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forse opera di grandissima e superba mole. Ma un obelisco non

può che essere un obelisco. Ben disegn ato, ben tagliato, ben for–

bito,

la

forma semplice ed elegante, l'altezza di giu sta proporzione,

a mio giudizio non differi sce dagli obelischi romani tanto vantati,

se non per l'antichità e la diversità del ma sso.

Certamente che si poteva innalzare un monumento di più insigne

opera. Ma forse non lo richiedeva

la

severa

maest à

del soggetto.

Se fu un bene che del fatto solenne e grande che decretava l'u-'

gu aglianza di tutti i cittadini innanzi i tribunali, si citasse l'epoca

e che delle popolazioni

plaudcnti

si registrassero i nomi, meglio

non potevasi altresì ete rn are il fausto avvenimento che con lo

scriverne,

sulla nuda pietra, modesto si, ma incancellabile ricordo.

Sul zoccolo di base dell'obelisco fur ono incise le seguenti iscri–

zioni :

Al sud:

AIJOLITO

DA LEGGE IX .\PRILE )IDCCC L

IL FOno ECCLESIASTICO

POPOLO E lIlU"I CIPIO

QUESTO )1O" mIE"TO l'OSERO

IY )IARZO MDCCCLIlI

Al noni:

L.\

LEGGE

k

UGU ALE PER TUTT I

IY )IARZO )!PCCCXLYIII

Con scritt ura in data

23

no vembre 1853

J

stampata negli atti

municipali di quell'a nn o, il mo numento fu dalla Commissione tra–

smesso in piena ed assoluta proprietà al Municipio di Torino.

.