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A N N I

F A

La crisi del dopoguerra ha avuto in Arturo Fari­

nelli uno «lei suoi primi interpreti. Il lihro

Franche

Itarale alla mia Nazione

è «lei febbraio 1919. e fu

ineditato quattro anni, mentre il mondo si disuniva

e l'urto delle battaglie preparava la faticosa riforma

della civiltà, di eui oggi le linee etsenziali si vanno

tuttora ancor più faticosamente chiarendo.

Poeta dell'erudizione, trovatore della filologia, ca­

valiere errante della cultura, abitatore di tutto il

mondo, esagitatore di cuori, Farinelli aveva sempre

p«»rtato, già fin allora, il segno della contraddizione

nell'ambiente accademico ufficiale. Il movimento

della

Voce,

ribelle ai servilismi culturali, alla dot­

trina esercitata come mestiere, al positivismo, alle

cricche, alla retorica ed al provincialismo, aveva

trovato in lui un sostenitore: la massoneria un ne­

mico; il politicantismo un censore che nè lusinghe

nè minacce sapevano ridurre al silenzio. Nelle sue

amicizie e nelle sue avversioni erano palesi una

franchezza e un'indomabilità di carattere, atte a

stonare >trepitosamente con il costume abitudinario

ed accomodante d'una generazione mediocre. Un

leone aggiogato alla carretta del lattaio: a questo

ironicamente si pensa nel ricordare le insofferenze

di Farinelli contro le o.«servanze accademiche. Al­

l'Università c'è stato sempre come per sbaglio, ma

prtqirio da codesta sua intolleranza istintiva s’è sca­

tenato l'impeto lirico d'un atteggiamento che, con­

dannando l'erudizione in nome dell'erudizione, così

come celebrando la poesia in nome d'una poeticità

conculcata, ha fatto di questo dotto un profeta e

d'ogni suo successo un martirio.

Farinelli non aveva che un programma: il trionfo

della più sincera spiritualità e la trasfigurazione

eroica dei valori della vita, con i mezzi stessi che

egli giudicava quasi dappertutto impiegati al ser­

vizio della pedanteria e d'un gretto arrivismo. Per

questo programma egli s’è battuto entusiastica­

mente, impossibilitato a circoscrivere l'opera sua

a campi specializzati, perchè gli era necessario cer­

care nella tradizione letteraria, filosofica e religiosa

di tutti i popoli la consonanza dell'uomo puro, del-

I uomo totale, all'ideale d'una fraterna liberazione

dal dolore e dall'errore.

La religiosità farinelliana. non anarchica ma uni­

versalista. ha potuto trovare nelle

Franche parole

alla mia Nazione

una delle sue espressioni più ca­

ratteristiche ed eloquenti. Farinelli non attese la

Guerra Mondiale per deprecare il pangermanismo:

tale suo precedente l'autorizzava nel 1919 a lan­

ciare ai suoi concittadini, che uscivano stupefatti

da u a vittoria così grande da ignorarne essi mede­

simi le dimensioni, un energico richiamo affinchè

comprendessero tutta la responsabilità che derivava

loro dall'aver vinto la guerra.

Con l'invito a foggiare il proprio stile di vita nella

dignità della miglior tradizione italiana, egli rivol­

geva pure ai connazionali quello di non disprezzare

le virtù degli altri popoli. Ma la base di <|uesta leale

collaborazione internazionale, nella quale realisti­

camente si passasse sopra a situazioni che appunto

dalla fine della guerra eran state chiuse, doveva ad

ogni costo essere la c«dlab«»razione interna. L'anima

della Nazione è formata dal popolo: privilegio della

civiltà non dev 'essere la scissione d'una classe eletta,

monopolizzatrice. da un'altra classe di cittadini, te­

nuta all'oscuro dei destini d'ordinata e laboriosa

libertà che le spettano, bensì dev’essere l'esalta-

z.ione del comune lavoro « come supremo vangelo

della vita»; insomma, una missione educativa, che

nella differenziazione dei gradi e delle gerarchie

introdiH'a, elemento dinamico d'unità, la conce­

zione d'un compito nazionale in cui ogni individuo

ravvisi soddisfatta la propria dignità.

Il ritorno alla terra, mal coltivata e disertata sotto

la spinta dell'urbanesimo; la riforma d’un politi­

cantismo sedizioso e pettegolo; il riconoscimento dei

diritti della classe operaia; il valore educativo dello

sport — soprattutto dell'alpinismo

'

ringagliar­

disce e purifica —; l'incitamento delle ricerche

scientifiche e della diffusione della cultura; il do­

vere di imprimere alla Scuola un sicuro orienta­

mento etico: la lotta contro il materialismo edoni­

stico e la necessità di spazzar via gli intellettualismi

nebulosi; l'ansia, insomma, di ridare alla vita col­

lettiva ed a quella indiv iduale insieme armonizzate,

originalità e produttività, e responsabilità soprat­

tutto: tali sono i punti programmatici fondamentali,

tale l’atteggiamento complessivo delle

Franche pa­

role.

Condizione indispensabile per attuare questa

moralizzazione della vita in tutti i suoi aspetti è un

ritorno delle coscienze ai valori della volontà, che

è designata come principio dell’eccellenza morale

umana e dell'umano primato sulla natura. Il ri­

chiamo ad un forte volontarismo etico, nel quale il

sapere, l’agire, il rispettar il proprio dovere, si svol­

gano intorno ad unico fulcro, muove dall'inten­

zione di stornar dall’esistenza dell'uomo e della

nazione ogni paralizzante fatalismo.

Così l'« utopia » farinelliana, il messaggio conci­

tato del maestro di cultura e di poesia ai suoi con­

cittadini, anticipa nelle linee della sua visione molti

problemi odierni e molte realizzazioni pratiche del

momento presente. Documento d'un momento sto­

rico in cui il mondo rcrcava la sua strada e una

Nazione il suo vero destino, le

Franche parole

di

Farinelli sono pure testimonianza del fervido amore

nutrito per il suo paese da un uomo che ha cercato

e cerca nello studio e nell'insegnamento lo scopo

di giovare alle anime.

Tmrimo.

Jt. (.jufwnàtà.

FAUSTO N. M m W M —

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