mortajo da droghiere o da speziale, ma da
polverista, per pestarvi le materie componenti
la polvere. La forma a campana, con la sua
base sagomata, è molto elegante, e belle sono
le decorazioni di fogliami e di edicolette, con
cariatidi che sostengono la cornice e il fron
tespizio triangolare tagliato in mezzo, dentrovi,
in quella a sinistra la Madonna col Bambino
in braccio, in quella a destra S. Sebastiano.
Da’ lati sono due teste di drago che formano
i manichi, e presso alla bocca è la scritta:
SOLI DEO HONOR ET GLORIA. MICHAEL ANTONIVS
ALFACIVS A PODIVARINO ANNO DOMINI
1645.
In mezzo alle due edicolette è lo stemma degli
Alfacio (ora Alfacio-Grimaldi) che porta — di
rosso alla zampa d’orso d’oro armata di nero:
cimiero un orso nascente con spada nella
zampa destra, il tutto al naturale, col motto
v r s o m
n e
t e n t e s
—. Se l’Alfaciofu il commit
tente o il gettatore di questo bel mortajo non
saprei dirlo, ed a te importerà poco il saperlo;
perciò diamo un’occhiata al gruppo dei quattro
leoni di marmo bianco, opera non ispregevole
del secolo decimo settimo, che provvisoria
mente gli serve di base, e poi compiremo le
nostre osservazioni sopra altri oggetti non
meno pregevoli di quelli finora esaminati.
Guarda bene gli otto vasi da fiori, di bronzo,
trasportati qui dal giardino reale. Due, nelle