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MOTTI STORICI SABAUDI COMMENTATI ED ILLUSTRATI

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1914-1932

dea dei fiori, ed attorno alla aala entro a nove spiragli,

altrettante figure di Amori, caduno dei quali portava

un oggetto simbolico relativo al color verde ed espri­

menti il dolore del Principe con analoghi motti in

diverse lingue e cioè: Amore che deposto Parco e le

freccie, sta contemplando un fiore di primavera, col

motto

Printemps, peu de temps;

Amore che appressa

gli sguardi a tende di color verde, col motto

Tout

m'est veri;

Amore portante in una gabbia di vim ini

una verde calandra:

Contraint et contenti

Amore in

atto di contemplare un ramo di corallo:

Nel pianto

sol son vivo;

Amore che porta in mano una candela

prossima ad estinguersi:

Giunge al verde alla fine ogni

bel lume

; Amore che tiene una pianta di semprevivo:

Non mitiga il mio ardor la semprevivo

; Amore, teso

l'arco, sta in atto di colpire un bersaglio non bianco

ma verde:

M i bianco es verde;

Amore che contempla

il colore glaciale dello smeraldo:

En lo invierna, el

verana

; Amore tenente fra le mani un verde ramarro:

Virar sine viru.

Nella volta della seconda sala, le cui pareti furono

pur tutte decorate di verde, si vedeva dipinta la ninfa

Dori, figlia delTOceano e di Teti, vestita di verde e

circondata dalle Nereidi. Pittore delle figure fu An­

tonio Fea; del pergolato e degli a ltri ornamenti. Se­

condo Grattapaglia.

In pochi giorni, il Duca aveva perduto non soltanto

la Sposa, ma anche la propria madre, Cristina di

Francia, il 27 dicembre 1663. Questa grande P rin ci­

pessa, morendo, ordinò al figlio che delle sue gioie,

ch'eran molte e di gran valore, si istituisse un fidecom-

misso, acciò sempre appartenessero alla Corona; ed in

obbedienza ai materni voleri il Duca destinò tosto per

custodire quelle gioie, una delle cellette del nuovo

Pa lano Reale — dove ora trovasi il

Pregadio

di Re

Carlo Alberto — posta dietro le alcove della stanza

di Annibaie; v i fece eseguire lavori per rendere il

luogo più sicuro, ed alle ricche decorazioni volle si

aggiungessero dei dipinti analoghi alla nuova desti­

nazione, consistenti specialmente in diverse meda­

gliette, dove erano, sotto figure di ninfe e con motti

in diverse lingue allusivi, simboleggiate le più notevoli

gemme del regno minerale. Stava perciò nel mezzo

il diamante col motto

Je blesse tous et nul me blesse;

e sulle figure attorno leggevansi, al rubino:

Sembra

H ghiaccio e il fuoca in seno asconde;

allo smeraldo:

Lo Edad no mengua el verde

; a ll’ambra:

Non ha molta

befana eppure attrae;

alla perla:

Sin urùfiùo hermasa;

allo zaffiro:

Toujour serein;

alla turchese:

Non ha di

Jura altra A » il nome;

ed il Thesauro che dettò ta li

motti, chiamò questo elegantissimo stanzino col nome

di

praetiotorum cella

(R o v e r e ,

Palazzo Reale di Tarino,

tip. Ered i Botta, Torino, 1858).

« Nella sala d'udienza, il soffitto scolpito in legno

da Bartolomeo Botto ed il fregio da Quirico Castelli

su disegno di Carlo Morello (1662-63) contengono venti

quadretti dipinti ad olio da Gian Luigi Tuffo e da

Gian Battista Grattapaglia, rappresentanti simboli di

amore e di fedeltà coniugale ispirati dallo stesso Carlo

Emanuele I I , al Thesauro che li compilò:

I. Due ancore col motto

Non rabies minaeque

ponti,

Non ci scuotono la rabbia e le minaccie del mare;

3.

Due alcioni sulTonde:

Mira quies pelagi.

Mi­

rabile è la quiete del mare; allusiva alla pace matri­

moniale;

5. I l nodo gordiano:

Sola mors solvere possit,

Possa scioglierlo soltanto la morte;

6. Due cetre:

Concordi concors.

Concorde col

concorde; per l'accordo musicalmente perfetto tra gli

sposi;

8.

Due soli in cielo:

Alter et idem,

È un altro

ed è il medesimo;

10.

Due palme bendate con una fascia:

Arcano

foedere,

In arcana alleanza (la reciproca promessa di

fedeltà);

II.- Una fenice con due teste:

Felix et sacer

annus,

E tà felice e sacra (quale eloquente augurio!);

13. Un arboscello con due tortore:

De millibus

unam.

Unica fra m ille; ad indicare il felice incontro

dei due sposi;

15. Un serpente con due teste:

Duo non duo.

Due in uno;

16. Due fragili barche, unite insieme, in mezzo

ai flu tti:

Non dirimit fortuna fidem.

La sorte non

iscuote la fedeltà;

18. Castore e Polluce sulle antenne di un vascello:

Sociatam salutem,

Accomunammo la sorte:

20. Una pianta di girasole a confronto del sole:

Sol *oli.

Il sole si rivolge al sole.

« I quadretti n. 2, 4, 7, 9,12, 14, 17 rappresentano

figure enigmatiche con attributi di sovranità fram­

misti a cuori, a 8*8^*» a lettere iniziali dei nomi di

Carlo Emanuele I I e Francesca d’Oriéans-Valois, in­

tercalate dal motto

Fert.

« La camera dell'alcova trasformata poi sotto Carlo

Alberto in sala del Consiglio dei M inistri, si adornò

nel soffitto di un grande dipinto, opera del fiammingo

Giovanni M iei, con la figurazione del

Sogna di Annibaie.

L'eroe cartaginese riposa nel sonno in mezzo ad armi

ed armati, quando Marte lo risveglia col seguente

motto:

Genius qua ducit eundum!

Va dove il tuo genio

ti conduce! Motto che è tutto un programma per un

Sovrano ambizioso di consolidare ed allargare i proprii

Sta ti»

(R o v k « e ,

op. cit.,

pag. 121).

(C

m

U

hm

)

RICCARDO A . M A R IN I

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