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sceva la rara perizia nel modellare cavalli, l'esecuzione del monu–

mento che egli desiderava innalzare alla memoria di suo fratello

il Duca di Genova, e che con veramente sovrana munificenza re–

galò poi alla sua diletta Torino.

Nel principio d'aprile 1862, la convenzione per l'eseguimento

dell'opera fu segnata fra lo scultore e il conte Nigra, ministro della

Casa Reale.

Nel giugno il Balzico si mise attorno al bozzetto, il quale fu

finito ed approvato dal Re nel novembre stesso anno.

Nel marzo 1863 l'artista cominciò a lavorare intorno al modello

definitivo colossale, e tutte le fatiche, i travagli, le difficoltà materiali,

tecnichee morali che dovette affrontare,sostenere e superare, può facil–

mente indovinare ciascuno che dia un'occhiata al bizzarro, com–

plicato, nuovissimo, audace movimento del gruppo composto. Prima

e gravissima difficoltà era fare giustamente, esattamente, artistica–

mente il cavallo che cade, che lotta colla morte, che sta per mo–

rire. L'artista disse al Re che questo egli non avrebbe potuto ri–

produrre senza osservarlo sul vero, e il Re gli concesse di sacri–

ficare alcuni dei cavalli delle regie scuderie in beneficio dell'arte.

Finalmente 1'8 febbraio 1867 il modello in gesso fu consegnato

alla fonderia Papi di Firenze, e al settembre 1870 la fusione era

compita.

Diverse circostanze ritardarono fino al 1877 il trasporto ed il

collocamento dell'opera sopra la piazza detta di Solferino in To–

rino; tutti ricordano l'odissea di quest' enorme carico, che non

potendo essere trasportato per ferrovia, dovette esserlo per le

strade ordinarie, non senza molte difficoltà e stenti egregiamente

superati dai bravi ferrovieri del Genio militare con le loro loco–

motive stradali.

Il

IO

giugno, con solenne cerimonia, che la presenza del Re

Vittorio Emanuele, del Principe ereditario con la gentilissima con–

sorte, rese solennissima, il monumento venne scoperto al pubblico.

È

il momento in cui al Duca di Genova cadeva morto il ca–

vallo alla battaglia di Novara, mentre egli più infervorato animava

i soldati alla lotta, che ci rappresenta l'opera del Balzico.

Il Duca, che nell'atto del comando sente mancarsi sotto il de–

striero, tira istintivamente la briglia per sostenerlo, ma nel mede–

simo istante libera il piede dalle staffe, spinge da una parte il

corpo e cerca equilibrarsi sul piede destro che già è colla punta