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PREFAZIONE

VII

più usciva di casa, facevano caccie opime; vergognosissime per coloro che

vendevano cimelii con lesione enorme o li barattavano indecorosamente

con ninnoli di moda. Sorsero allora parecchi a sottrarre quanto più po–

tes~eI'O

spoglie dagli artigli mercanteschi o dal macero dei cenci e tra

essi erano solleciti ed avveduti Giuseppe Vernazza, Prospero Balbo, Lo–

dovico Costa, Costanzo Gazzera, Domen ico Promis e più tardi Celestino

Combetti ed Antonio Bosio.

Il Promis poi chiamato dal Principe a formargli una Biblioteca, con

molta semplicità, senza vantai'senB, anzi tacendo dispose addirittura nei

filari degli scaffali rC'gii tutte le sue preziose minutaglie, che ad esporle

adesso agli ardori ed alle cupidità dell'

Holel

Drouot

non basterebbe

pesarle con napoleoni d'oro. E questo fu il nucleo di quella raccolta

subalpina, ligure e sarda, che è incontestabilmente la più ricca che si

conosca. Quindi il Promis valendosi della vera influenza che godeva sul–

l'animo del Re, lo persuase a sacrifici non li evi, ma che oggidì si do–

vrebbero settuplicare e forse invano, per elevare queste regie collezioni

a quel grado di valore che tutti riconobbero

é

che, ·me lo lasci dire

l'amico Vincenzo, furono da lui, per la continuata protezione e generosità

di due Sovrani, recate alla perfezione e pienezza ch'oggi si ammira.

Quindi vero crea tore di questa

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storica

io proclamo, e

meco tutti riconosceranno, il valentissimo Domenico Promis.

Noi

lavo–

rammo, ma egli apprestò la materia, e questa senza i suoi sforzi sarebbe

divenuta cosi rara, così sparpagliata, così inaccessibile, così recondita che

forse mai più nissuno avrebbe potuto non che riunire, conoscere.

Erano già trascorsi parecchi anni dacchè per iscusare ozi famigliari,

e per nobile sollievo della mente io mi era dato con passione a ricerche

bibliografiche. Anche perchè, secondo un mio particolare giudizio, certi

studi si debbono inlmprendere in certe posizioni. E così in queste in–

gloriose, interminabili, pazientissime della bibliografia, oltre ad altre doti

vuolsi anche comodità e tempo ; ciò appunto che da troppi si sciupa in

infingardaggini e peggio. La Bibliografia italiana, specie la subalpi na, mi

attraeva colla voluttà delle minute scoperte lavorando in terreno quasi

vergine di colto. Cosicchè io da tempo svolgeva con passione e descri–

veva con diligenza le dovizie promisiane nella palatina, lavorando con

foga che allora poteva ancora dirsi giovanile.

Il valentuomo da due anni non era più, quando un bel mattino del

febbraio ., 876, e lo ricordo come se rivfldess i quei raggioni di sole

n-