte poi in volume, e arricchite, come Fa
rinelli fa sempre, d'aggiornamenti recentissimi e
preziosi, queste recensioni svelano ancor meglio la
loro natura di vere monografie.
Della fortuna di Dante in Inghilterra il Farinelli si
era già occupato nel 1897. recedendo nel
Giornale
storico <Iella letteratura italiana
(XXIX. 134-45) un
libro ingle-e (H.
O
e l s n e r
,
The Influente of Dante
on Modem Thoupht
, Londra, 1895), e correggendo
le sue molte mende con una erudita rassegna storica,
la quale, se non raggiunge le proporzioni del lavoro
successivo del Farinelli gull'argomento. è pure una
delle sue più acute e chiarificatrici scritture critiche.
In seguito, il libro di
P
a g e t
T
o y n b e e
che raccoglie
le testimonianze della fortuna di Dante in Inghil
terra (
Dante in Enplish Literature from Chaucer to
Cary.
c. 1380-1844, London, 1909) suscitò l'ampia
recensione del Farinelli nel
Rullettino della Società
dantesca italiana
(N. S., voi. XVII. p. 1 e sgg. (.
dove si concentrano non solo tutti gli studi compiuti
dalla filologia europea in questo campo, ma, gi può
dire, sei secoli di letteratura inglese passano sotto
erudita rassegna. Questa recensione, aggiornata e ar
ricchita della molteplicità di studii usciti in un ven
tennio, ebbe la sua forma definitiva nel volume
Dante in Europa
(Torino, 1922: «Dante in Inghil
terra. dal Chaucer al Cary », pp. 233-340).
Sul periodo glorioso del rinascimento inglese (è
quello di Shakespeare), il Farinelli ha contribuito
un'importante recensione • revi>ione del libro di
L.
K
in s t k in
.
Tlie Italian Renaissance in Enfiami
(New York. 1902), nello stesso
Giornale storico
(XLIII. 362-100). e poi ampliata e aggiornata nelle
Diramazioni erudite
(Torino. 1925. pp. 3-94). An
che «pii si deve dire che il libro deU'Kiiistein è stato,
ili varie sue parti, completamente rifatto dal Fari
nelli. tanto che. utile come pure è. non lo si può
più adoperare «enza la scorta delle aggiunte e delle
correzioni del »uo recensore.
Il contributo più personale del Farinelli agli studii
inglesi è certo il suo lavoro .«u Byron. Nella prima
versione, era un ampio articolo nella
Nuora Anto
•
lofiia
(16 marzo e 1 aprile 1921), poi ristampato a
parte nel volumetto
Lord Byron
(Milano, Caddeo.
1921). In esso il Farinelli abbandona l'apparato
erudito e la vasta ricerca storico-comparativa per
entrare nel vivo di una ricostruzione della perso
nalità del grande poeta romantico, con pienezza di
adesione allo slancio e all'impeto fremente del
poeta, seguito in tutte le manifestazioni della sua
anima multiforme. Non che il Farinelli non co
nosca. e non segnali, i grandi limiti del Byron. le
sue deficienze e le Mie morbosità: ma nel complesso
il suo saggio ha questa speciale caratteristica: quella
di essere la rievocazione di una grande personalità
romantica, fatta con spirito romantico. 11 saggio
venne poi ampliato e aggiornato nei « sei discorsi »
del volume
Byron e il Ryronismo
(Bologna, 1924).
Lavori minori sono: sulle origini del cosiddetto se
centismo, la recensione al libro di
C . G
r i f f i n
C
h i l o
.
John L y ly and Euphuism.
in
Rerista critica
de historia y literatura e'fxinolas
del 1895 (pp. 133
e sgg.); e sull'influsso spagnolo in Europa, la recen
sione ad A.
S
c h n e i d e r
,
S/taniens Anteil an der
deutschen Literatur des X V I und X V II Jahrhun
-
derts,
nella
Zeitschrift fiir rergleichende Literatur
-
Geschichte
(N. F., XIII, 413-45), ristampata nel
volume per le onoranze a Farinelli, la quale dà
notizia di opere di devozione spagnole passate in
Italia, e dall'italiano in tedesco e in inglese.
In uno dei suoi libri più ricchi di sostanza morale,
e quindi dei più attuali,
l'manità
(Milano. 1925),
il Maestro parlava, a guisa di epilogo, di « Quel che
io non ho fatto». E ricordava tra l'altro: «non ho
svolto, in nessuna parte, le quindici lezioni sullo
Shakespeare, promesse già dieci anni or sono agli
amici del cenacolo del « Leonardo » e della «Voce »
(p. 258) ». Rimpiangiamo anche noi questo mancato
lavoro: ma nella vasta operosità del Farinelli, que
sto rimpianto è come il fuggevole anelito dell'uomo,
che pure essendo tutto intento a ininterrotta fatica
di lavoro fecondo, non può fare a meno di vagheg
giare sempre nuove mete e nuove conquiste.
Milmto. R. l ’mi»trsitm.
NAPOLEONE OM IN I