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MOTTI STORICI SABAUDI COMMENTATI ED ILLUSTRATI

- 1914-1932

l'invid ia al motto della divisa del Padre, attribuendo

la speranza sua al patrocinio delli Santi suoi protet­

tori Vittore e Beato Amedeo più tosto che alla forza

della spada e continuare per motto il verso di Lucano

che dice così:

Omnia dat qui justu negat. nec numina

desunt.

Questo mio pensiero conferiva con altre mo­

nete che si chiamavano

Amedei,

dove era impresso il

Beato Amedeo, e così non si faceva molta varietà e

da S. A. fu eletto per imprimerlo rifiutando tutte le

altre divise. Ma nella esecuzione il Presidente Came­

rale Cauda che aveva dato il consiglio di — cancel­

lare la memoria del Duca Carlo Emanuele, cancel­

landone tutte le monete del medemo— vedendo dinuovo

quel Beato Amedeo che quel Duca haveva impresso

nelle sue monete, trovò quella Chimera delle tre ban­

diere lasciando il motto ch'io aveva proposto

Nec

Numina desunt

e togliendo quel Santo, cosa che fu

biasimata ».

M A R IA C R IST IN A D I FR A N C IA

MOGLIE D I VITTORIO AMEDEO I

(t 1663)

1)

HINCVIRTUS MEA

-

Di qui la mia rirtù (sforza ).

(Fiorì di gigli e conocchia).

Nel primo anno della sua vedovanza e di reggenza

— 1638 — portava su un medaglione l'emblema della

conocchia contornato da tre gigli d'oro per dimo­

strare che una figlia di Enrico IV avrebbe saputo

degnamente ritrarre dalla sua alta stirpe la grazia e

la forza per governare, pur nella cerchia di una saggia

vita domestica, lo Stato Sabaudo ed accrescerlo di

prestigio in prò dei figli.

2) DEDUCET NOS AdRABILUER DEXTERA

TUA .

La tua destra ci guiderà a mirabili imprese

(D a v id e ,

Salmo 44).

(Vergine della Consolata col Bambino).

Sopra monete e sigilli del 1638 nel cui dritto la

Duchessa reggente è rappresentata col figlio Fran­

cesco Giacinto, morto nello stesso anno, lasciando a

succedergli il fratello Carlo Emanuele I I.

3)

PLUS DE FERMETÉ QUE DtCLAT! -

Più

consistenza che splendere!

(A llulivo «d alenili diamanti disposti sa an panzone).

Fatta segno durante la reggenza ai p artiti esterni

ed interni che degenerarono in Piemonte la guerra

civile, ebbe a lottare contemporaneamente e contro

la Spagna, nemica aperta, e contro la Francia, nemica

ancor piò temibile perchè mascherata e contro i co*

guati. D i fronte a tanta •ventura, provvide con ardi­

mento virile e con scaltrezza femminile a tutte le più

difficili emergenae, conservare al figlio Carlo Em a­

nuele I I il retaggio paterno e l'indipendenza dello

Stato, resistere alle imposiaaoni dei cognati, Principe

Tommaso e Cardinal Maurizio, • rin tan a le l'arro­

ganza minacciosa del Richelieu, sebbene fosse g ii

nelle sue mani a Grenoble; ed infine mettere in salvo

il pupillo per collocarlo, a suo tempo, sul trono. È noto

in fatti come Carlo Emanuele I I per esclusiva virtù

della madre sia sfuggito ai lacci segretamente tesigli

dallo zio Tommaso, e come attraverso una peregrina­

zione nei Castelli di R ivo li, di Front e di Agliè, sia

entrato in Ivrea, roccaforte del Principe Tommaso,

ed iv i, all'età di quattordici anni, farsi proclamare,

dalla guarnigione, maggiorenne e Duca di Savoja.

CARLO EM A N U E L E

II

(1634-1675).

1) IUSTUM DEDUXIT PER VIAS RECTAS

(

Sapient

., 10, 10) -

Dio condusse il giusto /ter le vie rette.

(Medaglione con ritratti e con la Vergine e il Bambino).

Angosciosi furono gli anni

in fan tili di questo Duca, poiché

cresciuto fra le lacrime della

madre e costretto quindi a stac­

carsi da lei per sfuggire alle

insidie del Cardinale di Riche­

lieu. Nel medaglione

è

ritratto

con la Madre Madama Reale,

reggente dello Stato,mentre tro-

vavansi entrambi di residenza a

Fossano, essendo la capitale —

Torino — ancor nelle mani dei

Francesi. Il motto biblico fu

ancor ripetuto su monete.

2)

IN DEO FACIEMUS VIRTUTEM

(D avide,

Salmo 59, 14) -

Riporremo la nostra potenza nel Signore.

(Lire con il SS. Sudario).

« Temendosi un nuovo attacco di Torino il 23 aprile

1639, Maria Cristina inviò alla Camera un suo biglietto

nel quale così esprimevasi: “ La determinazione che

abbiamo fatto di assistere con la propria persona «II»

difesa di questa città in servizio del Signor Duca mio

figliolo amatissimo et in beneficio de li sui popoli ci

ha parimenti mossa a valerci parte de li nostri argenti

et farli somministrare alla zecca per soccorrere a quei

bisogni che saranno necessari in quest'attacco del ne­

mico, mentre non possiamo essere soccorsa dai soliti

tribu ti dello Stato; ordino p e ra i una emissione di

lire, con da un canto l’impresa del Santissimo Sodano

et col motto

Im Dm faciemus rirtutem,

et dall’altro

Parme nostra col nome di S.

A.

R . il mio figliolo et

di Noi Reggente... ” » (Pbom is, Ma

mete,

I, 268).

.

3)

ITERUM BONA NUMINA JUNGUNT .

N -

reilmmente gli

i t i

propizi (Iddio) cotigimmgona

(sott.:

due spoti).

Medaglioni d’aro e d’argento coniati nel 1665,

quando il Dnea, vedovo in prime none di Francesca

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