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Martino Spanzotti - Madonna n crono (Accademia Albertina)

"re««i «la altri rapitim i, prr tmvare «la >«d«i. in

mezzo a diflimltà «li vario ordine, la -ua via vera

attraverso la \ ita -offerta.

Uue«to for«r ma""iormente a noi appare. eli** sianm

u-cili ila varie esperienze ed abitiamo vi»t«i untile-

ro-e rri«i. *■«empre cerchiamo urlio -indio del pa«-

«ato il «i"iù(icalo drl im-tro prr-rntr. Ma erro di

nuovo «or"e la <|iie«tione drll e«i"enza dello «Indio

pili particolarmente arti-tiro, il proldnna drllr «in-

"ole realizzazioni. dri vari inondi hortiri: perche

a parte i carattrri ronnini. «pialche volta riesce dif-

lirilr attribuire rollettivanirntr nn valore per opi­

nioni rlir mr»lio potrebbero r««rrr indirizzate ai

•indoli rompoiirnti. L»l io vorrei aurora trattenermi

«ili ma""iori : Spanzotti. Ferrari e Marrino. facendo

a loro proposito i nomi di Leonardo. Ialini e Man-

trpia: potrei ancora rirordarr i minori: (»iovenone.

Madonna in argento sballato - tee. X V (Duom o di Chieri)

Lanino e hornerio ed altri, ricercando in essi «piel-

I originalità che molto spesso nascondomi «otto un

derorativ i«nio di manirra: citare ancora il Ma«s«»n*

e certi anonimi che attraverso le scuole fraintese e

lomharda conducono, per particolari originali, l'artf

piemontese ad inquadrarci nel Kinascimento; mi

per le ragioni che ho "ià detto la«cio. per ora. li

parte ma""i«ire drlla rievorazionr alla visione com­

pleta della Mo«tra: promettendo di ritornare ancori

«nirar»omento che -i annuncia ricco di ulteriori

courlu«ioni. IVr ora basti aver «ommariameiite de­

lineato quella Iruta parabola rlir daH'anonima scul­

tura r decorazione polirà, di m i rimangono trarci

anche notevoli «ni colli «lei M«mferrato e nelle

\alli. con chiese e affre««-hi e icone, conduce pef

"radi non frett«do«i ma ben fondati. aM'affermt*

zitme imliv iduali'tira e«l autonoma «lei «emhi XV

II.

PIN O BAVI

nel campo tecnico l'ambiente ha la sua ùn­

ga. Almeno a "indicare a distanza di anni i

uree««ivi «viluppi «li un'iniziativa fin troppo audace

i tempi iu cui .«orse ma alla «piale il tempii ha

atn pienamente ragione.

^ i forino è il «*eiitr«» deH indu-tria nazionale delle

a serbatoio: è dalla nostra città che vendono

orniti i «piatirò «plinti s«* non i nove decimi delle

afiche italiane: è ancora es«a. malgrado le

Irizioni doganali l'abbiano resa e la stiano

sempre più difficile. a tener su l'esporta-

in «piesto settore.

ale

c«m se<iuenza.

si capisce, dell essersi

m u ­

la

a Torino, e utm altrove, l'iniziativa cui si

ereim ava.

con l'inizio una ventina d'anni fa. nel

■91'). di una fabbricazione nazionale e originale di

ali penne a serbatoio, e «iiiimli con l'aprirsi di altre

al»l»riche cittadine sulla scia della primogenita

1A urora » .

•lini buon seme «là i suoi frutti e. indicata la strada,

arai.im

magari i più scettici di ieri a imboccarla

I"|m>

con entusiasmo. Limitazione, esempio, minor

ia-lim. «latti che il pioniere ha aperto il cammino

l> pillila, ecco altri falltiri che

liai.uo

coiisoliilato

Ulra\«T«o «Ine decenni «piesto che. dei primati in-

lii'tiiali torinesi, è forse il meno conosciuto. Ma

’N die una penna a serbatoio ahhiaimi p«ituto se­

guirla pezzo per pezzo, parte per parte, dal "re»"io

bastoncino «li celluloide ai più fautasi«i«i e costosi

li|»i iiiatlreperlati. ren«lend«»ci conto «li «piale stimma

li la\«»ri micrometrici essa richieda, «li «piante mac-

liinr complesse siano necessarie nelle varie fasi

Iella «ua lavorazione, e di che speciali maestranze

"“r integrare «pielle macchine: «ira anche all'am-

»i«*nte. c«ime si diceva, dobbiamo rimnoscere «pial-

Dumpie cerchiaimi di vedere insieme «piante cure e

«pianti mezzi occorrano per costruirne una che fun­

zioni bene: e la conoscenza non potrebbe essere più

opp«irtuna e attuale dal momento che ancora

«ijijiì

le

marche straniere, cioè praticamente le americane,

seguitami a "imi"ere e. «pici che è pc"<:io. a essere

vendute iu Italia. Ma «ti «piesto ritorneremo ancora,

e min sarà mai trtippo. (guanto alla fahhrù'a che gen*

tilnieute ci è stato «‘«incesso di visitare, essa, «iltre

l'anzianità e

1

alto livello tecnico della sua produ­

zione. ha questa grande benemerenza: di avere

avuto, prima e unica fra tutte e vent anni fa. non

si dimentichi, il cora^i«i di darsi un nome chiara­

mente e prettamente italiani».

N o n fosse p e r a ltr o , il titillo e ra già da solo p iù che

«uffic ie n te a fa r c i d e s id e ra re d i v a rc a rn e p e r n o i e i

le tto r i la s«»|dia. F. n e s a rem o a n c o ra p iù s o d il^ fa tti

cosa, lu «piesto sens«i: che f«irse nessun altra t.

italiana era più indicata «li Torino, fervido vivaio

di "randi e piccole industrie meccaniche. a«l acco-

{iliere anche «piella «Ielle penne a serbatoio, veri

"ioielli di perfetta meccanica e di alla precisione.

Lppurc »‘lii ne fa caso? (ibi del pubblico conosce

pom più dell aspetto esterno di «piest«» strumento

«'he «irmai ci accompagna «hivumpie senza lasciarci

mai? Fili supporrebbe che in un certo senso una sti­

lografica è ancora più esibente e delicata di un «irò-

l«»"i«» perchè pu«'i risentire persino «Iella pressione

atmosferica? F poi un «ir«»hi"io fermo o anche rotto

in tasca è un infortunio ben circoscritto senza «Ianni

irreparabili: una penna che funziona male è una

traditrice in atto che spanderà sempre da qualche

parte, insidiandovi senza tregua e remissione Ri­

dere. vestiti, dita, fazzoletti...