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Non occorre ricordare quanto lunga e fiera battaglia destasse
questa proposta. A Corte eravi un partito assai autorevole che .
cercava di persuadere il Re a non permettere
la
presentazione
della legge e fu meravigliosa cosa che Re Vittorio stesse saldo e
si rifiutasse a dare un veto che portava all'abolizione dello Statuto.
Il clero ed i suoi partigiani in ogni modo procacciavano di far
pressione sugli animi e quando malgrado le opposizioni dei loro
campioni alla Camera, con Revel e Balbo a capi, videro perduta
la battaglia tanto eccedettero che non dubitarono ricorrere ad aperte
mmaccie.
Appoggiati ad una querimoniosa protesta del Papa presero in–
solito ardire: una coalizione di vescovi mandò acerba rimostranza
al Senato perchè rifiutasse la legge, preghiera al Re di
ritirarla,
Ma il Re lealissimo non si lasciò smuovere da questi banditori
di torbidi, profeti di rovine} minaccianti una rivoluzione. Si ricorse
alle censure ecclesiastiche} ad aperta ribellione; il Papa richiamò il
suo rappresentante e mandava nuove proteste, cui dignitosamente
rispondeva l'Azeglio che Re Vittorio una sola via intendeva bat–
tere: quella di operare con fede, con giustizia e lealtà.
Il Senato} malgrado le accanite opposizioni de' clericali} approvò
Ia legge: il re la promulgò: il popolo la festeggiò inneggiando a
chi con tanto coraggio aveala promossa e sostenuta. La legge del
9 aprile 185Ò abolì il foro ecclesiastico e segnò un trionfo del
Siccardi,
Il trabocco di queste ire e di queste minaccie ed il riflettere che
ne potevano nascere conseguenze gravissime fece sì che allorquando
si venne a trattare della presentazione della legge sul matrimonio
civile si andavano cercando temperamenti per non sollevare nuovi
clamori.
Il conte Siccardi, vedendo non poter avviar la bisogna sua se–
condo il proprio divisamento , nell'aprile del 185
l,
allegando ra–
gioni di malferma salute} rassegnava il portafogli e tornava all'uffizio
di vice-presidente della Corte di Cassazione.
I
suoi discorsi in Senato erano sempre attesi con impazienza ed
ascoltati con reverent e ammirazione: quelli pronunciati nella ses–
sione 1853-54, durante le discussioni sulla soppressione di comunità
religiose e di assegno ai parroci, rimarranno monumenti di mirabile
eloquenza e di profonda dottrina politica.
Iel 1855 fu nominato secondo vice-presidente dell'Alta Assem-