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vano nelle principali gallerie, e non sono una

specialità come sono quelle regionali di questa

mostra. Per ciò perdonami se tacio di tutte

queste preziosità. Ma voglio fare un’eccezione

per la tavola di N. 68 , la « Madonna detta

« della Tenda, attribuita a

R

a f fae llo

San-

«

zio

»

, e proprietà del signor cav. Brunone

Daviso.

— Dunque non è di Raffaello; ossia è

dubbio.

— Ma! io so che fu presentata dal signor

Daviso come dipinto autentico e che la Com­

missione, per trattar tutti egualmente, mise

quel disgraziato aggettivo che ha fatto gri­

dar tutti. Ma il cavaliere mandò il giudizio

degli accademici di S. Luca, di Roma, giu­

dizio che assevera esser proprio questa tavola

quella

che ha fatto Raffaello.

— Proprio

quella?,

ma ne ha fatte anche

altre di queste Madonne della Tenda?

— Sicuro: cioè, se le ha fatte tutte Raf­

faello, non so, ma se ne conoscono tre. Una

è nella Pinacoteca Reale di Torino nella Sala

dei

C

a p i

d

opera

(!!!) (X III), sotto il N. 373.

Un’altra era all’Escuriale negli appartamenti

dei prelati, e nel 1808 Madame de Humboldt

la vide nell’appartamento del principe delle

Asturie. Di là poi spari, e pare che sia quella

che, comperata nel 1814 dal re Luigi di Ba— 227 —