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·VI

PREFAZIONE

condotto con diligenza impari all' intelligenza, dal P. Abate Don Giu–

seppe Maria Carlevaris; il quale ora sotto il titolo di

B,:blioteca pat'J'Ìa

ed ora sotto l'altro di

Biblioteca Carlo Emanuella,

si trova manoscritto

in pi ù luoghi, ma spesso viziato da strani errori di copisti e, come dice

il sottotitolo, doveva offerire un

Indice copiosissimo di volumi tanto

stampati, quanto manoscritti, riguardant1: la Storia della Real Casa

di Savoia e la Storia geografica, polit/:ca e naturale dei di lei Stati.

Non giudichiamo il lavoro, ma lodiamo le intenzioni del buon reli–

gioso e ricordiamo che nel 1834 la H. Deputazione di Storia patria, in

tornata del 16 di cembre, su proposta del suo presidente Conte .Prospero

Balbo, desse incarico a Domenico Promis di

c(

rivedere ed ampliare il

«

Manuale di bibhog7'Clfia patria

del Carlevaris, e di fare quindi un

c(

rapporto sopra l'uso da farsene in vantaggio della Storia patria

n.

Non

credo che Domenico Promis abbia risposto compiutamente nll'invito, ma

fece ben più. E dell'opera sua voglio dire da solo, perchè la modestia

del mio amico Vincenzo Promi s mi farebbe tacere quanto è pur giusto

che si sappia.

Cioè che fra quanti furono recenti cultori e ricercatori di patrie me–

morie, Domen ico Promis è benemerentissimo per avere rivolto a tale

nobil e scopo ]e generose intenzioni del Principe. Egli ebbe ]a felice e

feconda idea di far accogliere quante più si potevano rinvenire patrie

memorie di libri, di codici, di documenti, di monete, di medaglie, di

rarità, di curiosità nelle stupende collezioni che con mente magnanima

e CQn larghi sussidi il Re Carlo Alberto voleva raccogliere e poi con

degna costanza iniziò, sussidiò, proseguì e predilesse.

Per quanto poi si riferisce al nostro argomento il Promis sin dalla gio–

ventù avea al.teso privatamente a radunare con perspicacia e costanza una

grande quantità di stampe sulln nostra storia. Trovavasi in anni che di poco

susseguivano a quelli infausti del dominio straniero quando frantumato

l'antico edificio della Monarchia tutte si erano spezzate e disprezzate le

vecchie tradizioni. Persino quella volgare e naturalissima del rispetto per

la suppellettile domestica. Cosicchè allora si buttarono sulla stadera o' fra

i cenci ricche libreri e radunate con amore da parecchie generazioni, e per

incartare sal acche si strappavano fogli da miscellanei di preziosità irre–

peribili. Questa barbarie privata unita a quella delle leggi di Francia di

negare libertà a coloro che volevano vivere da frati, recarono uno sperpero

ed una rovina incredibile nei documenti, specialmente stampati, di nostrn

storia. Inoltre accorrevano fra noi segllgi di buon fiuto, sguinzagliati dai

librai di Parigi, d'Olanda e di Londra, e qui, dove un libro comprato mni